Lucattini: “Salute mentale, l’importanza di chiedere aiuto: nessuno si salva da solo”

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La salute mentale è un diritto universale. E’ questo il tema dell’edizione di quest’anno della Giornata mondiale della salute mentale. Il benessere emotivo, psicologico e sociale negli ultimi anni, soprattutto dallo scoppio della pandemia di Coronavirus, ha acquisito sempre maggior spazio anche nel dibattito pubblico, insieme alla crisi ambientale – e in qualche modo i due sembrano incontrarsi nell’ecoansia – anche grazie alla richiesta di aiuto da parte di giovani e giovanissimi, a livello mondiale.

Alcuni dati

Ricordare che la salute mentale è un diritto è necessario per portare l’attenzione di tutti, organismi internazionali, istituzioni nazionali e società civile, su quelle situazioni e condizioni in questo non viene rispettato. Si tratta di un problema trasversale e globale. Secondo dati dell’Unicef, l’agenzia per l’infanzia delle Nazioni unite, nel mondo un adolescente su sette soffre di disturbi legati alla salute mentale. Un altro capitolo è quello dello stress lavoro-correlato: l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro stima che al 2022 per il 44% dei lavoratori questa condizione sia dovuta all’aumento dell’impegno per via della pandemia e quasi uno due dichiarerebbe di essere esposto a un sovraccarico di lavoro e a forte pressione. Nel nostro Paese aumentano il disagio e i pensieri suicidari, secondo i dati di Telefono amico Italia. Secondo il servizio di volontariato di ascolto telefonico, nella prima metà del 2023 le richieste di aiuto ricevuto sono state più di 3.700, con un incremento del 37% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Il 12% delle segnalazioni è arrivato da minori di 19 anni.

Intervista

Per l’occasione Interris.it ha intervistato Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista, membro della Società psicoanalitica italiana (Spi).

Perché la salute mentale è un diritto?

 “In Italia è un diritto sancito dalla Costituzione italiana con l’articolo 32: ‘La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti’. A livello internazionale c’è stata una estensione del concetto di salute mentale nel diritto universale, nel 1966 fu adottato il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Icescr), che all’articolo 12 recitava: ‘Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ognuno al godimento del più alto livello raggiungibile di salute fisica e mentale’. Il livello attuale di disagio e la sensibilità che si è sviluppata negli ultimi cinquant’anni su questo tema, ha fatto si che il benessere psicologico sia considerato un elemento fondamentale per la salute, anche fisica, delle persone. Ciò ha fatto sì che si di volta in volta messe siano in atto le azioni necessarie allo scopo. La pandemia ha messo in forte crisi la salute mentale a livello mondiale e ha messo in evidenza come questo diritto non sia del tutto garantito. Prima c’erano dei focolai di malessere psicologico, ad esempio nei contesti segnati da guerre o calamità naturali, poi il ‘colpo’ del Coronavirus ha messo in difficoltà anche i sistemi sanitari nazionali ben attrezzati con specialisti, psichiatri, psicologi e psicoanalisti. Questo evento ha pure aiutato a rendersi conto che ci sono Paesi con pochi professionisti oppure dove la psichiatria non è pubblica e alcune aree sono persino scoperte. Come parametro per la valutazione dei servizi sanitari dedicati alla salute mentale, è stato utilizzato il numero posti letto: il Nord Europa affianca ospedali psichiatrici con molti posti letto a servizi territoriali, mentre l’Italia ha storicamente una buona offerta di cure erogate dai servizi territoriali ed un numero minore di posti letto, sono modelli diversi. Il messaggio dell’Organizzazione mondiale della sanità di quest’anno ha anche lo scopo di contrastare lo stigma, la preoccupazione dei pazienti e dei loro familiari dell’etichetta di ‘folli’ o ‘pazzi’, che porta all’isolamento, all’esclusione, alla ghettizzate e fa sì che non si rivolgano tempestivamente a uno specialista. Far sapere che la salute mentale è un diritto universale, è importante, perché sensibilizza, fa sentire in diritto di curarsi, allontana la vergogna”.

Quali sono i disturbi della salute mentale?

“E’ uno spettro molto ampio che va dai disturbi ansioso-depressivi alla schizofrenia, comprende disagi che vanno dall’ansia semplice e dall’insonnia fino alla depressione maggiore, dai disturbi dello spettro bipolare alle sindromi schizofreniche. Chi ha attacchi di panico soffre molto ma può comunque guarire con la psicoterapia, associando o meni i farmaci, mentre i pazienti cui viene diagnosticata una depressione maggiore hanno necessità di un trattamento psicoanalitico intensivo e di assumere con regolarità medicinali antidepressivi. Nella cura di tutti i disturbi mentali è utile poter far ricorso alle proprie risorse interne, il desiderio e la vitalità, piuttosto che un mero esercizio di pura volontà, perché quest’ultima fa appello ad aspetti razionali, normativi, superegoici, talvolta persecutori, della nostra mente che ‘possono’ schiacciare anziché alimentare e sostenere le emozioni. E’ importante inoltre chiedere aiuto, perché nessuno si salva da solo”.

