Italia senza bambini (-30% in un decennio). Cause sociali e scientifiche delle culle vuote

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Ci sono cause sociali e scientifiche all’origine del crollo della natalità in Italia. In 12 anni sono diminuiti del 30% i nuovi nati. Il motivo principale del costante calo della natalità è la diminuzione delle donne in età fertile. A ciò si aggiunge la mancanza di adeguati sostegni socio-economici alla maternità. Secondo i dati Istat, se in Italia si fanno meno figli è innanzi tutto per l’invecchiamento della popolazione. Quindi il calo demografico che a partire dagli anni Ottanta svuota le culle.

Italia in calo demografico

“L’andamento demografico risente di un fatto immodificabile. Viviamo cioè nel periodo in cui è entrata in età fertile la generazione di donne nate tra il 1975 e il 1995. Un ventennio nel quale nacquero pochi bambini rispetto agli anni precedenti. Quindi la prima causa dell’attuale denatalità oggi è che ci sono in Italia meno donne che possono fare figli“, spiega il professor Rino Agostiniani. Vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip). E il trend statistico negativo, dunque, “proseguirà nei prossimi anni“. L’unico modo per rilanciare la natalità è quello di mettere in atto strategie. Risultate efficaci all’estero. Per facilitare le coppie a fare figli. Il modello francese punta sugli incentivi economici. Quello scandinavo, invece, investe sui servizi e assistenza alla maternità.

Decisione rimandata

In Italia sul fenomeno della culle vuote incide l’aumento dell’età in cui la donna partorisce il primo figlio. In media tra i 35 e 39 anni. Si rimanda la decisione e l’età avanzata diminuisce la fertilità. In prima linea contro l’infertilità è la ginecologa Angela Palumbo che da molti anni si dedica all’assistenza delle donne e delle coppie che desiderano avere un bambino. Nel tempo la scienza ha aumentato le proprie opportunità. Attraverso l’endocrinologia della riproduzione. La preservazione della fertilità. La chirurgia ginecologica minimamente invasiva. E l’assistenza alla gravidanza. A fondamento di questi progressi, sottolinea la professoressa Palumbo, ci sono l’alta formazione in costante aggiornamento, il particolare interesse alla ricerca, e i passi in avanti della tecnologia. Senza trascurare l’importanza del calore umano e dell’assistenza personalizzata.

Progressi scientifici

La professoressa Angela Palumbo si è laureata in Medicina e Chirurgia (1984) e specializzata in Ostetricia e Ginecologia (1988) all’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. E’ tra i maggiori esperti in Europa  di trattamento delle donne con infertilità. Ed è impegnata nella ricerca in questo campo, sia basica sia clinica. Con numerose pubblicazioni. Con i dipartimenti di Biologia Molecolare della Università de La Laguna e di Ostetricia e Ginecologia della New York University sta lavorando sul ruolo del sistema renina angiotensina ovarico nella patogenesi della sindrome dell’ovaio policistico. E sul ruolo dello stress ossidativo nell’infertilità. Svolge studi clinici sulle applicazioni della ecografia tridimensionale alla riproduzione umana. Per esempio sul conteggio automatico dei follicoli antrali. Il monitoraggio follicolare automatico. La sonoisterografia diagnostica e intraoperatoria. E l’utilizzo della ecografia 3D come guida per l’isteroscopia operativa.

Ricerca continua

Dopo la laurea alla Cattolica la professoressa Palumbo ha continuato la sua formazione negli Stati Uniti, alla Yale University. Conseguendo un dottorato di ricerca (Lalor Foundation). E un’ulteriore specializzazione in Ostetricia e Ginecologia (1986-1992). Successivamente ha completato una fellowship clinica in “Reproductive Endocrinology and Infertility” all’Università di Harvard. Ha mantenuto la collaborazione con la università di Harvard. In qualità di ricercatore associato dal 1994 al 1998. Si è trasferita a Tenerife. Dove ha inizialmente lavorato dal 1995 al 2003 all’Hospital Nuestra Señora de Candelaria. Come ginecologo del servizio sanitario nazionale. Nel frattempo ha conseguito un dottorato di ricerca al Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare dell’Università de La Laguna. Ottenendo il titolo di PhD nel 1998. Ha ottenuto la certificazione dall’American Board of Obstetrics and Gynecology nel 1996 (Obstetrics and Gynecology) e 1998 (Reproductive Endocrinology and Infertility). È membro dell’American College of Obstetrics and Gynecology (FACOG). È stata ricercatore associato della Yale University dal 2000 al 2006. E dal 2010 è professore associato del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia della New York University

Trend

La riduzione della natalità, evidenzia l’Istat, interessa tutte le aree del Paese, da Nord a Sud. Salvo rare e non significative eccezioni. Avere figli rappresenta sempre più una scelta posticipata. E in quanto tale, ridotta rispetto a quanti idealmente se ne desiderano. In Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata si è molto più prossimi al livello di rimpiazzo della sola madre (cioè a un figlio per donna) che non, idealmente, a quello della coppia di genitori (due figli). La fecondità si mantiene più elevata nel Nord del Paese, con 1,27 figli per donna ma in calo rispetto a 1,31 del 2019 (e a 1,44 del 2008). Nel Mezzogiorno scende da 1,26 a 1,23 (1,34 nel 2008). Mentre al Centro passa da 1,19 a 1,17 (1,39 nel 2008).

Giacomo Galeazzi: