Lo chef Gennaro Esposito: “E’ il momento di ripartire in sicurezza” – Audio

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“Il 2020? Ci aspettavamo un anno molto positivo, oltre alle prenotazioni ordinarie, mi aspettavo per il ristorante un’ottima annata di lavoro, anche grazie ai tanti eventi previsti, con progetti e investimenti da realizzare. Il lockdown però ci è piombato addosso. All’inizio si pensava che tutto si potesse risolvere in massimo un mese, ma presto ci siamo resi conto di trovarci di fronte a una situazione senza precedenti, che ha causato moltissime vittime ma anche una grave crisi economica”. A parlare a Interris.it è lo Gennaro Esposito, chef de “La torre del Saracino“, a Vico Equense, Napoli. Due stelle Michelin, giudice del programma “Cuochi d’Italia” condotto dallo chef Alessandro Borghese, e nel 2016 giudice a Junior Masterchef.

Gli errori dell’emergenza

Per lo chef, a causa dell’eccezionalità della pandemia “la situazione è stata mal governata perché nuova e improvvisa. Questo mal governo si è inevitabilmente riversato sull’economia – ha aggiunto – Non mi sento di puntare il dito e dare la colpa a qualcuno, a mio parere sono stati fatti degli errori di valutazione. Siamo stati colpiti un mese o due dopo la Cina, ma evidentemente non avevamo capito di cosa si stesse parlando. Le persone sono terrorizzate, c’è chi ha molta paura di uscire di casa”. “Non so se possiamo già parlare di un ‘post-virus’, non abbiamo ancora digerito questa fase che già alcuni iniziano a paventare l’ipotesi concreta di una ricaduta da ottobre in poi – ha affermato lo chef -. Il futuro, la serenità e gli investimenti. E’ tutto condizionato da questa atroce possibilità che, nel caso si ripetesse con la stessa forza, metterebbe definitivamente in ginocchio il Paese“.

La riapertura? Una festa

Il ristorante dello chef stellato ha da poco tempo riaperto i battenti. “E’ stata una festa ritrovarci, ma siamo stati diversi giorni a provare e ragionare sugli automatismi da applicare nel ristorante – ha spiegato -. Questo è importante per scongiurare qualsiasi rischio di contagio, ma anche qualsiasi tipo di incertezza e goffaggine in modo da da garantire il massimo del confort e della sicurezza per i clienti. Giorni impegnativi, che abbiamo affrontato anche con un pizzico di humor, ma sempre nel massimo del rigore”. Lo chef ha spiegato che negli anni, il suo ristorante, non ha puntato solo alla clientela legata al turismo, ma ha cercato di coltivare anche quella locale. “Grazie a questo non viviamo una situazione particolarmente disastrosa. Sì, abbiamo perso il 20% dei posti a sedere, ma in questo momento non è tanto importante fare questi conti quanto riaprire, e quindi ricominciare a lavorare, nella massima sicurezza, sia per i clienti che per noi dello staff”.

La voglia di normalità

Come tutti gli italiani, e non solo, lo chef ha dovuto passare in casa il periodo del lockdown e chiudere la sua attività. “Siamo stati per mesi chiusi in casa a guardare il mondo dalla finestra, ne è venuto fuori un cocktail a tratti allucinante: ancora oggi si parla di sanità, ospedali e intelligenza, facendone le differenze tra sud e nord. E’ veramente ridicolo nel 2020 – ha affermato lo chef -. In questo periodo ho visto persone dare il meglio, mentre altri hanno dato il peggio”.

L’opinione sull’operato del governo

“La mia sensazione è che questo governo ha fatto tutto quello che poteva. Io personalmente non ho beneficiato di particolari aiuti o agevolazioni”, ha affermato lo chef, sottolineando però che ci sono molti ristoranti e locali che sono in difficoltà a causa del mancato e ritardato arrivo dei finanziamenti. “Non abbiamo fatto molti calcoli – ha aggiunto -. Abbiamo aperto e basta: volevo tornare a fare il mio lavoro insieme alla mia squadra“.

Manuela Petrini: