Cosa c’è di male nel bersi un cocktail tra amici il sabato sera? Ve lo spiego io: somministrare alcolici a minorenni è un reato, e questo noi ragazzi lo sappiamo bene. Per questo motivo i giovani in cerca di alcool nel sabato sera, hanno adottato diverse strategie per garantirsi lo stesso una serata in compagnia dei superalcolici.
1 – Non c’è il due senza il tre: immaginate un gruppo di ragazzi minorenni che va in giro per diversi locali in cerca di qualcosa di alcolico da bere, ma senza riuscirci poiché i camerieri o il barista chiedono prima la carta d’identità e perché spesso i locali sono controllati dalle forze dell’ordine. A questo punto scatta il piano b che consiste nel recarsi al più vicino minimarket, (di quelli aperti h24), spesso localizzati anche tramite app. Arrivati lí si decide di far entrare il ragazzo che sembra più grande e acquistare le bottiglie di superalcolici (vodka, rum, gin, limoncello ecc..) e a quel punto o si va a casa di qualcuno o ci si trova in alcuni punti della città “strategici”, dove si riesce a bere indisturbati.
2 – Mi riconosci? La seconda tattica, messa in campo dai più temerari, consiste nell’utilizzare la carta d’identità di un qualche maggiorenne (che sia una sorella o un amico) oppure nel falsificare la propria. Come? In pratica si fotocopia il documento originale e si cambia la data di nascita. Così non solo i ragazzi riescono a bere, ma addirittura ad accedere alle discoteche (il cui ingresso èproibito al di sotto dei 16 anni).
Mi sono chiesta spesso che cosa portasse i giovani a dover bere per forza durante le serate, come se stare insieme tra amici non fosse sufficiente. E perché nonostante le raccomandazioni dei “grandi” ciò accadesse lo stesso. Me l’ha spiegato bene Riccardo Rossi, batterista della band The Sun, che da ragazzo è stato dipendente dall’alcol.
A lui infatti ho chiesto che cosa lo avesse portato a bere e lui mi ha risposto così: “Sicuramente la voglia di eccedere, l’aver frequentato persone molto più grandi di me le quali non brillavano per etica e morale (molti sono ancora tossicodipendenti, due sono morti quattro anni fa per overdose e alcuni fanno dentro e fuori dal carcere). Il voler essere ribelle: negli anni ‘90 c’era ancora la voglia di libertà e di riscatto e soprattutto i nostri genitori venivano da un periodo storico particolare ed erano stati educati molto duramente… Diciamo che il nostro ambiente (quello dello spettacolo e in generale quello della musica Punk e Rock) non è noto per portare sulla via della santità… Poi se pensi che a 23 anni ero in tournée in Spagna senza un adulto che ‘controllasse’, lì oltre all’alcol si aggiunta la droga”.
Cosa avresti voluto che ti dicessero da giovane (per evitare di bere)?
“Avrei voluto essere più informato sulle conseguenze che l’abuso di alcol porta al fisico: a quanto riduce i riflessi e a quali danni permanenti provoca al fegato. Avrei voluto, inoltre, capire prima che avrebbe portato a distruggere i rapporti umani e le relazioni. Perché non solo diventi ingestibile ma anche bugiardo, violento e solo.”
Cosa ti senti di dire oggi ad un giovane data la tua esperienza?
“Punta sui rapporti veri, sull’amicizia, sulla vita! Condividi meno sui social e più con le persone, vivi la vita a pieno e sentiti libero di dire no! Alcol e droga non riempiranno mai i vuoti che senti: li allargano e creano voragini che purtroppo ci inghiottono e rischiano di farlo per sempre!”
La testimonianza di Riccardo mi ha molto colpita ed è per questo che ho deciso di condividerla con voi. Ora lui è un musicista di successo. Un successo che era stato messo a rischio proprio dagli eccessi: infatti lui, nonostante avesse realizzato il suo sogno di bambino, stava per distruggerlo a causa delle compagnie sbagliate. Oggi invece, insieme ai suoi amici della band The Sun, anzi, come si chiamano loro “fratelli”, testimonia con la sua vita e la sua arte come si possa e si debba dire no all’alcool ed alle droghe.