Nelle comunità rurali, l’allevamento rappresenta da sempre una delle prime fonti di nutrimento e sostentamento quotidiano attraverso un’economia di sussistenza, rispettosa dell’ambiente e della biodiversità. A Pucayacu, un piccolo paese peruviano incastonato tra le Ande, da quasi quindici anni, Iscos Lombardia, ovvero l’Istituto sindacale di Cooperazione allo Sviluppo, ha dato vita al progetto “Perù. Latte fonte di vita” il quale, attraverso diverse azioni di supporto e prossimità, sta contribuendo a far sviluppare l’allevamento locale. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Miriam Ferrari, presidente di Iscos Lombardia.
L’intervista
Ferrari, come nasce il progetto “Perù. Latte fonte di vita”?
“Il progetto ‘Perù. Latte fonte di vita’ nasce nel lontano 2010 a Pucayacu, un paesino sulle Ande a tremila e settecento metri di altitudine, in un contesto geografico molto complesso. Non ci sono servizi, manca l’acqua potabile e, i bambini nonché i più giovani, sono le categorie maggiormente colpite a causa della mancanza di opportunità di vita e di lavoro. Noi, in qualità di Iscos Lombardia ETS, ovvero un ente di emanazione sindacale, abbiamo come mission la promozione di un lavoro dignitoso nel mondo e, in considerazione di ciò, ci siamo subito attivati per sostenere e dare un’opportunità di realizzazione concreta per le giovani generazioni di quella comunità e di quelle limitrofe. Dal 2010 ad oggi abbiamo effettuato molti interventi, la strada è stata lunga ma la stiamo percorrendo con grande entusiasmo. A Pucayacu non c’era nulla: abbiamo iniziato con le prime raccolte fondi, a cui hanno fatto seguito i primi investimenti, i quali ci hanno portato a costruire una ‘stalla modello’, una latteria e una casa foresteria, in cui ospitiamo i ragazzi e gli operatori del progetto. In sintesi, quest’ultimo, si indirizza verso tre direzioni: la coltivazione dei terreni, al fine di garantire una possibilità di autosostentamento per le comunità locali, l’allevamento del bestiame, la produzione di formaggi e la successiva commercializzazione degli stessi. Nel corso degli anni sono stati formati diversi giovani e molti di loro, ad oggi, lavorano nei campi o nelle stalle, mentre altri sono diventati casari esperti come i due ragazzi Arturo e Felipe che, recentemente, abbiamo ospitato qui, ove hanno seguito una full immersion in diverse aziende agricole e casearie della Lombardia e in Emilia – Romagna.”
Che caratteristiche ha la “stalla modello”?
“L’abbiamo chiamata ‘stalla modello’ perché, a Pucayacu, non c’era nulla. Solitamente, nelle diverse comunità, ogni famiglia ha una mucca che utilizza per riuscire a sopravvivere. Noi, insieme a degli esperti, abbiamo voluto trasmettere la cultura del prendersi cura del bestiame, ovvero il primo passo fondamentale per riuscire ad avere del latte di buona qualità da utilizzare per la produzione dei formaggi. Arturo e Felipe, dopo questa visita, non vedono l’ora di tornare in Perù per trasmettere tutto ciò che hanno imparato sull’allevamento. È quindi fondamentale tenere una ‘stalla modello’ ben pulita, in cui, al primo punto, c’è l’igiene del bestiame, un’alimentazione di buona qualità ed un ambiente pulito. Tutto ciò deve favorire un ulteriore passaggio importante che è costituito dalla mungitura. La ‘stalla modello’, inizialmente costruita nel nulla, vuole trasmettere il senso e l’importanza di questa esperienza per essere poi replicata ed essere da esempio per le comunità limitrofe.”
Quali sono i vostri auspici per lo sviluppo del progetto? In che modo, chi lo desidera, può sostenere la vostra azione?
“In questo anno ci impegneremo per raggiungere i prossimi obiettivi che, dopo la visita di Arturo e Felipe in Italia, sono emersi a gran voce. Attualmente, mancano dei luoghi adatti per la stagionatura dei formaggi e, di conseguenza, li aiuteremo per realizzare questo intervento. Completato questo target, una ulteriore finalità, sarà quella di aiutarli nel raggiungimento dei mercati a lunga distanza, fornendo loro un mezzo dotato di frigoriferi per la conservazione dei latticini fino ai luoghi di vendita più distanti. Chi lo desidera, può aiutare questo progetto sostenendoci con una piccola donazione e attraverso il 5 x 1000. Sul nostro sito e sui canali social è possibile trovare tutte le informazioni del caso. Il progetto utilizza un approccio multistakeholders e, di conseguenza, mette in rete diversi soggetti diversi tra loro, ma accomunati da una visione comune delle solidarietà e della cooperazione internazionale”.