Per cinque giorni il 76enne agrigentino Giuseppe non ha mangiato, senza soldi e disperato per la mancata assegnazione di una casa popolare.
La Polizia non lo ha lasciato solo
La Polizia di Stato non lo ha lasciato solo e Giuseppe, dopo aver finito i soldi della pensione da muratore, è stato “adottato” dagli agenti della sezione Volanti. “E’ entrato a far parte della nostra grande famiglia, lo trattiamo come un nonno“. Interris.it ha intervistato Francesco Sammartino, commissario capo della Polizia di Stato, dirigente della questura di Agrigento.
“Garantire l’ordine e la sicurezza pubblica è la ‘mission’ principale della Polizia di Stato. Una missione che viene assolta senza limiti di orari, di tempo, di pandemie. Sempre al servizio della gente. Durante i periodi del lockdown il nostro lavoro ha avuto una nuova declinazione. Le forze di polizia, infatti,a sono state chiamate a concorrere alla salvaguardia della sicurezza sanitaria”.
“Garantire la sicurezza del vivere quotidiano significa anche difendere la libertà di ciascuno. Essa, come diceva Martin Luther King, deve fermarsi dove comincia quella dell’altro. I modi di essere al servizio dei cittadini sono tanti e a volte inattesi”.
“Qualche settimana fa la sala operativa della Questura di Agrigento è stata contattata da Giuseppe. Ha 76 anni ed è rientrato in città poco prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria. L’anziano era tornato nel suo comune d’origine dopo aver lavorato a Milano per 35 anni nell’edilizia. Aveva finito i soldi della sua pensione pagando affitto e bollette. Non mangiava né beveva da 5 giorni. Disperato. Pensando di non riuscire a farcela a trascorrere un’altra notte senza mangiare, ha chiamato il 113. Ha chiesto aiuto alla Polizia di Stato”.
“Ci siamo mobilitati. Gli è stata recapitata la spesa. Dal quel momento è il nostro ‘nonnino’. Lo abbiamo adottato nella grande famiglia della polizia. Sono stati naturalmente attivati tutti i canali istituzionali. Per il supporto sociale ed economico”.
In che modo è possibile far fronte alle esigenze di un territorio in un momento di allarme sociale?
“Un allarme sociale indica l’emergere di criticità che richiedono interventi di gestione. La tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica è l’insieme di azioni mirate a riportare, nel tempo più breve possibile, la situazione in condizioni di non criticità. Salvaguardando l’incolumità delle persone e l’integrità delle cose. Il nostro ordinamento fornisce gli strumenti per raggiungere questo obiettivo”.
Quali?
“Se un fenomeno richiede l’attenzione del governo nazionale, si riunisce il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. E’ presieduto dal ministro dell’Interno. Se invece l’allarme sociale riguarda un fenomeno territoriale, si riunisce il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. E a presiederlo è il prefetto. Si tratta di organi consultivi delle autorità di pubblica sicurezza. Ad essi possono essere invitati i rappresentanti istituzionali di volta in volta interessati. E ciò in un quadro di condivisione”.
“In tali sedi si pianificano in piena trasparenza le iniziative a salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica, che trovano poi un momento di ulteriore condivisione operativa in sede di tavolo tecnico presieduto dal questore. Tutelare l’ordine pubblico significa soprattutto prevenire le cause che potrebbero incrinarlo”.
Fare il poliziotto in momenti di emergenza sociale significa anche essere “angelo custode” della popolazione più fragile?
“I poliziotti prestano un giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana, di osservarne lealmente la Costituzione e le Leggi, di adempiere ai doveri d’ufficio nell’interesse del pubblico bene. In virtù di questo giuramento, tutti coloro che fanno parte della nostra grande ‘famiglia’ sanno di essere al servizio dei cittadini e di essere i custodi della pace sociale, della tranquillità e della sicurezza soprattutto dei più deboli.
“Nel periodo dell’emergenza epidemiologica tantissimi colleghi sul territorio nazionale hanno organizzato raccolte fondi per l’acquisto di generi alimentari per i più bisognosi ed in qualche caso anche attrezzature sanitarie messe a disposizione degli ospedali”.
“Vigilare significa innanzitutto prevenire comportamenti illeciti o pericolosi. E, quando necessario, arginarne gli effetti negativi utilizzando gli strumenti che la legge prevede. Per il bene della collettività. Ecco perché è importante la presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Durante l’emergenza sanitaria determinata dal Covid, la presenza delle pattuglie si è tradotta anche nella garanzia del rispetto delle prescrizioni anti-virus”.
“I poliziotti sono figli, fratelli, sorelle. Ma sono anche mamme e papà. Chi indossa la nostra uniforme viene toccato nel profondo dalle situazioni, spesso drammatiche, che incontra nel suo cammino professionale”.
“Tutto ciò deve essere motivo di riflessione interiore e di crescita della motivazione per fare sempre meglio il nostro lavoro. Quando riusciamo a risolvere casi complicati, aiutando i cittadini, è una vittoria per il poliziotto che si è prodigato, ma anche per la Polizia di Stato e per il Paese”.