I libri antichi: testimoni silenti di arte, storia e cultura

Attraverso un libro, è possibile vedere il prossimo con occhi più ampi e aperti, tali da considerare globalmente la presenza altrui, non limitandosi alla propria

Foto di Darran Shen su Unsplash

Il mondo dei libri antichi, apparentemente un settore di nicchia, rappresenta, oggi, un mercato piuttosto vivo e dinamico in tutto il pianeta globalizzato, con lo scopo di diffondere cultura, storia e arte manifatturiera. A prima vista, dunque, può sembrare un ambito di artigianato specifico, appannaggio di pochi cultori, per giunta molto benestanti. In realtà, al di là di pezzi unici, stampati o manoscritti, venduti ad aste prestigiose o in librerie antiquarie, c’è la possibilità di ottenere dei volumi anche a prezzi accessibili (nei mercati e nelle stesse librerie). Si tratta di un mercato in progressivo aumento, che risveglia interesse. Le case d’asta hanno dichiarato un interesse crescente negli ultimi anni.

Nonostante il valore culturale e la parziale ripresa di attenzione, il libro antico non trova giusto spazio mediatico, informativo e didattico. Non vi sono rubriche televisive, non esistono approfondimenti né spazi culturali nelle scuole. Solo il film “Il nome della rosa”, ha rappresentato una vetrina importantissima, ma estemporanea, del libro antico. In un Paese, inoltre, in cui i lettori sono pochi, anche questa fetta di mercato, risalente al passato, rischia di rimanere ai margini. Il primo libro stampato è la nota “Bibbia di Gutemberg”, dal nome di colui che la pubblicò tra il 1452 e il 1455. “Aldina” è una stampa, degli ultimi anni del Quattrocento, che anticipa il moderno libro tascabile.

Incunabolo (o “quattrocentina”) riguarda i primi volumi stampati con tecniche moderne, a caratteri mobili, dal 1455 al 1500. Come ricorda Wikipedia, al link https://it.wikipedia.org/wiki/Incunabolo, il settore, all’epoca, era già molto dinamico “Nel XV secolo furono attive, in tutta Europa, oltre cinquecento tipografie. Si stima che fra il 1455 e il 1500 siano state stampate circa 35.000 edizioni, per una tiratura complessiva che si aggira intorno ai 10 milioni di copie, di cui sopravvivono circa 450.000 esemplari (moltissime edizioni esistono in più copie); di questi, circa 110.000 sono conservate in Italia, dove furono impressi più di un terzo del totale degli incunaboli”.

La pagina riporta altri dati interessanti: il 70% delle opere stampate era in latino, al secondo posto la lingua tedesca 10,8%, al terzo l’italiano 8% e, al sesto posto, un risibile 0,8% dell’inglese.

Le tipografie, nel Cinquecento, erano diffuse nell’Italia centro settentrionale e in Germania, meno in Francia e Spagna, solo 4 in Inghilterra. I tomi stampati nel Cinquecento si definiscono “cinquecentine”, quelli del Seicento “seicentine”; allo stesso modo si utilizzano i termini “settecentine” (Settecento) e il meno diffuso “ottocentine” (Ottocento). L’Italia, sia per i manoscritti sia per le primissime pubblicazioni stampate del Cinquecento, detiene importanti primati nonché un’arte e una fattura di estrema qualità, riconosciuta in tutto il mondo.

La libreria Belriguardo di Ferrara, oltre a offrire una breve storia dell’evoluzione della stampa, al link https://libreriabelriguardo.it/libri-antichi-1830-come-spartiacque-temporale-giusto-o-sbagliato/, specifica quanto segue “Nella classificazione standard del libro, il 1830 è adottato come vero e proprio ‘spartiacque’ temporale: tutte le pubblicazione a stampa dalla nascita della stessa e fino al 1830 sono considerate libro antico, quelle successive vengono definiti ‘libri moderni’ o ‘libri d’epoca’. Questa classificazione è motivata dal fatto che, presumibilmente, in quell’anno furono adottati i torchi meccanici che andarono a sostituire le tecniche di stampa ‘a mano’. Fu allora che l’arte della stampa venne sostituita dalla tecnica della stampa”.

La professoressa universitaria Federica Formiga è l’autrice del testo “L’invenzione perfetta” (sottotitolo “Storia del libro”) pubblicato da “Laterza” nell’aprile 2021. Parte dell’estratto recita “È tra Quattrocento e Cinquecento che si stabilizza un’accezione di libro come oggetto in grado di contenere testo in quantità considerevoli, prodotto a costi relativamente bassi e capace di resistere nel tempo. Il Settecento e l’Ottocento sono invece i secoli di svolta per gli autori, che iniziano a vivere del lavoro della propria penna”.

Oltre alle collezioni private e ai musei, i libri antichi trovano la loro idonea collocazione nelle altrettanto datate biblioteche, soprattutto quelle europee. Tali sedi sono dei capolavori artistici e architettonici che ben si coniugano con la vetusta età dei tomi conservati ed esposti.

Fra queste meraviglie classiche, possono essere ricordate la Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma (8 mila manoscritti e quasi 2 milioni di libri stampati), quella di Menendez Pelayo a Santander (Spagna), del Trinity College di Dublino (Irlanda), del Monastero di San Gallo (Svizzera), del Monastero di Wiblingen (Germania), dell’Abbazia di Novacella nel Trentino-Alto Adige, del Monastero di Admont (Austria), la Klementinum di Praga (Repubblica Ceca) e la Braidense di Milano.

L’ALAI è l’Associazione Librai Antiquari d’Italia, con sede legale a Como, nata nel 1947 per valorizzare, senza scopi di lucro, il libro raro e antico. Ora raggruppa oltre 100 librerie in tutta Italia. La mission recita “Eredi di una tradizione secolare, i librai associati contribuiscono con scrupolo e passione alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio bibliografico italiano, preparando al contempo i bibliofili e i collezionisti di domani”.

Al di là di compravendite effettuate presso i mercatini dell’usato, in cui trovare libri non di prezzo elevato e spesso successivi all’anno di svolta del 1830, la normativa di riferimento è il D. Lgs. N. 42 del 22 gennaio 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), in particolare gli articoli dal 59 al 63.

L’avvento di Internet e della conseguente possibilità di osservare i libri attraverso i motori di ricerca ha favorito la diffusione di questo collezionismo e ha creato, sull’onda dell’accesa globalizzazione, una sorta di mercato mondiale. In tale contesto, il libro italiano, stampato pregevolmente nelle molteplici tipografie operative già dal Cinquecento, rimane un punto di partenza e di arrivo per ogni collezionista, di ogni continente. Il recente e diffuso ricorso all’e-commerce ha rappresentato un ulteriore svolta.

Negli anni scorsi, l’e-book sembrava aver avuto presto ragione del volume cartaceo, considerato del tutto anacronistico e poco pratico. I fatti hanno dato torto a queste previsioni poiché sia il settore del nuovo e quello (obbligato) del vecchio, hanno ancora una prevalenza e un riscontro positivo. I lettori amano girare le pagine, provano piacere nel toccare la carta e vedere svolgersi, da un capo all’altro, le due metà del libro.

Molti appassionati, se possibile, trovano maggior soddisfazione nello scorrere le prime edizioni di un libro anziché le ristampe, risaltando questa primigenia dell’originale. Il libro antico costituisce un’affascinante fonte di informazioni, riflessioni e curiosità. Trasuda storia, anche quella personale, delle numerose mani che lo hanno letto e custodito, come un contenitore di cultura che si tramanda per generazioni; è stato in grado di mantenersi nei secoli, ha saputo conquistare il cuore e la mente del lettore.

Nel web è possibile rintracciare diversi siti e piattaforme del settore, che forniscono notizie, curiosità, tecniche, la possibilità di acquistare e vendere. È importante ricavare la testimonianza concreta delle tecniche di stampa e della loro evoluzione nonché la grafica dei caratteri utilizzati e l’utilizzo di vocaboli desueti, arcaici ma ricchi di fascino e significato, alcuni dei quali sarebbero da recuperare.

In una società orientata allo sviluppo della tecnologia e del digitale, si contrappone, quasi polarizzato, un gusto (e una ricerca) per l’antiquariato e il vintage, che comprende diversi oggetti, fra cui libri, monete, mobili, ecc. Non si vive, dunque, di sola tecnologia e di solo futuro, qualcuno si interessa anche al passato e alla storia.

In molti casi, tali libri sono accompagnati da citazioni, riflessioni, firme, dediche, simboli scritti nei vari decenni, che lasciano trasparire storie nelle storie e curiosità varie, come fossero “manoscritti” di 5 secoli or sono (in genere con grafia di ottima fattura, rispettosa delle pagine stesse).

È suggestivo ricordare come i lettori dell’epoca (pochi, dal momento che l’istruzione era limitata e selettiva) si dedicassero alla lettura nelle ore del dì o a quelle serali e notturne, in tal caso accompagnati dalla presenza di una candela (fattispecie romantica e decisamente lontana dalle abitudini del mondo contemporaneo).

Il libro antico non è inerte, anzi, in un rapporto dinamico con il nuovo acquirente, sviluppa altre storie e ambisce a esser notato, ammirato nelle sue fattezze pregevoli, come piccole opere d’arte.

Nella recente (4 agosto scorso) “Lettera del Santo Padre Francesco sul ruolo della letteratura nella formazione”, il Pontefice scrive “E forse quella lettura ci apre nuovi spazi interiori che ci aiutano a evitare una chiusura in quelle poche idee ossessive che ci intrappolano in maniera inesorabile. […] nella lettura di un libro il lettore è molto più attivo. In qualche modo riscrive l’opera, la amplifica con la sua immaginazione, crea un mondo, usa le sue capacità, la sua memoria, i suoi sogni, la sua stessa storia piena di drammi e simbolismi, e in questo modo ciò che emerge è un’opera ben diversa da quella che l’autore voleva scrivere. Un’opera letteraria è così un testo vivo e sempre fecondo […] si dedichi tempo alla letteratura, ai momenti di serena e gratuita lettura, a parlare su questi libri, nuovi o vecchi, che continuano a dirci tante cose […]: leggendo un testo letterario, siamo messi in condizione di ‘vedere attraverso gli occhi degli altri’, acquisendo un’ampiezza di prospettiva che allarga la nostra umanità. Si attiva così in noi il potere empatico dell’immaginazione, che è veicolo fondamentale per quella capacità di identificazione con il punto di vista, la condizione, il sentire altrui, senza la quale non si dà solidarietà, condivisione, compassione, misericordia”.

È fondamentale, dunque, sottolineare quest’ulteriore beneficio che il libro possiede: quello di aprire il ventaglio delle proprie ottiche e calarsi in una visione più ampia, meno personale e più collettiva, volta a specchiarsi in esami e riflessioni interiori, non divisiva ma al servizio del prossimo. Il libro antico, in più, offre il carico e il patrimonio di secoli, di storia, di esperienze e di lettori.