Novità in arrivo per il lavoro domestico. Lorenzo Gasparrini è il segretario generale di Domina. Associazione nazionale famiglie datori. “E’ fondamentale informare le famiglie- spiega Gasparrini-. I nuovi lavoratori dovranno avere una retribuzione minima non inferiore all’assegno sociale. E grazie a questo le entrate fiscali previste nel primo anno saranno di quasi 16 milioni. Il lavoro regolare in ambito domestico è un beneficio anche per le casse dello Stato. Ma va sostenuto ed incentivato con sgravi per le famiglie datoriali.” Grazie al click day in arrivo nelle casse dello Stato 16 milioni di contributi fiscali e previdenziali. Si tratta della procedura grazie alla quale i datori di lavoro domestico che vogliono assumere un collaboratore familiare che necessita di un permesso di soggiorno potranno farlo.
Lavoro sociale
Un ruolo chiave nelle società contemporanee. Oltre alla sua rilevanza sociale, questo settore contribuisce alla crescita economica. Anche attraverso una maggiore partecipazione al mercato lavorativo dei membri della famiglia che possono contare sul supporto della lavoratrice o lavoratore domestico. Nelle attività di assistenza e di cura. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) , i lavoratori domestici nel mondo sono circa 70 milioni. Di questi oltre il 73 per cento sono lavoratrici e più del 17 per cento del totale sono lavoratori migranti. I lavoratori domestici, tuttavia, comprendono una parte significativa della forza lavoro globale nel lavoro informale. E sono tra i gruppi di lavoratori più vulnerabili. In Italia , la forza lavoro occupata nel settore corrisponde a circa l’otto per cento degli oltre 23 milioni di occupati.
Lavoro necessario
L’OIL stima che il settore di assistenza e di cura in Italia – in cui il comparto domestico assorbe un gran numero di lavoratrici e lavoratori – potrebbe generare, se supportato da politiche economiche e sociali, circa 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030. Ciononostante, il contributo del comparto domestico al benessere collettivo è spesso sottovalutato. Sia riguardo la natura specifica del datore di lavoro che nella stragrande maggioranza dei casi è un individuo o un membro dalla famiglia. Sia in relazione alle competenze e la responsabilità che esso richiede. La Convenzione dell’OIL numero189 del 2011 sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici stabilisce che il lavoro domestico è lavoro come tutti gli altri. Sebbene tutte le convenzioni internazionali del lavoro si applichino al comparto domestico, la Convenzione numero 189 ha lo scopo di estendere ai lavoratori di questo settore gli stessi diritti e tutele riconosciuti a tutti gli altri lavoratori.
Vulnerabilità
Questo codice internazionale del lavoro include i principi e diritti fondamentali sul lavoro. Il diritto all’informazione e trasparenza riguardo i termini e le condizioni lavorative. Il diritto alla parità di trattamento in materia di retribuzione, orari di lavoro, salute e sicurezza sul lavoro, protezione sociale e altri diritti. Includendo delle previsioni per le lavoratrici e lavoratori in situazione di maggiore vulnerabilità, come i lavoratori minorenni, quelli migranti e coloro che abitano nei luoghi di lavoro. Attribuisce inoltre un ruolo fondamentale alla legislazione e alla contrattazione collettiva nel garantire condizioni di lavoro eque e dignitose. Secondo i dati INPS forniti in esclusiva per l’Osservatorio DOMINA per il V Rapporto 2023, i datori di lavoro nel 2022 sono 977.929. Nella maggior parte dei casi hanno più di 60 anni ed è elevata la percentuale di chi supera gli 80 anni d’età (36%). Si registra una prevalenza di datori di lavoro di genere femminile (56,7%). Sono pochi i datori stranieri, infatti nel 93,8% dei casi si tratta di datori di lavoro italiani. In 8 regioni risiedono oltre il 77% dei datori di lavoro domestico. La Lombardia è la regione con la maggiore presenza (19%), subito seguita dal Lazio (16,3%).
