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L’ordine di Malta in campo per i terromotati delle Marche nel giorno di Natale, per non dimenticare

Continua l'opera di servizio della Delegazione Marche Nord dell'Ordine di Malta. Anche nel periodo natalizio non manca il sostegno ai territori terremotati

Sono passati ormai quattro anni dal terribile terremoto del 2016 che ha sconvolto il centro
Italia. Territori profondamente colpiti e comunità sconvolte da un tragico evento che ancora oggi lascia ferite profondissime. Proprio con l’intenzione di continuare a stare vicino a quelle
popolazioni la Delegazione Marche Nord dell’Ordine di Malta si è attivata per offrire il proprio contributo. “La situazione oggi nelle Marche è terribile. La ricostruzione procede a ritmi lentissimi per problemi di bilancio interni allo stato e abbiamo tante persone che sono ancora negli alberghi. Sono andate via quattro anni fa dalle proprie abitazioni, alcune crolate, altre ancora non agibili e tutt’oggi non vi hanno fatto ancora ritorno”. Sono le parole di Francesco Costa, delegato ad interim dell’Ordine dei Cavalieri di Malta per le Marche del Nord

Nell’audio la riflessione di Don Andrea Simone, cappellano dell’Ordine dei cavalieri di Malta per le Marche del Nord, sulla situazione nelle Marche post terremoto

Il pranzo di Natale

“Il 25 dicembre offriremo il pranzo di Natale. Grazie all’aiuto di un servizio di asporto organizzato da ristoranti locali, riusciremo ad arrivare nelle case di oltre 150 abitanti, ancora alloggiati in alcuni villaggi temporanei di Camerino, Visso ed Ussita – continua Costa -. Questa famiglie ci sono state segnalate dai parroci di quei territori ed in maniere speciale di Mons. Massara, vescovo di Camerino. Un gesto semplice ma indispensabile anche per dimostrare vicinanza alle diverse situazioni di bisogno e riportare l’attenzione sul dramma del terremoto, purtroppo passato in secondo piano anche alla luce della ben nota crisi sanitaria. La nostra speranza – conclude Francesco Costa – è che, dato che noi non possiamo arrivare ovunque, ci sia sempre qualcuno pronto a dimostrare vicinanza a queste persone. Ovviamente il nostro augurio, però, è che tutta questa situazione si normalizzi quanto prima”.

I due terremoti delle Marche

“Il problema fondamentale è dato da due aspetti: i due terremoti. Il primo strutturale che ha messo in ginocchio le Marche soprattutto nell’entro terra e che ha lasciato la gente senza possibilità di sperare in una situazione di rinascita. L’altro terremoto è dato dal disastro economico avvenuto nell’altra parte dell’entro terra. Queste due grandi incertezze hanno reso sempre più importante l’intervento caritativo della Chiesa, tra l’altro la gente si aggrappa sempre di più al suo aiuto. In particolare perché le istituzioni governative come spesso accade hanno proposto e promesso grandi interventi che poi non sono arrivati o che stentano ad arrivare o di cui non vediamo l’orizzonte”. Parole dure e che fanno riflettere quelle di don Andrea Simone, cappellano dell’ordine dei cavalieri di Malta per le Marche del Nord.

Come ha collaborato la diocesi con l’Ordine in questo periodo di emergenza?
“L’ordine di Malta è un ordine ospedaliero ed assistenziale, ma che di base è un ordine religioso vero e proprio, più antico dei francescani addirittura e quindi come ordine religioso è in piena collaborazione con la Chiesa, sia con Roma che con la Chiesa locale. Quindi noi siamo intervenuti a fianco delle realtà ecclesiali, ma soprattutto siamo arrivati a sostenere queste popolazioni attraverso le nostre opere e i nostri volontari”.

Quali sono stati i principali interventi sul territorio?
“Noi abbiamo una grande rete di volontari e collaboratori. Si pensi alla raccolta alimentare che abbiamo fatto e che ci ha portato a raccogliere più di una tonnellata di prodotti alimentari che abbiamo subito distribuito all’emporio della Carità di Fabriano voluto da Papa Francesco. Abbiamo raccolto anche molti medicinali da banco da distribuire nelle comunità di recupero per persone difficili e anche nelle case di riposo per anziani. Abbiamo donato circa 20 tablet e pc nel maceratese ad alcuni oratori ed enti che si occupano della didattica a distanza per ragazzi meno abbienti per sostenere l’educazione durante questa emergenza sanitaria che ci vede costrutti al confinamento. Come ordine siamo sempre in prima linea a partire da Lampedusa dove i nostri medici, infermieri e volontari sono predisposti all’accoglienza degli immigrati”.

Com’è cambiato il modo di fare solidarietà in questi anni?
“Uno dei motti che a me piace tanto dell’ordine di Malta e che ho fatto mio è che l’Ordine di Malta è moderno per tradizione. Da circa mille anni infatti l’ordine si è sempre adattato a varie situazioni. Quando nel 1100 arrivavano gli uomini e le donne da dover ricoverare a Gerusalemme i cavalieri ospitavano i pellegrini. Quando nel 1400 erano a Malta curavano le persone ferite nella battaglia con i turchi grazie a delle erbe che erano miracolose. Durante la guerra mondiale, invece avevano un treno che fungeva da vero e proprio ospedale che si muoveva in lungo e largo per l’Italia lì dove fosse necessario e possibile muoversi. Quindi è proprio nella sua indole cambiare e adattarsi alle necessità. Se fosse rimasto un ordine equestre soltanto da blasone non sarebbe vissuto nel tempo, non avrebbe dato questo contributo. Tutto questo non si aliena anzi è sostenuto e avvalorato da un percorso di fede perché i due motti dell’Ordine di Malta sono “Sostegno e difesa delle fede e aiuto dei bisognosi”. Quindi la fede per ogni cavaliere e dama è il motore senza il quale non si potrebbero fare questi interventi. La fede è la chiave fondamentale, quella disvolta”.

Qual è il suo augurio e la sua speranza per questo Santo Natale?
“Il mio augurio è che le persone di questi territori non perdano la speranza in un momento così difficile, dove al terremoto e alla difficoltà economica si è aggiunta anche la paura della pandemia. Anzi che sappiano sempre più confidare in una ripresa che debba avvenire nella maniera più veloce ed immediata. Vorrei fare un augurio anche a tutte le autorità e governanti: che non si lascino prendere dal torpore del Natale e che rimangano sempre inquieti fino a quando queste popolazioni terremotate non potranno godere del rientro nelle loro casa. Un’inquietudine che porti tutti i rappresentanti delle Istitutizioni a fare quanto ancora non è stato fatto. Credo che il Natale sia questo, permettere il ritorno di una dimensione cristiana dell’incarnazione anche nella pace e nella vita familiare”.

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