La risposta digitale al calo delle donazioni

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A pochi giorni dall’inizio del periodo di Avvento è lecito chiedersi come stiano organizzando le associazioni di volontariato per le raccolte fondi di Natale. Infatti, presi dall’andamento dei contagi e dalle misure restrittive, non tutti i media mainstream hanno dato attenzione sufficiente al crollo delle donazioni. A causa del distanziamento sociale da una parte e della crisi economica dall’altra, con le famiglie impoverite vengono meno anche le entrate degli enti del Terzo settore. Non tutti però hanno gettato la spugna e qualcuno si prepara ad affrontare il dicembre più duro di sempre.

L’esperienza Caritas

«Da un mese e mezzo ci siamo dotati di un ufficio Innovazione e Sviluppo, nato per la promozione della cultura del dono – così la portavoce di Caritas Italiana Monica Tola –. Intendiamo orientare le risorse in modo da amplificare le relazioni positive tra le persone. In questo momento investiamo tutte le nostre energie per affrontare la seconda crisi dei nostri 218 centri diocesani. Riceviamo richieste di impostazioni di crowdfunding da dipendenti di imprese, a cui rispondiamo mettendo a disposizione una garanzia di finalizzazione delle offerte, indirizzandole verso specifici territori o particolari categorie. Ad oggi di primaria importanza resta l’impegno per sostenere l’ordinario: il 45% delle persone che si rivolgono a noi sono i cosiddetti nuovi poveri, coloro che mai prima del covid avevano bisogno d’aiuto e non sanno neanche come chiederlo. Per loro intendiamo diversificare e accrescere i nostri servizi, puntando sull’assistenza psicologica, la didattica a distanza e lo sviluppo delle competenze».

La Comunità Papa Giovanni XXIII

«La pandemia ha accelerato il nostro processo di digitalizzazione già in atto – ha detto Marco Panzetti, da 16 anni responsabile delle raccolte fondi per l’associazione Papa Giovanni XXIII –. Le nostre entrate non solo non sono diminuite, ma addirittura aumentate. Abbiamo puntato sul personal fundraising, piccole call to action per bisogni limitati come l’acquisto di un pulmino per disabili. La strategia è cercare di far diventare virali i post sui social network attraverso lo sharing. Di fondamentale importanza diventa la credibilità di chi condivide il messaggio. Inoltre ci siamo concentrati sulla raccolta di storie durante il lockdown, curando i rapporti con i nostri donatori più affezionati. Un aiuto importante arriva dallo store del sito, dove è possibile acquistare gadget solidali come le statuette in legno prodotte nello Zambia. L’e-commerce è aumentato del 13% rispetto al 2019, anche se il 92% dei fondi entra attraverso i bollettini postali, grazie soprattutto alla generosità degli over 60».

L’associazione Outsider

«Noi ci siamo ritrovati senza sede in piena diffusione del coronavirus: è stato orribile – ha raccontato il responsabile progetti dell’associazione Outsider Marco Rizzonato, già Ufficiale al Merito della Repubblica –. Le attività nelle carceri e il coro gospel sono continuate, ma accanto ad esse abbiamo aperto un blog per annunciare le buone notizie. Siamo stati protagonisti di un’esperienza in quattro puntate su una web tv. L’impegno nella comunicazione è andato di pari passo con il sostentamento delle classi più povere. Il progetto “L’avete fatto a me”, finanziato per più della metà dal calciatore del Torino Tomas Rincon, ha permesso di pagare affitti e ticket sanitari alle famiglie in difficoltà. Nei prossimi giorni attiveremo un percorso di economia circolare: i bisognosi di Torino riceveranno una tessera contenente dei soldi spendibili solo nei piccoli negozi di quartiere aderenti al circuito. E dato che parte dei nostri donatori faticano a disporre di liquidità, abbiamo pensato all’iniziativa “Valorizzare per donare”, con cui la gente ci regala un oggetto, come macchine fotografiche e cravatte, e noi lo rivendiamo sul portale di eBay. Il ricavato lo giriamo interamente alla onlus. Con questo sistema finora abbiamo raccolto 700 euro. In tempi di crisi credo che a pagare di più sia una comunicazione costante, seppur faticosa».

Mirko Giustini: