La “magia” di vedere un film al cinema risiede anche nel buio della sala, quella dimensione in cui chiunque – bambino, ragazzo, adulto, anziano – si apre all’imprevisto, alla sorpresa, alle emozioni. Negli ultimi anni però, l’avvento delle piattaforme che portano i più nuovi e diffusi contenuti audiovisivi nelle case delle persone, spesso proprio nelle camere (basta avere uno smartphone), ha fatto sì che al grande schermo si preferisse il piccolo schermo, come quello del televisore o del computer, quando non quello “piccolissimo”, del cellulare. Con la pandemia di Coronavirus e le conseguente chiusure e limitazioni, il mondo delle sale cinematografiche non ha avuto certo vita facile, mentre nel frattempo molte persone – vuoi per comodità, vuoi per evitare di frequentare posti affollati – hanno cominciato a guardare i film e i generale i prodotti d’intrattenimento in streaming sulle principali piattaforme. In questi due anni segnati dal Covid, anche per questa componente del settore cinema sono stati previsti dei ristori. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono i 25 milioni stanziati dal ministro della Cultura Dario Franceschini lo scorso 6 marzo. “Il settore del cinema e dell’audiovisivo va sostenuto nella sua intera filiera, dalla produzione alla distribuzione sino alle sale cinematografiche, come previsto da questo nuovo provvedimento”, ha commentato in proposito il titolare del dicastero di via del Collegio romano. Tali risorse sono destinate ai soggetti beneficiari, proporzionalmente ai mancati incassi derivanti dalla vendita di biglietti nel periodo dal 1° novembre 2021 al 31 gennaio 2022 rispetto al periodo 1° novembre 2019 al 31 gennaio 2020, e possono accedervi i gestori di sale cinematografiche che hanno
tenuto aperto per almeno il 25% dei giorni compresi tra il 1° novembre 2021 e il 31 gennaio 2022 e in regola con il versamento dei contributi previdenziali. Nel caso in cui – si legge sul sito dell’Associazione nazionale esercenti cinema (Anec), ente a cui sono associati circa 3.500 “schermi” in tutta Italia – la sala cinematografica non abbia avuto incassi da vendita di biglietti nel periodo dal 1° dicembre 2019 al 31 gennaio 2020, il parametro di riferimento è costituito dalla media dei mancati incassi delle sale cinematografiche aventi pari numero di schermi. “Non dobbiamo perdere questi presidi”, dice a Interris.it il presidente nazionale di Anec Mario Lorini, “le sale sono luci accese nei quartieri, luoghi di aggregazione, con una funzione, sociale, aggregativa e industriale”.
L’intervista
Presidente, quali sono stati, precisamente, i periodi di chiusura delle sale cinematografiche?
“A fine febbraio del 2020 si sono avute le prime chiusure in Lombardia e in Friuli, e dal 7 marzo è arrivata la chiusura totale, che si è protratta fino al 15 giugno di quell’anno. Pochi mesi dopo, un altro periodo di chiusure dal 26 ottobre 2020 fino ad aprile 2021, con la riapertura il 26 aprile. Le sale sono luoghi di aggregazione e nel periodo pandemico hanno subito danni importanti, anche per la situazione costante di diffidenza verso i luoghi chiusi, e le presenze non sono mai tornate a numeri eccezionali. Ma i cinema si sono poi dimostrati dei luoghi sicuri, grazie all’osservanza assoluta delle regole – l’utilizzo della mascherina, il tracciamento, il divieto di consumare cibi e bevande fino al 10 marzo scorso. Non si è mai avuta notizia di cluster di contagi nati dalle sale”.
Dall’inizio della pandemia fino ad oggi, quanto è stato stanziato per i ristori al vostro comparto?
“Il Ministero della Cultura ha ottenuto dal governo delle risorse per il Fondo di emergenza per lo spettacolo, 175 milioni complessivi atti a coprire una parte delle parte delle perdite del box office. Di questi, 20 sono statu ‘stornati’ da un altro fondo, destinato agli interventi di ammodernamento e di costruzione di nuove sale presenti nel Piano straordinario sale. Sono stati inoltre stanziati 12 milioni per le arene nei periodi estivi. Questi contributi hanno consentito la tenuta del settore, perché dobbiamo ricordare che ‘andare in sala’ è momento fondamentale per l’industria del cinema, che è anche economica. I film, dal blockbuster al film d’autore, hanno bisogno di questa fetta di mercato. Altre misure sono state l’attivazione della cassa integrazione, il sostegno gli affitti e la mitigazione del costo dell’Imu”.
Quali sono gli attuali numeri del settore?
“Sono ancora oggi negativi, mentre il 2019 con un +14,5% di presenze era stato uno degli anni migliori. L’Italia è l’unico Paese tornato a non avere numeri positivi, dopo lo choc del 2020 e il 2021 che ha registrato un lieve peggioramento sull’anno precedente. La ripresa è ancora lenta e numeri non ci danno sensazione che il 2022 sia l’anno della ‘svolta’. Per la sostenibilità del mercato la soglia è sui 100 milioni, per quest’anno forse saremo sui 40-45”.
Quali sono i “nodi” principali da sciogliere nel vostro settore?
“Non bisogna ingaggiare una battaglia con il piccolo schermo, con lo streaming, bensì trovare una convivenza tra le due esperienze di visione, che rimangono diverse. Serve una misura di salvaguardia, per esempio, sul tema delle ‘finestre’ tra l’uscita del film in sala e poi sulle piattaforme. Il governo italiano prevede per i film italiani un periodo di esclusiva per le sale di 105 giorni, poi a causa della pandemia questa finestra è stata ridotta a un mese dall’aprile scorso. Ci sarà ritorno a finestra esclusiva più lunga, ma deve riguardare anche i film internazionali. Inoltre, nel momento in cui si decide una road map sull’allentamento delle misure, vogliamo essere considerati al pari degli altri attori economici”.
Cos’altro proponente?
“Una fortissima campagna pubblicitaria per il ritorno in sala, come delle agevolazioni per determinate categorie, e per affrontare il periodo estivo, un momento sempre difficile per le sale. L’intera filiera, dai produttori ai distributori agli esercenti, deve progettare un mercato con la miglior offerta possibile per tutto l’anno, con una distribuzione omogenea e un’offerta diversificata e costante. Il ritorno al cinema è come il cibo, l’appetito vien mangiando. C’è ancora voglia di vedere film al cinema, di questa immersione, di questo “abbandono” in cui lasciarsi prendere dall’esperienza e dalle emozioni”.