Dopo le interviste al presidente dell’Anac, Giuseppe Busia e allo storico magistrato anti-mafia, Giuseppe Ayala, Interris.it ha conversato con Alfonso Sabella, simbolo internazionalmente riconosciuto di lotta alla corruzione e al malaffare. Il magistrato (alla cui figura è ispirata la serie tv “Il Cacciatore”) ha catturato decine mafiosi di primo piano. Inclusi Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella. Cioè i boss di Cosa Nostra che hanno sfidato frontalmente lo Stato durante la sanguinosa stagione stragista degli anni Novanta.
Al servizio della legalità
Da amministratore capitolino, Sabella è stato il primo a combattere i clan del litorale romano. Con provvedimenti mai realizzati in precedenza. Come l’abbattimento degli stabilimenti balneari illegali e degli esercizi abusivi controllati a Ostia dalla criminalità organizzata. Credente, laureato in giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sabella si è formato all’Augustinianum. Il collegio universitario fondato da padre Agostino Gemelli. Di fianco alla sede centrale dell’ateneo. Casa per studenti particolarmente meritevoli. Da lì sono uscite alcune figure di riferimento del cattolicesimo democratico. Come l’ex premier Romano Prodi e il presidente del Cnel ed ex ministro, Tiziano Treu.Dottor Sabella, c’è il rischio che in pandemia la legalità venga considerata un “lusso” in grado di rallentare l’uscita dalla crisi Covid?
“Il rischio è elevatissimo. Il problema è pensare di poter estendere ovunque e in qualunque circostanza il ‘modello Genova’. Le procedure che hanno permesso di ricostruire il ponte crollato nel capoluogo ligure hanno funzionato in quello specifico caso. Per l’imponenza dell’opera realizzata in tempi così brevi si tratta di un modello eccezionale che non può divenire il sistema universalmente valido per aggiudicare le commesse pubbliche”Il rispetto delle regole può diventare un ostacolo?
“No, anzi è vero il contrario. Se le regole vengono applicate da persone capaci e competenti non sono affatto un ostacolo. Ho fatto esperienza da amministratore pubblico di come osservare criteri di trasparenza e legalità consenta di attuare progetti e realizzare interventi in tempi rapidissimi. E’ fondamentale, però, la competenza dei funzionari. E’ una questione di uomini e non di regole”A cosa si riferisce?
“Nella pubblica amministrazione ci sono molta incapacità e paura. L’abuso di ufficio è uno specchietto per le allodole. In pratica la norma è inapplicabile così com’è. Sono pochi i casi in cui permette di indagare e ancor meno sono le condanne alle quali si arriva. C’è poi l’esigenza di un salto di civiltà nell’opinione pubblica. Un avviso di garanzie deve smettere di avere conseguenze mediatiche. Significa soltanto che si sta indagando su una persona. Non è un marchio di colpevolezza. SI tratta di accertamenti preliminari in corso sul suo conto”.
Può farci un esempio?
“Un medico che viene indagato per omicidio colposo dopo la somministrazione di un vaccino significa che la procura svolge un’indagine, non che c’è una condanna. Si indaga obbligatoriamente per verificare che siano stati rispettati i protocolli sanitari. Ma il medico indagato deve continuare a svolgere il suo lavoro”.Se il problema non è l’abuso di ufficio, qual è allora?
“A rallentare le procedure e i tempi di realizzazione delle opere è il terrore degli amministratori pubblici di essere chiamati a rispondere del danno erariale. La Corte dei Conti svolge un lavoro importante ma purtroppo devo rilevare come nelle prassi del processo contabile il diritto alla difesa degli incolpati venga limitato significativamente. Del resto il codice di procedura contabile è arrivato solo quattro anni fa”.Cioè?
“Probabilmente a causa degli organici limitati, della mole di lavoro e dei compiti che in concreto svolge non si è ancora firmata nella Corte, almeno a mio giudizio, una cultura della giurisdizione tale da consentire il pieno esercizio del diritto di difesa. Per fare un esempio: su migliaia e migliaia di procedimenti della magistratura contabile sono rarissimi, se non unici, i casi in cui la Corte ha ritenuto di dover sentire testimoni. E fare un giusto processo è difficile se non si riescono a far valere i propri diritti”.Qual è il timore che frena l’azione amministrativa?
“E’ appunto lo spauracchio del danno erariale a fermare o rallentare l’azione di burocrati spesso non adeguatamente preparati al loro compito”.