Valore sociale della solidarietà
Sul valore sociale della solidarietà come resistenza alla pandemia, Interris.it ha intervistato lo scrittore e autore televisivo cattolico Gavino Pala. Tra le sue opere il saggio d’inchiesta “La Chiesa risponde agli abusi sui minori” (San Paolo, con la prefazione di padre Federico Lombardi). Nel libro Gavino Pala mette in fila i casi di cronaca più celebri, i documenti, i discorsi, gli interventi degli ultimi tre Pontefici (Wojtyla, Ratzinger, Bergoglio), i pronunciamenti delle conferenze episcopali nazionali.In tempo di pandemia, come cambia il valore sociale della solidarietà?
“Il cardinale Matteo Zuppi ha recentemente parlato di solidarietà della porta accanto come il primo vaccino al Covid. Siamo letteralmente bombardati da notizie sul Covid e si aspetta il bollettino del pomeriggio con trepidazione, tra paura e pessimismo c’è il pericolo di perdere la bussola. In questo tempo però abbiamo visto molte forme di solidarietà. Vorrei provare a fare un esempio concreto. In questo tempo di solitudine per colpa del lockdown molti sacerdoti e laici hanno iniziato dei servizi di ascolto per chi stava soffrendo. Penso in particolare alla diocesi di Bergamo tanto ferita dalla pandemia”.Chi soffre maggiormente per l’emergenza Covid?
Ad una povertà che possiamo definire storica, oggi vediamo l’aumento di una nuova povertà. Da una parte infatti c’è chi ha perso il lavoro e sta faticando ad arrivare alla fine del mese. Non dimentichiamoci poi degli anziani. Sicuramente da un punto di vista sanitario gli anziani hanno dato il contributo maggiore, in termini di vite, alla pandemia. Ma questo tempo ci ha fatto vedere il limite che ha il sistema delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa). Luoghi dove gli anziani non sono stati accuditi nella giusta maniera. Dobbiamo poi pensare ad un altro fenomeno”.
Quale?
“Come definire i tanti bambini e ragazzi che hanno avuto difficoltà a seguire la didattica a distanza? E i disabili che per messi hanno visto diminuire gli spazzi di socialità? Molti hanno sofferto e continuano a soffrire”.
La tempesta della pandemia suscita più solidarietà o chiusura in se stessi?
In molti hanno descritto come questo tempo di pandemia come un momento che ci porterà a non essere più come prima. Certo per paura, molti si sono rinchiusi in sé stessi. Una recente manifestazione, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio con la presenza anche di papa Francesco, aveva un titolo evocativo: nessuno si salva da solo. Sono cresciute in questo tempo azioni di solidarietà, dalle parrocchie all’associazionismo hanno aumentato gli sforzi per aiutare i più bisognosi. Ma mi ha colpito un altro fenomeno. Molti hanno chiesto di aiutare, persone che non avevano mai fatto volontariato che hanno deciso di spendere del tempo per gli altri”.Il Vangelo parla dei lebbrosi. C’è il rischio che la pandemia accresca l’esclusione sociale?
“È un rischio che corriamo solo se guardiamo la nostra società in termini economici e non sociali. Alle volte pensiamo che sia un dramma la perdita di un punto percentuale di Prodotto interno lordo (Pil). Mentre non si scalda il nostro cuore per un povero che perde la vita o di un anziano che muore di solitudine”.