Frammenti di Italia da scoprire e salvaguardare in un intreccio scolare di storia, natura, tradizioni, cultura, paesaggio. Da un forte cinquecentesco nella laguna di Venezia, Sant’Andrea, alla ex Casa del Fascio di Roma, in zona Settecamini, dove furono alloggiati i cittadini che lavoravano alla bonifiche laziali. Sono due dei siti in disuso che il Demanio invita a reinventare candidandoli il concorso internazionale di architettura e design urbano Reinventing Cities di C40, la rete dei sindaci contro la crisi climatica. C40 è una rete globale di 100 sindaci delle principali città del mondo che sono uniti nell’azione per affrontare la crisi climatica. Le città si impegnano a utilizzare un approccio inclusivo, basato sulla scienza e collaborativo per dimezzare la loro giusta quota di emissioni entro il 2030, aiutare il mondo a limitare il riscaldamento globale a 1.5°C e costruire comunità sane, eque e resilienti. L’Agenzia del Demanio partecipa all’iniziativa con quattro complessi immobiliari di proprietà statale e con il supporto al Comune di Milano e il Comune di Palermo per due siti di proprietà comunale. Oltre al Forte Sant’Andrea e all’ex Casa del fascio, sono in corso di pubblicazione gli avvisi per le manifestazione di interesse per riqualificare la Casa Madonna di Nicopeja, sempre a Venezia, un complesso di oltre 1300 metri quadrati con spiagge in parte accessibili dalla pista ciclabile e un’oasi naturalistica protetta. E l’ex caserma Perotti a Bologna, 58.000 metri quadri dove realizzare case per lavoratori e alloggi per studenti. Inoltre la Struttura per la Progettazione del Demanio supporta il Comune di Milano per la candidatura dell’ex scuola di Via Zama per progetti di housing sociale. E il Comune di Palermo per la candidatura dell’ex Chimica Arenella. Questo unico sito è descritto dal Demanio come un “un peculiare e significativo esempio di architettura industriale storica”, risalente all’inizio del Novecento, si affaccia su uno dei tratti più limpidi del mare siciliano, tra borgate marinare storiche. Sono appena stati presentati i concept di progettazione sui beni di proprietà statale. In una prima fase, verranno selezionate le migliori proposte progettuali, seguirà una seconda fase che consentirà di assegnare i beni in concessione, locazione o in vendita.
Italia da tutelare
Un patrimonio nazionale da tutelare anche attraverso una corretta ed efficiente amministrazione. Una “patente” dei responsabili unici del progetto negli appalti pubblici (Rup) per certificare gli oltre 160mila tra funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione che sono impegnati a gestirli in Italia. A proporla nel corso della conferenza regionale dell’Associazione nazionale dei responsabili unici del progetto (Assorup) per l’affidamento di contratti pubblici, che conta ad oggi circa ottocento associati presenti in circa cento province italiane. “Il Rup è una figura che esiste dal 1994 e che deve gestire gare di appalto per oltre 400 miliardi ogni anno – spiega il presidente Daniele Ricciardi – e noi vorremmo che questa figura professionale fosse certificata nelle sue competenze. E per questo abbiamo proposto una patente”. Al centro del convegno i temi legati a concessioni balneari e demanio marittimo, argomenti di estrema attualità che hanno coinvolto centinaia di lidi in tutta Italia. “Nelle concessioni balneari, per esempio, il Rup è molto importante – evidenzia Ricciardi – perché identifica le procedure e stabilisce le regole. E abbiamo deciso di affrontare questi temi perché riteniamo sia fondamentale che la pubblica amministrazione prenda decisioni. Contemperando tutti gli interessi in gioco. Il Rup è la figura che deve farsi carico di istruire la procedura, di capire verso quale indirizzo deve andare l’interesse pubblico”.
Protocollo per Roma
Interventi di miglioramento e tutela che riguardano anche la capitale. Una corsa contro il tempo per non farsi trovare impreparati dal Giubileo. “Dove si cerca di correre di più è naturalmente nella zona intorno al Vaticano, dove insiste l’opera più complessa affidata ad Anas: il sottovia di Piazza Pia (70 milioni), che consentirà la pedonalizzazione del percorso da Castel Sant’Angelo a San Pietro – riferisce il Sole 24 Ore-. Il cantiere è stato aperto lo scorso agosto, sono in corso i lavori per spostare due collettori fognari e sta per iniziare lo scavo del nuovo sottovia. L’obiettivo è concludere l’opera entro l’8 dicembre. Partiti anche i restyling del percorso Via Ottaviano-San Pietro (4 milioni) e di quello via Stazione San Pietro-Passeggiata del Gelsomino, mentre entro fine mese dovrebbero decollare i lavori per il sottopasso pedonale di via Gregorio VII. Ancora nel quartiere Prati, è cominciata la riqualificazione delle pavimentazioni storiche che dovrebbe concludersi entro l’estate. Sempre a inizio aprile è stato aperto il cantiere per riqualificare la piazza su cui affaccia la basilica di San Giovanni. Il cronoprogramma è rispettato”. Intanto “è stato firmato il protocollo d’intesa per la realizzazione degli interventi necessari all’ampliamento della Città Giudiziaria di Piazzale Clodio. Un atto che rinnova ed attualizza il precedente accordo siglato nel 2019 tra il Ministero della Giustizia, la Regione Lazio e Roma Capitale. Prevedendo il coinvolgimento diretto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che, attraverso il Provveditorato alle Opere Pubbliche ha predisposto il documento preliminare alla progettazione“, annuncia il Campidoglio. “La scelta di Roma di partecipare alla firma del nuovo protocollo e al costituendo tavolo tecnico con un proprio rappresentante – aggiunge il comune di Roma – deriva dalla necessità di presidiare in modo efficace un procedimento di grande rilevanza, la cui finalità pubblica non è mai stata in discussione, per cercare di governarlo e indirizzarlo verso soluzioni che siano il meno impattanti possibile su una zona di grande pregio ambientale come il Parco di Monte Mario“.
Ragioni di efficienza
Con questo obiettivo, sottolinea l’amministrazione capitolina, “Roma Capitale ha richiesto ed ottenuto l’inserimento, nelle premesse del testo del nuovo protocollo, di un passaggio molto sintetico ma di grande rilevanza, che va incontro alle richieste avanzate dalle Associazioni del Territorio, nel quale si specifica che il nuovo edificio a servizio della Città Giudiziaria. Il quale per ragioni di efficienza, efficacia ed economicità deve essere situato nelle immediate vicinanze delle attuali strutture di piazzale Clodio, dovrà essere realizzato minimizzando il consumo di suolo e privilegiando le aree già coperte, ossia asfaltate, inclusi il parcheggio e la stazione di servizio“. Prosegue il Campidoglio: “La nostra presenza al Tavolo Tecnico servirà per garantire che questo indirizzo venga effettivamente perseguito e che il progetto venga rivisto per adeguarlo alle indicazioni contenute nel testo del protocollo. Quello che faremo come Roma Capitale, subito a valle della firma del protocollo da parte del sindaco Roberto Gualtieri, sarà richiedere all’amministrazione del Demanio la consegna della area del Parco non interessata dall’intervento. Per metterla immediatamente a disposizione dei cittadini del quartiere”.