Oggi si celebra la giornata mondiale della Croce Rossa, un’organizzazione di volontariato storica che opera in tutte quelle zone del mondo dove c’è bisogno di solidarietà e di sostegno. Dal 1864, i volontari della Croce Rossa Italiana sono in prima linea in tutte le vicissitudini che il Paese ha attraversato: dalle alluvioni ai terremoti, fino ad arrivare all’emergenza Coronavirus. Interris.it ha voluto ricordare il loro lavoro tramite le parole del Vicepresidente Nazionale della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro.
Come festeggerà la Croce Rossa Italiana (CRI) questa giornata al tempo del Coronavirus?
“C’è stato un anno quando la Croce Rossa Italiana per l’8 maggio ha fatto un manifesto nel quale diceva: ‘pensiamo a voi anche nella festa dedicata a noi’. Direi che questo motto potrebbe essere ripreso anche quest’anno. Perché i festeggiamenti della Croce Rossa Italiana hanno come obiettivo quello di voler continuare nelle attività che noi abbiamo denominato del ‘Tempo della gentilezza’: attività, quindi, nel settore sanitario e soprattutto sociale, nello stare vicino alle persone sole e vulnerabili. Avevamo immaginato ben altri tipi di festeggiamenti qualche mese fa, quando ci accingevamo a pensare a questa data. Poi l’emergenza sanitaria ha deciso per noi. Perciò crediamo che in questo momento il maggior festeggiamento sia proprio quello di stare insieme tra la gente. A parte questo, non manca la bellezza di ricordare la festa del movimento e l’associazione internazionali a carattere umanitario più grandi in Italia. Da qui, comunque, partono varie iniziative che si snodano nel paese che prevedono il coinvolgimento dei più piccoli: con concorsi per il disegno più bello o per il componimento migliore. E a ciò si aggiunge, un evento che ormai rientra nella tradizione, ossia la consegna della bandiera ai sindaci affinché sia esposta per ricordare a tutti che la Croce Rossa nell’esercizio delle sue funzioni è ausiliaria ai pubblici poteri. Questa iniziativa non era stata pubblicizzati per rispetto di tutte quelle attività che il territorio sta già facendo, ma alla fine è stato il territorio stesso che l’ha voluta con forza”.
Che cosa significa la Croce Rossa per la storia italiana?
“La Croce Rossa Italiana è parte della storia d’Italia. Perché la Croce Rossa nasce sul suolo italiano durante le guerre d’indipendenza, l’idea è nata a Solferino quando si aiutavano i feriti sui campi di battaglia. Poi si è snodata con la presenza del nostro personale anche durante le due guerre mondiali, il nostro corpo militare e le nostre crocerossine sono state al fianco dell’esercito e delle persone colpite. Sono state insieme ai profughi istriani, insieme alle persone internate durante la Repubblica di Salò. Hanno consegnato i pacchi viveri agli indigenti durante gli anni ’50 e ’60. Hanno costruito un’idea di solidarietà in Italia. Poi questa idea si è evoluta fino a significare il prendere la persona vulnerabile e accoglierla”.
Che lavoro svolge la Croce Rossa nel mondo?
“La Croce Rossa è praticamente presente in tutti i Paesi del mondo, quelli che hanno sottoscritto le Convenzioni di Ginevra. Ovunque, la CR è impegnata al sostegno della popolazione colpita dal Covid-19. Continuano anche le altre attività. Siamo impegnati in alcuni Paesi dell’America Latina in qui quartieri più disagiati, siamo presenti nella prevenzione contro i disastri nei Paesi dell’Oceania, così come nella lotta contro l’Hiv nei Paesi africani. Devo dire, con un certo orgoglio, che la Croce Rossa Italiana è presente in quasi venti Paesi esteri con una propria delegazione al fine di supportare le proprie consorelle. Quest’ultime hanno supportato la Croce Rossa Italiana durante questa emergenza sanitaria: donando del materiale o risorse”.
Da cosa nasce il sentimento di coesione che unisce i volontari?
“Questo sentimento è dovuto alla percezione che si è fatto qualcosa di utile per la propria comunità. Questo senso di vedersi utili è qualcosa che rinfranca particolarmente. Ma questo nasce anche dal fatto che abbiamo sempre inteso le nostre attività locali e mondiali come la ‘nostra Solferino’. Qui a Solferino, la Croce Rossa è stata ideata. Qui, uno svizzero che nella vita non faceva il filantropo di professione si immaginava una società dedita al soccorso neutrale che potesse portare aiuto anche in un periodo di guerra restando però neutrale. C’è un’idea di rispetto dell’umanità prima di tutto”.
Come Vicepresidente ha conservato qualche immagine di questo difficile momento?
“Due immagini mi hanno particolarmente colpito. La prima è quella dell’equipaggio che trasporta in un’ambulanza con sirena una persona affetta fa Coronavirus totalmente intubata. I due operatori, con grande senso di umanità, gli dicono: ‘tranquillo, abbiamo messo la sirena per fare prima, stai bene, si risolverà tutto, pensa che all’ospedale ti cureranno’. Nel momento in cui lasciano il paziente in ospedale, si vede in loro una sofferenza psicologica. Ogni soccorso ti prova. Abbiamo infatti impiantato un desk di supporto psicologico. La seconda immagine è quella di un bambino alla finestra il quale, al passere di un’ambulanza, urla: ‘grazie, grazie, grazie!’. Dà il senso di quanta gratitudine hanno i cittadini per noi”.
A suo avviso, ci sarà più bisogno di solidarietà nel post Covid-19?
“Si, dopo la quarantena ce ne vorrà sicuramente di più. Ci troveremo a dover affrontare una crisi di carattere economico-sociale importante. Il fatto di pensare a chi a meno, a chi sta subendo un dolore ci faccia giocare il senso stesso di essere una comunità. L’immagine simbolo del prossimo periodo sarà la mascherina chirurgica: protegge gli altri ma non me stesso. Questa l’effigie di un altruismo necessario”.