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Libertà e diritti umani oltre le sbarre. Così l’artista dissidente cinese Ai Weiwei immagina “Freedom”

Koestler Arts ha invitato le persone coinvolte nel sistema di giustizia penale a presentare opere d'arte nei generi dell'arte, della scrittura, del design o della musica per i premi annuali

L’arte come ponte verso la libertà. Il prossimo autunno l’artista dissidente cinese Ai Weiwei curerà una mostra di opere create dai detenuti del Regno Unito. L’esposizione si terrà al Southbank Centre. Nello spazio espositivo della Royal Festival Hall. Dal 27 ottobre al 18 dicembre. “Ogni individuo deve agire secondo il modello di società cui aspira”, sostiene Ai Weiwei. L’artista dissidente cinese è figlio del celebre poeta Ai Qi, esiliato in campagna dal regime. Rientrato a Pechino, nel 1978 Ai Weiwei è entrato nel gruppo di avanguardia artistica delle Stelle. Nel 1981 si è trasferito negli Stati Uniti. Affiancando all’attività artistica quella di poliedrico attivista politico. Tra arti visive, installazioni, architettura, pubblicazioni.libertà

Arte come libertà

Sempre in prima linea a difesa dei rifugiati e dei diritti umani negati in Cina. Performance, film e comunicazione. Ha denunciato le pressioni politiche sul sistema giudiziario cinese nel documentario “One Recluse”. Nel 2011 il suo studio di Shanghai viene demolito dalle autorità locali. E nello stesso anno Ai viene arrestato con l’accusa di evasione fiscale. I tre mesi di arresto scatenano una mobilitazione mondiale fino al rilascio dell’artista. “Per me l’architettura ha un forte valore estetico. E include un giudizio morale“, sostiene. Nel 2015 ottiene nuovamente un passaporto e lascia la Cina. Ai Weiwei si stabilisce prima a Berlino e poi a Cambridge. Conduce un’intensa attività di sensibilizzazione sul tema delle migrazioni. I cui aspetti drammatici sono stati denunciati in diverse installazioni. Come i gommoni appesi alle facciate di Palazzo Strozzi a Firenze. E nel progetto cinematografico “Human Flow“. Sulla dimensione globale della crisi dei rifugiati.libertà

Rifugiati

Sostiene Ai Weiwei: “Tutti potremmo essere dei rifugiati. E molti dei nostri genitori, nonni lo sono stati. Dobbiamo aiutarci l’un l’altro. Capire che anche noi potremmo trovarci dall’altra parte. Ciò è un elemento fondamentale per comprendere a fondo le migrazioni“. Nel prossimo autunno l’artista dissidente cinese Ai Weiwei, 64 anni, curerà a Londra una mostra di opere create da detenuti in carcere. La mostra intitolata “Freedom” (Libertà) è organizzata dall’associazione Koestler Arts. Un’organizzazione umanitaria che promuove e vende opere di persone in prigione. E si terrà appunto al Southbank Centre. Nello spazio espositivo della Royal Festival Hall. Dal 27 ottobre al 18 dicembre.libertà

Libertà creativa

L’esposizione è destinata a celebrare il 60° anniversario dei Koestler Awards. Un’iniziativa che premia i risultati artistici dei detenuti del sistema penale britannico. “Freedom” rifletterà la diversità delle esperienze di incarcerazione delle persone. Con opere create da detenuti in carceri. In strutture di salute mentale. In centri di detenzione per immigrati. E in istituti per minori. “La visione della mostra è ispirata dalla visita di Ai Weiwei all’edificio Koestler Arts. Nella zona ovest di Londra. Un centro che attualmente ospita oltre 6.500 opere iscritte ai premi di quest’anno”, spiegano gli organizzatori della mostra. Ai Weiwei è l’artista vivente più importante della Cina. E’ stato arrestato nel 2011 a Pechino. Per le sue critiche al regime autoritario cinese. Durante una repressione di avvocati, scrittori e blogger per i diritti umani. Ha trascorso 81 giorni in prigione con l’accusa di frode fiscale. In diverse interviste rilasciate dopo la sua liberazione ha raccontato ciò che ha vissuto al di là delle sbarre. In particolare ha riferito di essere stato sottoposto a frequenti interrogatori. E a una costante sorveglianza.

Oltre le costrizioni

Nel 2016 ha offerto al pubblico uno spaccato di questa brutale esperienza con “Sacred”. Un gruppo di diorami a grandezza quasi naturale. Vi sono ritratti l’artista e due guardie. All’interno di piccole scatole d’acciaio. “Questa mostra si concentra su ruolo. Quello che l’atto di pensare e creare svolge nella vita sottoposta a costrizioni“, evidenzia Ai Weiwei “Notevoli opere d’arte e di letteratura nella storia sono state create in questi luoghi. Quando l’artista era limitato. Oppresso. E messo alla prova. Invece di essere completamente libero“. All’inizio di quest’anno, l’associazione Koestler Arts si è rivolta alle persone coinvolte nel sistema di giustizia penale. Invitandole a presentare opere d’arte. Nei generi della pittura. Della scrittura. Del design. O della musica. In vista del conferimento dei premi annuali Koestler.

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