C’è attesa per le celebrazioni del decimo anniversario dell’associazione Afron Oncologia per l’Africa. Prevista inizialmente per domenica 10 maggio, la cerimonia della onlus dedita alla lotta ai tumori in Uganda ha subito una battuta d’arresto a causa della diffusione del coronavirus. Emergenza sanitaria e misure restrittive però non hanno interrotto le attività, perché “il cancro, purtroppo, non va in quarantena”. Sul sito dell’ente, oltre a un video esplicativo di quanto fatto finora, è stato pubblicato anche il bilancio relativo alle entrate e uscite del 2019. In un anno 7.502 tra donne e bambini ugandesi hanno beneficiato di 74.541 euro, quasi 10 euro ciascuno, con i quali è stato loro garantito l’accesso alle cure oncologiche. A ospitarli gli ospedali Soleterre Uganda e Saint Mary’s Hospital LACOR Gulu Northern Uganda.
I progetti
Tra i progetti portati avanti dall’associazione c’è anche 3C (Children Caring about Cancer), realizzato insieme all’organizzazione non governativa Uganda Child Cancer Foundation. I club fondati dai volontari del Kangole Girls Secondary School di Moroto forniscono informazioni su tumori e raccolte fondi per l’assistenza ai malati. Quello della Kangole Girls SS ad esempio ha messo in scena commedie teatrali incentrate sulle cause delle malattie come obesità, fumo e alcool. Un impegno supportato dall’orto di frutta e verdura utile a stimolare un’alimentazione corretta. L’iniziativa Awareness for Burkitt’s Lymphoma Eradication (ABLE) invece aiuta a proteggere i 200 bambini dei villaggi di Acholi dal Linfoma di Burkitt, che ogni anno colpisce tra i 175 e i 250 mila fanciulli. A differenza dell’Occidente, dove il tasso di sopravvivenza è tra il 75 e l’85%, in Uganda riesce a guarire appena il 2%.
Come è nata Afron
Afron nasce dall’idea di Tiziana “Titti” Andriani, premiata dal capo dello Stato Sergio Mattarella con il titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. Era il 2006 quando da manager nell’ambito congressuale ha deciso di cambiare vita e dedicarsi alla nobile missione di alleviare il dolore dei più deboli. Nei successivi tre anni è entrata nel mondo del Terzo settore coinvolgendo amici e clienti. Dalla fondazione a oggi i 30 soci hanno mobilitato 800 mila persone in campagne di sensibilizzazione, che a loro volta hanno aiutato a curare 16 mila donne, erogando visite al seno e pap-test gratuiti, e sostenuto altri 100 bambini nel decorso della malattia. La storia di Andriani e quella dell’associazione è stata raccontato nel libro pubblicato dalle Edizioni Magi “Non starò a guardare”. I proventi, neanche a dirlo, saranno devoluti alle attività di Afron.
L’intervista
Andriani, come è cambiato il volontariato in Uganda in questi dieci anni?
“Lì i primi ospedali sono stati fondati da missionari comboniani e inizialmente l’approccio era basato sull’assistenzialismo, spesso fine a sé stesso. Oggi il rapporto è di cooperazione, con attività di formazione finalizzate all’emancipazione. Noi vogliamo insegnare qualche cosa che possa restare anche senza di noi”.
Quali sono le principali difficoltà che ha posto questa emergenza sanitaria?
“L’Uganda ha un numero di contagi e decessi bassissimo. Dopo la diffusione di HIV ed ebola il governo locale ha subito messo in campo tutte le misure necessarie per arginare il coronavirus. Noi in particolare ci siamo affidati a partner locali molto affidabili, che sono ricorsi ad esempio a un’ambulanza privata per velocizzare i soccorsi e il trasporto di materiale sanitario”.
Qualche progetto per il futuro?
“Ci stiamo muovendo su due fronti. Uno è composto dalle missioni: quella di luglio è saltata, speriamo non accada lo stesso per quella di ottobre, la cui organizzazione va avanti insieme a screening e visite gratuite a donne e bambini. L’altro sono le raccolte fondi, eventi da cui ogni anno traiamo il 25% delle nostre entrate. Speriamo infine di recuperare i festeggiamenti per il decennio a settembre”.