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Una locanda speciale che tende la mano agli ultimi

L'intervista di Interris.it a don Luca Palei, direttore della Caritas di La Spezia, in merito alla Locanda del Samaritano, una struttura che fronteggia le nuove povertà

Il difficile periodo storico che stiamo vivendo, fortemente segnato dalla pandemia da Covid – 19, la guerra alle porte dell’Europa e la conseguente crisi economica, hanno fatto emergere nuove povertà e nuovi bisogni tanto che, in Italia, la povertà assoluta è ai massimi storici, lambisce 1,9 milioni di famiglie e 5,6 milioni di persone, tra cui 1,4 milioni di minori.

L’esperienza di La Spezia

Nel maggio scorso, per dare una risposta alle povertà emergenti, la Caritas diocesana di La Spezia, presso la “Cittadella della Pace”, ha dato vita alla “Locanda del Samaritano”, un luogo di accoglienza e ristoro per chi sta passando un momento di difficoltà nella propria vita. Ciò che ispira questo servizio di prossimità ai più fragili è l’amore verso il prossimo che soffre, riassunto dalla frase tratta dal Vangelo di Luca 10.34 scritta all’ingresso che recita “Lo portò in una locanda e si prese cura di lui”. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato il direttore della Caritas diocesana, don Luca Palei.

© 8×1000 Chiesa Cattolica

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha la “Locanda del Samaritano”?

“La “Locanda del Samaritano”, con la sua azione, cerca di rifarsi ogni giorno alla parabola del Buon Samaritano che il Vangelo ci racconta. In altre parole, non soltanto vedere il problema, ma non passare oltre, sapersi fermare e avere cura. Questo è ciò che cerca di fare la Caritas, in particolar modo in questo servizio di prossimità e front line sulla strada per accogliere chi vive lì”.

Quali sono gli aiuti che date alle persone in stato di bisogno che si rivolgono alla “Locanda del Samaritano”?

“La “Locanda del Samaritano” è fondamentalmente un presidio di ospitalità notturna. Fa parte dell’area accoglienza e ascolto della Caritas. Chiaramente, intorno alla sua mission principale, c’è l’aspetto dell’ascolto e dell’analisi delle situazioni che hanno portato le persone ad essere li. Oltre all’ospitalità notturna, si può fare la doccia, la colazione e, in accordo con le altre strutture del territorio che si prodigano per poter dare sostegno a chi è senza fissa dimora, si può fare la cena. Da quest’indirizzo scaturisce il prendersi cura inteso come l’accoglienza del fratello e della sorella che bussano”.

Quali sono le vostre speranze per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la “Locanda del Samaritano”?

“L’auspicio più vivido sarebbe quello che non ce ne fosse più bisogno, ma questo lo affidiamo come preghiera al Signore. Vorremmo che ci fosse sempre più desiderio di aiutare da parte delle persone e fare scaccomatto con l’indifferenza che, i fatti degli ultimi tempi, ci hanno un po’ fatto sentire. La “Locanda del Samaritano vuole anche essere un’opera segno; quindi, un invito costante a mettere a servizio il bene che ognuno ha e può essere, non solo della propria persona ma anche di chi si incontra sulla propria strada. L’invito è quello di trovare sempre collaborazione e fare squadra, in modo che la “Locanda del Samaritano” possa sempre essere un punto di riferimento. Chi ci vuole aiutare può farlo attraverso la sua disponibilità di tempo e energie, recandosi presso i nostri punti Caritas, qualsiasi nostro ufficio e in ogni parrocchia. Coloro che vogliono dare un contributo economico possono andare sul nostro sito dove si trovano i riferimenti per gli aiuti di questo tipo”.

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