La Seleçao Internazionale Sacerdoti Calcio è un’associazione composta da sacerdoti Italiani e di altri paesi, tutti con la passione per il calcio. Con il 2020 è al suo quindicesimo anno di attività ed ha già avuto modo di partecipare a oltre 482 manifestazioni in tutta Italia, attualmente la rosa dei giocatori è composta da 120 sacerdoti provenienti da tutta Italia, alcuni dei quali anche di nazionalità straniera.
LA SELECAO SACERDOTI CALCIODEVOTIO 2019. Un'iniziativa per unire la passione per il calcio di tanti sacerdoti all'impegno per la fratellanza e la costruzione della pace attraverso lo sport.
Pubblicato da Devotio su Martedì 19 febbraio 2019
Video di presentazione della squadra
L’obiettivo del fondatore Moreno Buccianti, ex calciatore e Tecnico collaboratore della F.I.G.C, è quello di radunare sacerdoti da tutta Italia e giocare le partite affrontando altre squadre che rappresentino varie fette della società odierna. La proposta fu accolta con favorevoli consensi, così da costituirsi in associazione No-Profit nel Settembre 2005 giocando la prima partita ufficiale di beneficenza ad Arluno (Mi). Lo scopo dell’Associazione è quello di aiutare le persone meno fortunate, promuovendo e partecipando a manifestazione di solidarietà a favore di altri enti su tutto il territorio nazionale.
L’obiettivo del progetto
“Il progetto di impegnare la propria immagine di ‘pastori d’anime’ in qualcosa che riesca al contempo a portare il Vangelo e le carità anche attraverso una partita di calcio, nasce dal desiderio unanime dei sacerdoti che hanno aderito a questa associazione, con lo scopo di incontrarsi, conoscersi e giocare insieme – racconta l’allenatore della squadra Moreno Buccianti -. Nel 2010 la prima trasferta in Palestina per l’incontro calcistico con la Nazionale Palestinese e da lì l’idea della costruzione del Campo di Calcio a Betlemme iniziato nel 2010 e terminato nel 2015. Nel 2012 abbiamo organizzato anche un Campus estivo ospitando a Follonica 30 bambini provenienti dalla Palestina che facevano parte della Football Academy, con il Presidente Padre Ibrahim Faltas e con il patrocinio della Federazione Calcio Palestinese. Nel 2011 abbiamo organizzato il Caìmpus in Palestina, insieme a ex calciatori come Marco Carrara, Mario Bortolazzi, Felice Centofanti, Marco Nappi, Fabio Lopez e Gennaro Ruotolo e abbiamo effettuato per una settimana degli stage in tutte le società che appartengono alla Football Academy allenando oltre 400 bambini”. “Questo progetto ci ha permesso di farci conoscere e far conoscere questa associazione e i suoi scopi benefici – sottolinea il Mister -. Ad oggi è attivo il sito web dell’associazione www.sacerdoticalcio.it e una pagina Facebook alla quale tutti possono far riferimento per le notizie concernenti l’attività, le iniziative e le varie manifestazioni a cui ha preso parte.
NEWS SELECAO : WORK IN PROGRES…..CI STIAMO PREPARANDO…!!!!!!!
Pubblicato da Seleçao Sacerdoti Calcio su Sabato 17 febbraio 2018
In campo con i sacerdoti durante un allenamento
La testimonianza di Don Walter Onano, vice presidente dall’associazione Selecao Sacerdoti Calcio
“La nostra figura di sacerdoti è messa in gioco costantemente nella vita quotidiana perché sono molteplici gli incarichi che proviamo a portare avanti in tutti i modi. Ognuno di noi, che si è avvicinato alla Seleçao in questi quindici anni, e si contano centinaia di sacerdoti, hanno sempre voluto rimarcare che la loro presenza, non è semplicemente una passione per uno sport, ma è anche la voglia di mettersi in gioco dentro una realtà che ha come parola d’ordine la solidarietà“.
La Chiesa è un luogo di comunità, ma anche il calcio è uno sport di squadra, dove però il sacerdote non è più la guida ma sottostà a delle regole anche lui. Come si vive il confronto e che spirito c’è?
“Si vive tutto con molta serenità e grande disponibilità. Abbiamo un forte senso di responsabilità in questo perché in fondo anche qui bisogna prestare un servizio e, tra l’altro, è proprio questa la similitudine tra il servizio che rendiamo nelle nostre parrocchie e il servizio che invece offriamo dentro il contesto di una squadra. Certo, quando siamo dentro il campo di calcio ci teniamo anche a vincere la nostra partita, quindi ciascuno si impegna al massimo per provare a conquistare la vittoria, ma lo facciamo con uno spirito diverso perché non si vince nulla ma l’idea è sempre quella di far vincere la solidarietà. É così che il nostro impegno entusiasma le persone che vengono a vedere la partita e che sostengono il progetto con le proprie offerte. Insomma, si crea sempre una bellissima atmosfera”.
Quanto conta lo sport per bambini negli oratori e nei centri sportivi?
“Lo sport ed in particolare quello di squadra è un veicolo straordinario per creare un’empatia con piccoli e giovani che in altre forme sarebbe difficile da raggiungere. Oggi anche per gli oratori, la pastorale giovanile nazionale, ha dato delle indicazioni ben precise, più a livello di formazione che di gioco, perché proprio quest’ultimo è una parte fondamentale per la formazione oltre che di aggregazione e divertimento. I ragazzi sono una ricchezza che bisogna coltivare oggi per aiutarli a proiettarsi bene nel futuro, un futuro che appartiene anche a noi e che bisogna costruire partendo dall’oggi. Loro hanno bisogno di stare insieme, è un’esigenza naturale perché gli amici rappresentano una seconda famiglia, per questo motivo negli oratori bisogna creare un luogo dello stare insieme con la possibilità di dare a tutti, quel senso della vita che forma la comunità e la società del domani”.
Ripresa delle attività post-quarantena: come si torna in Chiesa e negli oratori?
“É uno dei problemi che ci stiamo ponendo. Io sono responsabile regionale e di zona dell’agesci per gli scouts. Stiamo parlando da mesi di questa situazione, dal momento che tutti gli eventi sono stati annullati, ma i discorsi cominciano a cambiare, e stiamo valutando delle ipotesi di ripresa con i più piccoli. Bisogna avere la fantasia di inventarsi dei giochi che prevedano e permettano di non essere troppo vicini e soprattutto bisogna provare a giocare in ambienti principalmente all’aperto e se non fosse possibile bisogna scegliere degli ambienti al chiuso che permettano comunque il distanziamento sociale”.