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Libri e cosmopolitismo: a scuola di inclusione

Da nord a sud iniziative e manifestazioni "glocal" per testimoniare l'importanza di "essere comunità" a partire dall'apertura al confronto senza preclusioni e al dialogo tra le generazioni

“I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante”, scrive Fernando Pessoa. “Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi”, sostiene Franz Kafka. I libri, quindi, come scuola di inclusione. E’ stato presentato a Livorno, a Villa Fabbricotti, il libro “L’edizione livornese dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert” di Gabriele Benucci (Edizioni Erasmo). Il volume ripercorre la vicenda della tuttora più importante impresa editoriale mai realizzata in città per valore storico-culturale e imprenditoriale. Importanza ancora ricoperta a distanza di oltre 250 anni dalla diffusione del primo volume. Realizzata tra il 1770 e il 1778, l’enciclopedia fu l’ultima delle tre edizioni in folio (il formato di stampa di maggiori dimensioni) dopo quella di Parigi (1751 – 1772) e di Lucca (1758 – 1776). All’incontro erano presenti il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco di Livorno Luca Salvetti, l’assessore alla cultura Simone Lenzi. Da metà del ‘700, per tutta la seconda parte del secolo, Livorno è sicuramente uno dei porti più importanti del Mediterraneo ed una città caratterizzata da cosmopolitismo, liberismo e grande vivacità economica. Un ambiente ideale per la terza edizione dell’Encyclopédie e per l’editoria in generale. È in tale contesto che prende vita questa terza e ultima edizione in folio.

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Foto di Olivia Snow su Unsplash

Libri da conservare

La sua storia editoriale viene ripercorsa in un volume che mette in luce le motivazioni culturali ed economiche, i personaggi, le sfide e gli ostacoli che la caratterizzarono nel rapporto e nel confronto con le due precedenti edizioni parigina e lucchese. In virtù dello status di porto franco e del governo illuminato di Pietro Leopoldo, Livorno acquisì una funzione fondamentale. Quella cioè di veicolare la penetrazione delle nuove idee, in particolare dall’Inghilterra prima e dalla Francia poi. Soprattutto a partire dagli inizi degli anni Sessanta del XVIII secolo, l’attività editoriale cominciò ad avere in città uno sviluppo consistente e le stamperie arrivarono a produrre opere la cui qualità eguagliò, se non addirittura superò, quella delle più reputate officine tipografiche di altre città della penisola. Facendo di Livorno uno dei centri più attivi della produzione e del commercio librario. Ancora oggi, in tutta Italia, i libri sono un significativo indicatore della ricchezza culturale dei territori. “Mobbidicchi e altre storie. Riscritture e tradimenti di teatro in lingua madre 2018-2024” è il primo di due volumi editi dalla casa editrice Libridine, diretta da Francesco Sferlazzo. Il testo raccoglie il teatro di Giacomo Bonagiuso, autore e regista del trapanese. Il libro è stato presentato alle Fabbriche, Fondazione Orestiadi ad Agrigento. Interverranno Vito Lo Scrudato e Beniamino Biondi. Spiega l’autore: “Questo teatro, tutto da immaginare, si sostanzia in un flusso in cui il mistilinguismo di lingua madre (il siciliano arcaico) e lingua padre (l’italiano) si apre ad un uso euristico e creativo del linguaggio. La curiosa novità di traduzioni e tradimenti da originali famosi come Moby Dick, Medea, Pinocchio, Antologia di Spoon River e Don Chisciotte, si sposa con trame originali, sfumature eccentriche che restituiscono attualità e capacità utopica ad un teatro che non tende a intrattenere o a compiacere il lettore e, quindi, lo spettatore”.

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Foto di Emmanuel Phaeton su Unsplash

Storia e libri

Intanto il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis è comparso come “imputato” alla sbarra nell’edizione 2024 del tradizionale Processo storico a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena) promosso da Sammauroindustria. A guidare l’accusa è stato lo storico dell’Università di Bologna Roberto Balzani. La difesa Giampaolo Borghello, già docente di Letteratura italiana all’Università di Udine. Presidente del tribunale Gianfranco Miro Gori, fondatore del Processo e direttore di Sammauroindustria. Lo scenario dell’evento è stata la Torre di pascoliana memoria a Villa Torlonia, luogo dal forte carico simbolico. Amministrata da Ruggero Pascoli, padre del poeta Giovanni Pascoli, ucciso da ignoti nel 1867. Al termine dell’udienza il verdetto del Processo è stato emesso dal pubblico munito di paletta. “Cuore” è stato assolto con 443 voti e 126 contrari. Pochi libri come “Cuore” hanno avuto un impatto profondo nel forgiare lo spirito nazionale dell’Italia post-unitaria. Pubblicato dall’editore Treves nel 1886, il romanzo è stato un vero e proprio bestseller di fine Ottocento, tanto da toccare la centesima edizione appena quattro anni dopo. Sull’influenza di “Cuore” ancora oggi il giudizio è controverso. C’è chi l’ha stroncato per i buoni sentimenti e il carattere pedagogico nazionale, c’è chi continua ad esaltarne l’intento morale. E proprio per essere un libro controverso il tradizionale Processo storico ha deciso di metterlo alla sbarra in qualità di “imputato”. “Processo a Cuore” è così il titolo dell’evento dell’estate che da 24 anni mette sotto torchio un personaggio, un tema o un periodo chiave della storia.

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Libro (© Foto di lil_foot_ da Pixabay)

Italia unita

“Cuore” è ambientato nella Torino dell’Unità d’Italia con gli eventi narrati tra gli anni 1881 e 1882. Tre i cardini del libro: il diario di Enrico Bottini, ragazzo di famiglia borghese, che in prima persona riporta episodi e personaggi della sua classe scolastica durante un anno in terza elementare. Il filone epistolare, con le lettere che il padre scrive a Bottini. Il filone narrativo, con i racconti del maestro elementare su varie storie, sempre interpretate da fanciulli. Evidente appare l’intento pedagogico di De Amicis. Ossia ispirare ai giovani cittadini del Regno le virtù civili. Cioè l’amore per la patria, il rispetto per l’autorità e per i genitori, lo spirito di sacrificio, l’eroismo, la carità e la pietà per gli umili e gli infelici. Promosso da Sammauroindustria, il Processo è nato nel 2001 dall’idea di riaprire il caso sull’omicidio del padre del poeta Giovanni Pascoli, Ruggero Pascoli, assassinato in un agguato nel 1867. Da quella prima intuizione si sono susseguiti, altri Processi: il Passatore di Romagna (2002), La cucina romagnola (2003). La Romagna di Mussolini (2004), Giuseppe Mazzini (2005), Secondo Casadei (2006). Giuseppe Garibaldi (2007), Palmiro Togliatti (2008), il maresciallo Pietro Badoglio (2009). Il Romagnolo (2010), il conte di Cavour (2011), Processo d’appello Pascoli (2012). Rubicone (2013), Pellegrino Artusi (2014), il ’68 (2015), Giulio Cesare (2016). La Rivoluzione Russa (2017), la Romagna delle 5 Marce su Roma (2018), Machiavelli (2019). I Vitelloni (2020), il Partito Comunista (2021). Ulisse (2022), la Rivoluzione Francese (2023)

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