Interris.it ha intervistato Eugenia Carfora, preside della scuola Morano del Parco Verde di Caivano (in provincia di Napoli), una delle realtà socialmente più problematiche d’Italia.
Sos Parco verde
La professoressa Eugenia Carfora è la preside dell’istituto Morano di Caivano, alle porte di Napoli. La scuola si trova all’interno del Parco Verde, luogo divenuto tristemente noto per i gravissimi casi di degrado sociale e di devastazione ambientale della terra dei fuochi.
“Io non insegno al Parco Verde, io vado nel Parco Verde per apprendere e ascoltare bisogni. Io vado nel Parco Verde per portare quante più ragazze e ragazzi nel luogo delle meraviglie: ‘la scuola’. La scuola di tutti e per tutti, dove ciascuno deve avere la possibilità di utilizzare la potenza della cultura per godere della bellezza della vita”.
“Nei luoghi difficili il male penetra in silenzio, il male è benessere, il male ti aspetta ad ogni angolo e ti toglie il respiro e la libertà. In questo luogo è vietato lamentarsi, in questo luogo è vietato arrendersi. Bisogna operare senza se e senza ma. Bisogna andare avanti, bisogna utilizzare ogni espediente per incantare quelle ragazze e quei ragazzi e tentare di contaminare il territorio, con pazienza e regole”.
“Bisogna aprire i cancelli delle scuole, non bisogna perdere neppure un minuto in più. Bisogna suonare la carica della conoscenza e scongiurare ancora di più quelle disuguaglianze sociali che noi stessi alimentiamo senza sosta e con l’indifferenza imperante”.
Si rischia un’ istruzione di serie A e un’istruzione di serie B?
“Non conosco l’istruzione di serie A e serie B, conosco la forza della sapere che va difesa a tutti i costi e in tutti i luoghi, specie al Parco Verde di Caivano. E’ il caso che la scuola riaccenda i motori per aiutare, mai come adesso, a pensare, a partire dai più piccoli. Basta dare “oggetti” per quell’economia non etica e non solidale. La salute si preserva con l’istruzione, la sanità si preserva con l’istruzione, La giustizia si preserva con l’istruzione. L’istruzione è sacra e si può fare anche e semplicemente con uno sguardo ‘in presenza’ nella zona franca ‘la scuola’”.
“La paura di chi ha paura. Le decisioni di chi profitta della pandemia per lavarsi le mani delle sue responsabilità pregresse e che è ancora laggiù a dire semplicemente ‘chiudiamo le scuole’. La rassegnazione alle ingiustizie sociali e la potenza dell’altro ‘Stato’. La spasmodica ricerca del consenso di chi profitta dell’ignoranza voluta. In questo luogo il consenso non ha senso. Io non starò a guardare farò la mia parte finché avrò forza”.
In che modo?
“Stimolerò le mie ragazze e i miei ragazzi a pensare e a credere in quei saperi, quali vere vie della libertà, quali formule per superare anche il Covid-19. Voglio affrontare tutte le difficoltà pur di graffiare i muri dell’omertà e dare spazio alla responsabilità collettiva. Non voglio far finta di nulla. Quel nulla potrebbe lasciare indietro per sempre le mie ragazze e i miei ragazzi, ancora una volta”.
Quali priorità individua nella scuola attuale al tempo dell’emergenza sanitaria?
“Resistere, lasciare le luci accese notte e giorno. Essere là fisicamente e non lasciare nessuno solo. Far nascere il desiderio di cambiare il mondo, con ritrovata voglia del riscatto collettivo, con gli ingredienti di sempre: carità, determinazione, lealtà, legalità, giustizia, onestà rispetto,sacrificio, speranza, umiltà”.