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La testimonianza di Inna che aiuta i suoi concittadini di Cernihiv a trovare rifugio in Italia

Quando al dolore si reagisce cercando di aiutare gli altri. L'intervista di Interris.it a Inna Mavloska, che oggi vive in Italia a Canale d'Agordo, ma ĆØ nata ed ha vissuto a Cernihivi

Ogni giorno arrivano notizie drammatiche dall’Ucraina. La guerra ci colpisce con le sue immagini di morte e di distruzione. Raccontare queste storie serve a riflettere sempre di piĆ¹ sull’orrore della guerra. Una storia che ci ha molto colpito arriva da Cernihiv, dove una intera famiglia ĆØ stata distrutta dopo il bombardamento di un dormitorio. Sotto le macerie sono stati trovati i corpi di papĆ , mamma e tre figli (una bambina di 12 anni e due gemelli maschio e femmina di 3 anni). Interris.it ha cercato di raccontare questo dramma attraverso il racconto di Inna Mavloska, che oggi vive in Italia a Canale d’Agordo, ma ĆØ nata ed ha vissuto a Cernihivi, dove tuttora si trovano tutti i suoi parenti.

Inna, quali notizie arrivano da Cernihiv? Cosa stanno vivendo in questi giorni gli abitanti?

ā€œĆˆ da una settimana che i russi si sono ritirati dalla cittĆ  e i soldati ucraini hanno combattuto duramente per far sƬ che ciĆ² avvenisse. Durante lā€™occupazione nelle cittĆ , da parte dei soldati russi, ci sono stati massacri, catture, violenza sulle ragazze e posso dirti con certezze che da parte del popolo ucraino ci sarĆ  un odio per i Russi che durerĆ  generazioni. Dopo essersi ritirate le truppe a Cernihiv la situazione ĆØ piĆ¹ tranquilla, infatti sono presenti file di macchine (di persone che erano scappate per salvarsi dalla guerra) che tornano nelle loro case. Questo vuol dire che anche se cā€™ĆØ pericolo la gente vuole tornare nelle proprie abitazioni e nella loro cittĆ . Le donne di comune stanno mettendo fiori e tulipani sulle aiuole, stanno mettendo in opera 200 macchine di rifiuti per raccogliere le macerie e la spazzatura che si trova sulle strade. Si aprono altri scenari: la gente tornando magari scopre che i propri vicini, rifugiati in cantina, non ce lā€™hanno fatta e sono morti. In generale la cittĆ  in questi giorni ĆØ piĆ¹ serena, la gente esce e aiuta a pulire le strade, fa quello che puĆ². Inoltre ĆØ stato aperto un nuovo accesso alla cittĆ , in modo tale che possano arrivare soccorsi per aiutareā€.

Riescono le persone da Cernihiv a partire per arrivare in italia? Hai avuto modo di parlare con qualcuno di questi?

ā€œIn questi giorni un poā€™ alla volta arrivano da noi, da Cernihiv, i rifugiati che poi noi distribuiamo: alcuni vanno a vivere in famiglia mentre mamme e bambini, grazie ad un hotel di San Pellegrino che ha dato disponibilitĆ , per ora si sono fermati li. Io si parlo con loro perchĆ© si trattano principalmente di tutte le mie amiche di infanzia, compagni di classe e quindi li sento ogni giorno. Sono tutti felici perchĆØ sorpresi dellā€™ospitalitĆ  che stanno ricevendo in Italia, che cerca di accoglierli nella maniera piĆ¹ efficace possibile. Dā€™altro canto le persone non hanno il cuore in pace perchĆ© o pensano al marito in guerra, o ai genitori che ancora si trovano li, insomma una situazione non ancora di tranquillitĆ ā€.

Cosa ti raccontano, come stanno vivendo tutta questa situazione?Ā 

ā€œVivono questa situazione male e per esempio mia zia, che abbiamo ospitato a casa mia qui in Italia, ha due figlie di cui una militare ed essendo mamma non ĆØ mai in pace. Unā€™altra famiglia ha due bambini, uno di 2 anni mentre uno di 18 che non ha potuto abbandonare lā€™Ucraina ed ĆØ rimasto insieme al padre li. Altre due mie amiche hanno i mariti poliziotti ucraini e sono felici di essere salve ma allo tesso tempo hanno paura di non sapere come sta andando la guerra e di non ricevere piĆ¹ notizie dei loro mariti. La situazione a Est invece ĆØ peggiorata perchĆ© i Russi vogliono conquistare quella parte, quindi hanno raggruppato li tutte le loro truppe. Vorrei vedere la mia cittĆ  rinascere e vedo che la gente ucraina non molla, ha paura ma combatte fino allā€™ultimo. ƈ molto dura anche per me emotivamente e fisicamente vivere tutta questa situazione, seppur a distanzaā€.

So che vi state organizzando per mandare soccorsi, in che modo?

ā€œPer quanto riguarda i soccorsi e gli aiuti, io prima avevo una piccola azienda logistica che aveva molti rapporti con la Russia e da quando ĆØ scoppiata la guerra la mia attivitĆ  ĆØ praticamente cessata. Quindi ho fatto rientrare in Italia tutti i camion per riorganizzarli: adesso li carichiamo di tutti i materiali necessari che raccogliamo grazie alle donazioni e poi li spediamo fino a Leopoli, dove di trova una squadra statale di volontari (e amici). In questo modo siamo sicuri che la merce venga consegnata a Cernihiv, lƬ cā€™ĆØ un altro mio amico che si occupa di distribuire in tutte le parti della cittĆ  i materiali. Poi, dai primi giorni di guerra, avevo i miei amici che insieme ai militari riuscivano a evacuare la gente su pezzi di strada meno pericolosi. Io per esempio faccio attivitĆ  di divulgazione, ovvero dire ai piĆ¹ coraggiosi in che modo potessero scappare dalla cittĆ : che ponte era saltato, quale strada percorrere e come evirare le truppe russe, facendo cosƬ abbiamo portato in salvo molte persone. Un altro modo per aiutarli e attraverso lā€™accoglienza qui in Italia, tutti i rifugiati infatti devono essere registrati, bisogna firmare molte pratiche quindi ĆØ un lavoro senza sosta. Adesso continuiamo a raccogliere cose umanitarie perchĆ© dobbiamo aiutare anche coloro che arrivano in Italia con gli alimenti, le cure e i vestiti. Lā€™emergenza non ĆØ finita e si prospetta che possa durare per altri 3 anniā€.

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