Convenzione
La Convenzione numero 189 per i lavoratori e le lavoratrici domestici è stata ratificata da oltre 90 dei Paesi membri dell’OIL. Svolgendo un’azione propulsiva per le riforme legislative e le politiche sul lavoro domestico a livello nazionale. Oltre ad essere il primo paese dell’Unione europea ad aver ratificato la Convenzione, l’Italia ha introdotto una serie di riforme che hanno equiparato il comparto domestico agli altri lavori attraverso l’estensione dei diritti e le protezioni sul lavoro a tutti i lavoratori domestici. Queste riforme sono inoltre rafforzate da un sistema di dialogo sociale e negoziazione sui termini e condizioni del lavoro domestico. In particolare attraverso la contrattazione collettiva a livello nazionale. Le trasformazioni sociali ed economiche che interessano il settore domestico evidenziano la necessità di promuovere politiche e servizi a sostegno del lavoro domestico, delle famiglie e degli altri datori. L’ufficio OIL per l’Italia e San Marino collabora con i suoi Membri tripartiti per rendere il lavoro dignitoso una realtà per tutti i lavoratori e le lavoratrici domestici attraverso il rafforzamento delle capacità istituzionali ad adottare riforme politiche e legislative e/o programmi efficaci. Facilitare e supportare il dialogo sociale tra i membri tripartiti. Nonché a promuovere attività di informazione e sensibilizzazione sui diritti dei lavoratori del settore.
Decreto Flussi
Ciò grazie al nuovo Decreto Flussi, non solo amplia il numero di ingressi previsti, ma prevede anche una quota degli ingressi riservata a lavoratori non comunitari nel settore domestico. Infatti lo scheda del decreto riporta come sia consentito l’ingresso a “lavoratori subordinati non stagionali nel settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria. 9.500 unità nel 2023, 9.500 unità nel 2024 e 9.500 unità nel 2025”. In base alle ultime circolari ministeriali la retribuzione del nuovo lavoratore non potrà essere inferiore al minimo previsto per l’assegno sociale (503,27 euro mensili). Su queste premesse del V Rapporto annuale sul lavoro domestici dell’Associazione DOMINA, che quantifica le potenziali entrate per le casse dello Stato saranno pari a 16 milioni. Considerando i 9.500 lavoratori domestici e, mantenendo un approccio prudenziale, viene ipotizzato che i loro redditi si distribuiscano solo nelle prime tre classi di reddito possibili (6-10 mila; 10-15 mila; 15-25 mila). Per ogni classe viene individuato il reddito medio in relazione al quale viene calcolato l’IRPEF e le relative addizionali. Il valore medio è poi moltiplicato per la numerosità di lavoratori di ogni classe, ottenendo il gettito IRPEF e le addizionali IRPEF totali pari a 4,2 milioni di euro.
Entrate
A queste entrate vanno aggiunte quelle derivanti dai contributi assistenziali e previdenziali, calcolati in base ai dati INPS sui contributi versati per il lavoro domestico. Arrivando così a stimare 15,9 milioni di contributi assistenziali e previdenziali. Sommando gettito IRPEF ed entrate contributive, si può stimare un gettito complessivo per le casse dello Stato pari a 20,1 milioni di euro. A questo importo vanno però sottratti gli effetti indiretti legati alla componente deducibile IRPEF del datore di lavoro ed al trattamento integrativo per il lavoratore domestico, per cui lo Stato dovrebbe “restituire” circa 3,9 milioni. Riducendo il saldo delle entrate fiscali totali ad 16,2 milioni di euro. Questo è l’impatto fiscale del primo anno del Decreto Flussi. Ma la programmazione riguarda tre anni e di conseguenza l’impatto fiscale crescerebbe di anno in anno. Arrivando all’ultimo anno con l’ingresso totale di 28.500 addetti all’assistenza ad un introito complessivo tolti gli effetti indiretti di 48,6 milioni di euro. Chi sono i datori di lavoro domestici interessati alla nuova procedura?