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Lucattini (Spi): “Come aiutare i bambini ucraini dopo un anno di guerra”

L’intervista di Interris.it alla psichiatra e psicanalista Adelia Lucattini sugli effetti della guerra sulla salute mentale dei bambini ucraini

L’Unicef lancia l’allarme per la salute mentale dei bambini ucraini, dopo un anno di guerra vissuto con la paura e con il dolore di un tempo della loro vita che gli è stato strappato via con la violenza delle armi. “I bambini in Ucraina hanno vissuto un anno di orrore,” ha dichiarato il direttore generale del Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia Catherine Russell. “Milioni di bambini vanno a dormire al freddo, spaventati, e si svegliano sperando che questo conflitto brutale sia finito. Sono stati uccisi e feriti bambini e molti hanno perso genitori, fratelli, sorelle, case, scuole, parco giochi. Nessun bambino dovrebbe mai subire questo genere di sofferenze”. “I bambini che si vedono distrutta la casa e la famiglia smembrata, che hanno freddo e non hanno cibo per sfamarsi, che non possono più andare a scuola e hanno capito che la guerra durerà ancora, hanno perso la speranza”, spiega a Interris.it nell’intervista che segue la psichiatra e psicanalista Adelia Lucattini, membro della Società psicoanalitica italiana (Spi), “e la perdita della speranza è la più grande forma di trauma che ci possa essere”.

Povertà e istruzione

La catastrofe della guerra si è abbattuta sulle giovani vite di quasi otto milioni di bambini, di cui un milione e mezzo circa a rischio di depressione, ansia, disordini da stress post traumatico e altri problemi di salute mentale, portandogli via in molti casi i loro amici, i parenti, i compagni di scuola e gli insegnanti, ma anche la sicurezza, il riparo e il ristoro di un tetto sopra la testa e di un pasto caldo, così come lo spazio e il tempo per il gioco, elemento fondamentale per lo sviluppo psicofisico dei più piccoli. Insieme ai bombardamenti e alla distruzione di città e infrastrutture, oltre al freddo e alla scarsità di cibo si vanno ad aggiungere l’aumento della povertà e la perdita dell’istruzione. Secondo un’analisi dell’Unicef, la percentuale di bambini che vivono in povertà è quasi raddoppiata dal 43% all’82%. Mentre sono circa cinque milioni, sempre secondo il Fondo Onu per l’infanzia, i bambini ucraini che non hanno più accesso all’istruzione a causa della guerra, dopo le difficoltà già incontrate durante la pandemia.

L’intervista

L’allarme di Unicef è per la salute mentale di 1,5 milioni di bambini ucraini a rischio depressione, disordini da Stress post traumatico e altri problemi. Quali effetti ha la guerra sulle psiche dei più piccoli?

“Dopo un anno di conflitto un milione e mezzo di bambini sta male perché si vede distrutta la casa e in molti casi assiste anche a quello che chiamo lo ‘smembramento’ delle famiglie, cioè i componenti del nucleo famigliare si separano, aggravato dal fatto che i loro genitori cominciano a manifestare gli stessi tipi di disturbi. I bambini hanno come riferimenti i genitori, i nonni, i fratelli, gli zii, che sono la loro ‘casa interna’ e li fanno sentire al sicuro. In caso di perdita materiale, come non avere più un’abitazione, e di separazione perché alcuni componenti del nucleo sono sfollati interni o rifugiati all’estero, mentre i parenti anziani non si possono allontanare, e in assenza di comunicazioni, i più piccoli vivono angosce violente. I bambini non sono pronti a non avere più alcun contatto, neppure online, soprattutto in un mondo fortemente interconnesso come quello di oggi, con il padre o i fratelli che magari sono rimasti in patria a combattere, con i loro amichetti o anche con gli insegnanti. I disturbi da Stress post traumatico hanno una fase acuta che dura sei mesi, ma se il trauma si ripete a causa dei continui spostamenti e della perdita dei contatti, per i bambini il trauma si rinnova. E’ come se ogni volta i ponti con un mondo nuovo, con una nuova dimensione, venissero tagliati. Col protrarsi di queste situazioni terribili, ì bambini si perdono, si deprimono, si ammalano anche fisicamente perché non hanno la tenuta emotiva degli adulti”.

Secondo un’analisi del Fondo Onu per l’infanzia, la percentuale di bambini che vivono in povertà in Ucraina è quasi raddoppiata. Cosa significa vivere i povertà, per i più piccoli e vulnerabili?

“Già prima della guerra l’Ucraina era un Paese con un alto tasso di povertà, ma ora non possono permettersi più né il cibo né il riscaldamento, questo mette a repentaglio la sopravvivenza stessa di questi bambini, perché sono più fragili e hanno minori difese psicofisiche. I bambini che hanno freddo, che non hanno cibo, che non modo di andare a scuola né possono giocare, che si trovano con le proprie famiglie separate, che hanno capito che la guerra durerà e alcuni di loro non torneranno a casa, perdono la speranza. La perdita della speranza è la più grande forma di trauma che ci possa essere”.

La guerra nega anche il diritto all’istruzione. In questo anno, oltre cinque milioni di bambini non hanno più potuto apprendere, studiare, frequentare i loro compagni di classe seduti sui banchi di scuola. Cosa significa questo per la loro salute mentale e la loro vita?

“La scuola salva perché è il luogo dove i bambini entrano in contatto con i loro pari età e con gli adulti che sono figure genitoriali sostitutive e persone di riferimento. Circa due milioni di giovani e giovanissimi ucraini seguivano le lezioni online per via della pandemia, poi con la distruzione portata dalla guerra, senza più energia elettrica e quindi Internet hanno perso i contatti con gli insegnanti e i compagni di classe. A loro se ne sono aggiunti altri tre milioni, così oggi abbiamo cinque milioni di bambini che non hanno accesso ad alcun tipo di istruzione né hanno modi per contattare altri bambini o i loro insegnanti. Inoltre, ci sono coloro che non possono veder certificata la loro istruzione perché non c’è una rete scolastica sufficiente, in cui sostenere gli esami a fronte di una preparazione privata, così anche in futuro purtroppo non potranno proseguire gli studi”.

Come si possono aiutare questi bambini?

“Gli psicologi ucraini emigrati all’estero aiutano i loro connazionali e c’è anche tanto privato sociale, come anche le reti religiose, che si spendono, ma occorrono misure di prevenzione a tappeto nel loro Paese. Si parla poco degli aiuti come le matite, i vestiti, i giocattoli. Il gioco è la via maestra per crescere sani e l’istruzione non è solo una serie di apprendimenti ma anche un organizzatore per la mente che aiuta a non pensare alla guerra, a scoprire e conoscere nuovi mondi. Bisogna strappare questi bambini alla povertà, soddisfare i loro bisogno di base e farli sentire amati.  Se venissero messe in atto queste cose basilari, si potrebbe tamponare l’emergenza e costruire il un futuro per questi bambini, altrimenti avremmo una generazione una parte dovrà convivere con i propri piccoli traumi e un’altra parte dovrà per tutta la vita affrontare, convivere o curare i grandi traumi”.

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