La sanità ferita. Emergenza Covid e scandalo Molise: intervista ad Annarita De Notariis

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La pandemia ha fatto esplodere il caso delle croniche fragilità sanitarie del Molise. Interris.it ha intervistato Annarita De Notariis del Comitato Basso Molise per il Bene Comune che da anni segnala gravi inefficienze e carenze infrastrutturali. Già nell’agosto 2019, per esempio, il Comitato aveva richiamato l’attenzione pubblica nazionale. “La situazione sanitaria nell’area del cratere sismico frentano è insostenibile. L’ospedale Vietri serviva un bacino di utenti molto grande, ma oggi praticamente non esiste più”, avvertì Annarita De Notariis in un’ assemblea pubblica

I precedenti in Molise

“Gli utenti hanno grosse difficoltà anche a raggiungere Termoli perché anche quell’ospedale si sta svuotando dei reparti“, mise in guardia Comitato Basso Molise per il Bene Comune. E aggiunse: “La situazione è andata sempre più precipitando. La nostra non è una battaglia campanilistica, ma desideriamo avere salva la vita. Vorremmo insomma dare garanzie a chi ne ha bisogno. Ai bambini, agli anziani, a noi adulti. La sanità non può essere un lusso. Se qualcuno di noi si taglia con un coltello e deve mettere dei punti di sutura (parlo di tutto il bacino del cratere) è costretto a raggiungere Termoli. Così si va ad intasare un pronto soccorso già al collasso che invece dovrebbe garantire patologie più gravi e acute. In Basso Molise si muore! Noi cittadini abbiamo diritto alla sanità pubblica!“. Quali criticità ha evidenziato nell’emergenza Covid nella sanità molisana?

“Di criticità in Molise ne abbiamo molte. Ed era presenti già prima della pandemia. Noi siamo una Regione in piano di rientro. E la nostra sanità è commissariata. Dal 2018 abbiamo un commissario ‘ad acta’ di nomina governativa. Il Molise è una regione priva di arterie viarie. L’unica, che mette in comunicazione la costa con il capoluogo è il viadotto della Bifernina“.

E sotto il profilo delle strutture?

“Abbiamo un unico ospedale hub regionale, il Cardarelli di Campobasso. Che per decisioni politiche è diventato un ospedale promiscuo. Cioè si occupa sia dei pazienti Covid sia di quelli non Covid. Per cui anche per la cura di altre patologie non abbiamo sicurezza sanitaria. Anzi ultimamente è diventato una bomba virale. Insomma i molisani hanno molte difficoltà per curarsi”.

Cosa non sta funzionando nella strategia anti-pandemia in Molise?

“Qui da noi non funziona nulla. Inesistente o mal organizzata è la medicina territoriale. I malati Covid sono lasciati soli nelle loro case senza un sostegno medico. Le Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono poche. E impiegano molto tempo a raggiungere i paesi con strade impercorribili. Qui la medicina è diventata un ‘fai da te’. Gli anziani e i giovani che vivono soli non sono assistiti. E alle terapie Covid (come l’ossigeno e l’eparina) devi provvedere da solo.Il commissario ‘ad acta’ governativo aveva presentato al ministero della Salute un progetto per un centro Covid all’ospedale Vietri di Larino. Si tratta di un ospedale di circa 10 mila metri quadrati. Di una struttura nuova e di pregio architettonico, declassato a Casa della salute”.

Cosa è accaduto?

“Questo progetto è stato approvato da 118 sindaci. Dal consiglio regionale. Dallo stesso presidente della Regione Molise, Donato Toma. E da numerosi comitati costituiti in difesa della sanità pubblica. La Asrem (l’Azienda sanitaria regionale del Molise), il subcommissario e lo governatore avevano già firmato in Consiglio regionale il progetto per istituire all’ospedale Vietri il centro Covid. Ma poi ne hanno presentato contemporaneamente un altro che colloca nell’hub regionale il centro Covid. Una situazione a dir poco kafkiana.  Anche perché il ministero della Salute ha poi approvato questa seconda soluzione. Che si è rivelata disastrosa per i cittadini molisani”.Con quali effetti?

“Oggi il Cardarelli di Campobasso è diventato solo un centro Covid. E le terapie intensive (14 in tutto il Molise) ospitano solo malati Covid. Pochi sono anche i tracciamenti molecolari. L’unico ospedale a processarli è sempre il Cardarelli di Campobasso. Pur avendo altri due ospedali: il Veneziale di Isernia e il san Timoteo di Termoli per il Basso Molise”.Cosa chiede il Comitato per il Bene Comune alle istituzioni? 

“Il popolo molisano chiede di essere curato. Noi non abbiamo sicurezza sanitaria. I Lea (livelli essenziali di assistenza) in questa terra sono sconosciuti. Numerose sono le proteste intraprese da forze politiche. Dai comitati. Dalle associazioni. Da deputati e senatori della Repubblica. Molti appelli sono stati rivolti al ministero della Salute, ma sono rimasti inascoltati. Il Molise ha bisogno di un ospedale dedicato alla cura ed alla riabilitazione del Covid. E ha bisogno di sicurezza nelle strutture ospedaliere per curare le altre patologie”.in che modo?

“L’ospedale Vietri di Larino, per posizione e struttura, può essere utilizzato per il Covid. Liberando gli altri ospedali dai contagi. Il ‘Vietri” è posizionato tra Abruzzo e Puglia. Quindi potrebbe servire anche alle regioni limitrofe. E diventare un punto di riferimento anche per la crescita della intera economia del Molise”.Quali conseguenza ha comportato la scelta di accentrare le strutture sanitarie anti-Covid a Campobasso?  

“E’ stata una scelta scellerata. Oggi assistiamo a molti decessi. Abbiamo superato le 300 vittime su una popolazione totale di circa 300 mila abitanti. E ciò in una regione dove il distanziamento è un fatto naturale. Poche sono le terapie intensive a disposizione. Scarso il personale medico e paramedico. Il ‘Cardarelli’, prima della pandemia aveva solo 2 posti letto di malattie infettive. E il progetto, approvato dal ministero della Salute, per la ristrutturazione di una sua ala non è mai iniziato. Per cui molti suoi reparti si sono trasformati in reparti Covid. Sottraendo posti letto ai ricoveri per altre patologie”.

Con quali prospettive?

“Oggi il Basso Molise è zona rossa. Abbiamo moltissimi contagi anche dovuti alla variante inglese. Ma le istituzioni hanno ben pensato di ricorrere all’uso di container da posizionare all’esterno dell’hub regionale. Ma anche di questi non si vede traccia. Non ci sentiamo neppure più italiani. Ci sembra di essere stati travolti da uno tsunami. Del resto a quale politica possono interessare i 300 mila voti molisani? Siamo solo un quartiere di Roma! Però noi abitanti, a differenza del Molise,esistiamo!”.

Giacomo Galeazzi: