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Condivisione e volontariato: le mille sigle dell’Italia solidale

Italiani sempre generosi, ma diminuiscono i potenziali donatori. Ricerca, in quattro anni in tanti hanno scelto di non donare

Il volontariato al tempo della crisi.  La meritorietà delle attività degli enti del Terzo settore viene riconosciuta anche attraverso la possibilità di accedere a benefici e agevolazioni. La riforma chiede agli enti maggiori responsabilità, più trasparenza e accountability. A fronte di un regime di vantaggio e di opportunità di sostegno dedicate. La galassia del volontariato, evidenzia il “Cantiere Terzo Settore”, si compone di un insieme di enti di carattere privato che agiscono in diversi ambiti. Un universo da migliaia di sigle Dall’assistenza alle persone con disabilità alla tutela dell’ambiente. Dai servizi sanitari e socio-assistenziali all’animazione culturale. Spesso gestiscono servizi di welfare istituzionale. E sono presenti per la tutela del bene comune e la salvaguardia dei diritti negati. Donatori abituali e donazione media in crescita, ma crollo verticale dei potenziali donatori. in quattro anni è raddoppiata la percentuale delle persone sensibili al Terzo Settore che ha scelto di non donare. A rivelarlo è una ricerca, realizzata da Emotional Marketing in collaborazione con Atlantis Company, azienda specializzata nel settore nonprofit.
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Volontariato 4.0

L’analisi – condotta su un campione rappresentativo di 1000 persone di età compresa tra i 18 e i 70 anni – è stata presentata a Reinventing, appuntamento annuale del fundraising. Dai dati emerge che, rispetto alla precedente rilevazione del 2019, i donatori abituali (persone che hanno effettuato più di una donazione in un anno) sono passati dal 17% al 19%. E che la donazione media è salita da 51 a 62 euro (+21%), ma anche che si è molto ristretto il bacino dei potenziali donatori, che sono passati dal 32% del 2019 al 14% del 2023. Una parte degli indecisi in questi anni ha scelto di sostenere cause benefiche, determinando un aumento in termini assoluti di donatori, numero di donazione e cifre donate. Ma una percentuale del campione decisamente più ampia ha definitivamente abbandonato l’idea di donare, passando dal 17% (2019) al 34% (2023). “Le grandi emergenze degli ultimi anni hanno inciso in modo significativo sul contesto socioeconomico del nostro Paese – ha sottolineato Francesco Quistelli, amministratore delegato di Atlantis Company – Pandemia, guerra, disastri naturali, crisi economica e climatica hanno polarizzato la società, anche riguardo alla propensione a sostenere cause benefiche. Durante la pandemia il mercato delle donazioni è cambiato.Volontariato

Donatori abituali

Il Terzo Settore ha risposto con tempestività ed efficacia all’emergenza. E questo è stato riconosciuto sia dai donatori abituali che da una parte degli indecisi, che per la prima volta ha scelto di sostenere un ente benefico. In questi anni, però, abbiamo assistito anche a raccolte fondi rivolte direttamente ai beneficiari. Senza la mediazione delle organizzazioni non profit, e queste iniziative si sono spesso rivelate inefficaci e non sempre trasparenti. Il clima di sfiducia generato da queste ultime ha coinvolto in parte anche il Terzo Settore e un’ampia parte dei potenziali donatori si è allontanata ulteriormente dall’idea di sostenere cause sociali. In questo quadro per le organizzazioni è fondamentale operare su più fronti”, ha concluso Quistelli. La ricerca analizza i criteri utilizzati dai donatori per scegliere le organizzazioni da sostenere. volontariato

Tutela dell’ambiente

Il fattore considerato prioritario è la trasparenza. I donatori utilizzano vari strumenti. Il 50% utilizza internet, ma rimangono importanti anche il passaparola (33%), il contatto diretto (31,6%), le informazioni diffuse attraverso pubblicità (20%), i social network (16,5%) e la stampa (16,5%). La scelta delle organizzazioni da sostenere è condizionata anche dal settore di intervento. Gli enti più scelti per le donazioni sono quelli impegnati nella ricerca contro malattie gravi (64,8%), seguiti da quelli attivi nel contrasto alla povertà(45,8%) e nella tutela dell’ambiente (45,8%). Rispetto alla rilevazione del 2019 emerge una forte crescita delle donazioni a favore delle organizzazioni impegnate in aiuti medico-sanitari (dal 3% delle scelte, si è passati al 42,9%). Ma anche delle donazioni indirizzate alla tutela dell’ambiente e all’assistenza ai poveri, che nel 2009 rappresentavano rispettivamente solo il 25% e 22% delle scelte.

Giornata

La prima Giornata dell’Associazionismo si è svolta a Roma. E ha visto la partecipazione di circa 250 persone del mondo delle associazioni, organizzazioni di volontariato e imprese sociali, oltre che rappresentanti delle istituzioni, il Forum Terzo Settore ha rivolto un appello al governo per la prossima legge di Bilancio. Serve più attenzione al welfare e alleggerimenti burocratici e fiscali per questo fondamentale comparto socio-economico. “Chiediamo di essere messi nelle condizioni giuste per continuare a operare a favore delle comunità. E di riuscire a cogliere gli aspetti più positivi introdotti dalla riforma del Terzo settore. Nella direzione di una maggiore trasparenza e inclusione” ha detto la portavoce Vanessa Pallucchi. “Il nostro Paese – ha proseguito – vive una profonda crisi sociale e partecipativa, troppo spesso piegato sul sentimento di paura. Cresce il disagio giovanile, l’impoverimento culturale, l’isolamento delle persone“.
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Ruolo del volontariato

Il ruolo del Terzo settore, allora, è ancora più cruciale per costruire coesione e fiducia nel futuro, creare spazi di democrazia. Per realizzare un’economia sana, producendo anche occupazione“. “Ma molte di queste realtà, soprattutto le più piccole, – ha sottolineato – da tempo portano avanti le loro attività in sofferenza. Spesso a causa della mancanza di politiche di sostegno adeguate, di oneri amministrativi e fiscali eccessivi. La prossima manovra è l’occasione per dare un segnale importante. In particolare riportando il Terzo settore in regime di esclusione Iva ed eliminando l’Irap. Una tassa che finisce per gravare più sul non profit che su aziende profit“.

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