I disturbi della salute mentale, insieme al cambiamento climatico, sono una delle “emergenze” del terzo millennio?

“Si, attualmente il suicidio è la prima causa di morte tra gli adolescenti. Addirittura nell’ultimo decennio è salito il tasso di suicidi tra i minori sotto gli 11 anni che si trovano in situazione di abbandono, soli, senza familiari, in campi profughi dove subiscono traumi, abusi e violenze. Scelgono di sottrarsi così a queste esperienze dolorose, insostenibili per la loro mente”.

Ci può fare un quadro della salute mentale degli italiani?

“Al 2020 il Sistema informativo per salute mentale italiano contava oltre 730mila persone con disturbi psichiatrici in cura, il 53% dei quali donne. Valutando l’incidenza di queste malattie a livello mondiale e che questi numeri crescono o scendono in base all’aumentare o al diminuire della popolazione complessiva, è una stima che fotografa il fenomeno. I nostri servizi sanno dare buone risposte alle esigenze di chi soffre di disturbi psicologici e malattie mentali. Negli ultimi trent’anni sono stati capaci di intercettarli preventivamente e di far sì che le cure cominciassero anche prima degli episodi acuti, hanno prevenuto il loro ripetersi e modulato gli aggravamenti. Inoltre da circa un decennio i servizi psichiatrici hanno anche una mission specifica per i giovani e per chi ha disturbi gravi, come quelli borderline, dello spettro schizofrenico o bipolare”.

Negli ultimi due-tre anni si è parlato molto della salute mentale dei giovani e giovanissimi. Il lockdown e l’isolamento durante la pandemia, le challenge che circolano sui social, la diffusione del cosiddetto poliabuso, cioè il consumo simultaneo di più sostanze. Come stanno i ragazzi italiani?

“Viviamo in una società molto competitiva e in contesti molto stressanti, in cui sono richiesti ritmi molto alti. Tra gli adolescenti c’è un aumento della competizione in ambito scolastico, così come nelle attività sportive o in quelle musicali, e i social propongono modelli di ‘vincenti’ a tutti i costi. C’è un continuo stimolo ad arrivare al massimo delle proprie possibilità, ad alzare continuamente l’asticella, una spinta irragionevole al successo che diventa un elemento logorante. L’aumento del disagio giovanile, di solito ha una matrice depressiva, se non trova una risposta terapeutica sfocia con facilità nell’ abuso alcolico e nell’uso di altre sostanze stupefacenti quali droghe dissociative e allucinogene come cannabis, ormai endemica, chetamina e psilocibina; droghe stimolanti come cocaina o metanfetamine; droghe sedative oppiacei come eroina, morfina, e farmaci oppiodi come fentanyl. Queste sostanze tossiche danno un’illusoria sensazione di benessere ma causano malattie mentali e dipendenza, malattie fisiche e la morte. Ai ragazzi e ai giovani servono buone relazioni: a scuola, in parrocchia, nello sport e in tutti i luoghi che frequentano. Detto questo, gli adolescenti dopo la pandemia hanno saputo chiedere aiuto agli specialisti, psicoanalisti privati o ai servizi territoriali per la salute mentale, con le cure i disturbi emotivi diminuiscono e poi scompaiono. L’ecoansia, se non si trasforma in una fobia, è un sentimento che andrebbe conosciuto meglio, per farlo diventare un motore per il cambiamento”.

Nel 2019, secondo Eurostat, a fronte di una media europea di 73 posti letto in psichiatria ogni 100mila abitanti, l’Italia ne aveva 8. Quali servizi abbiamo per garantire la salute mentale?

“Nel nostro Paese si contano pochi posti letto perché la rete dei servizi territoriali intercettava e curava le persone negli ambulatori, nei day hospital territoriali e a domicilio, con le terapie individuali, familiari e di gruppo. Alcuni anni fa è stata riformata l’emergenza psichiatrica che, da problema sanitario, è diventato un problema di ordine pubblico, con una conseguente riduzione dei trattamenti domiciliari. Successivamente, è stato previsto ex lege un nuovo assetto territoriale a partire dall’1° gennaio, con una rete di case di comunità, che però non è ancora a regime poiché manca il personale medico e infermieristico, in quanto a seguito del Patto di stabilità (L 191/09), le assunzioni di personale sono state bloccate dal 2010 al livello di spesa del 2004 meno l’1,4%, con la conseguenza che tra il 2009 e il 2024 si sono perse 67 mila unità di personale (di cui 29 mila medici e 38 mila tra infermieri e altri sanitari. La riforma dei servizi del territorio va applicata urgentemente, altrimenti chi sta male continuerà a soffrire, insieme ai propri familiari, tra le mura domestiche”.

Lorenzo Cipolla: