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Taiwan, Uiguri, human rights. Berlino-Pechino: emergenze umanitarie sacrificate agli interessi commerciali

E' stato il cancelliere Olaf Scholz il primo leader Ue a visitare la Cina dal 2019. Una missione condotta in porto dal leader tedesco malgrado le polemiche e le resistenze dell'opinione pubblica in Germania e nel mondo

Gli interessi commerciali prevalgono sulle emergenze umanitarie. L’Onu ha deciso di non discutere della situazione dei diritti umani nello Xinjiang. La regione cinese è da anni al centro delle denunce di crimini contro l’umanità portate da Amnesty International. E da altre organizzazioni per i diritti umani. “In questo modo le Nazioni Unite hanno assunto una posizione farsesca”, avverte Agnés Callemard. Aggiunge la segretaria generale di Amnesty International: “Il recente rapporto sullo Xinjiang dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani è stato un importante passo avanti nell’affrontare i crimini contro l’umanità. E altre gravi violazioni dei diritti umani commessi dal governo cinese nello Xinjiang. Poi però l’Onu ha fatto due passi indietro”.interessi

Approccio aggressivo

Quanto accaduto all’Onu non è un caso isolato. E’ stato il cancelliere Olaf Scholz il primo leader Ue a visitare la Cina dal 2019. Una missione condotta in porto venerdì scorso dal leader tedesco. Malgrado le polemiche e le resistenze dell’opinione pubblica in Germania e nel mondo. Gli accordi economici. quindi, hanno avuto la meglio sulle preoccupazioni. E sull’allarme suscitato dall’approccio sempre più aggressivo di Pechino verso Taiwan. Dalle violazioni dei diritti umani ai danni degli uiguri. Nonostante ciò Scholz si è recato a Pechino a capo di un gruppo di industriali. Con un tempismo discutibile per i suoi critici. Un successo per la diplomazia cinese a pochi giorni dalla riconferma per altri cinque anni di Xi Jinping alla guida della superpotenza asiatica.

Interessi economici

Anche il ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, ha chiesto un cambio di passo nel rapporto con il gigante asiatico. “La politica cinese è cambiata enormemente negli ultimi anni. E quindi anche la nostra politica verso la Cina deve cambiare“, sottolinea. Avvertendo che la Germania deve imparare una lezione dal proprio rapporto con la Russia. E cioè a non essere mai più dipendente da Paesi che non condividono i valori di Berlino. Parole, queste, riecheggiate anche dal presidente ed ex ministro degli Esteri tedesco. Franck-Walter Steinmeier ha ammesso errori nei legami con Mosca negli ultimi anni. A soli tre giorni dalla visita di Scholz a Pechino, Steinmeier è volato a Tokyo. Per incontrare il primo ministro giapponese, Fumio Kishida. I due leader hanno ribadito il mantenimento della linea dura con Mosca per l’invasione dell’Ucraina. E hanno condiviso le preoccupazioni per la crescente presenza militare cinese nella regione.

Macchina diplomatica

Archiviato il ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, la Cina sta, intanto, rimettendo in moto la propria macchina diplomatica. Rinsaldando i rapporti con partner storici e partiti affini al Pcc. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha visitato Pechino il 4 novembre. Una visita di 24 ore complicata dalle polemiche in Germania sul rapporto con la Cina. E dalla necessità di mantenere i legami con la seconda economia del pianeta. La visita si è svolta a pochi giorni dal via libera all’acquisizione di una quota del 24,9% nel porto di Amburgo da parte del gigante dello shipping cinese, Cosco. E sull’onda delle preoccupazioni che riguardano appunto le mire di Pechino su Taiwan. E i diritti umani negati agli uiguri.

interessi

Cooperazione

Scholz, quindi, è stato il primo leader occidentale a mettere piede a Pechino dall’inizio della pandemia di Covid-19. E nel corso della visita ci sono stati “scambi approfonditi di opinioni sulle relazioni tra Cina e Germania. Tra Pechino e l’Europa. Sulle dinamiche globali e sulla governance“. Un’occasione per accrescere la fiducia politica reciproca. E per rafforzare la cooperazione tra Cina e Germania. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian ha illustrato i contenuti degli incontri. Al tavolo Scholz, il presidente cinese, Xi Jinping. E il primo ministro, Li Keqiang. Un’opportunità per dare nuovo slancio alla partnership strategica complessiva tra i due Paesi. Il giorno prima di Scholz, Xi ha accolto a Pechino il suo omologo vietnamita, Nguyen Phu Trong. Col segretario generale del Partito Comunista del Vietnam, il leader cinese si è impegnato per il mantenimento di una stabile “supply chain” con il Paese del Sud-Est asiatico. Poco dopo è atterrato a Pechino il presidente pakistano, Shehbaz Sharif. Intenzionato a riprendere le discussioni sul Corridoio Economico Cina-Pakistan. Il maxi-progetto da 65 miliardi di dollari di investimenti che rappresenta uno degli snodi più importanti dell’iniziativa “Belt and Road“. La Nuova Via della Seta, lanciata da Xi nel 2013.

Ucraina

Il portavoce di Scholz, Steffen Hebestreit, ha sottolineato che sono stati discussi tutti gli aspetti delle relazioni con la Cina. Incluse le tensioni in Asia orientale. Il tema dei diritti umani. E la posizione di Pechino rispetto al conflitto in Ucraina. Ma la rassicurazione di un raccordo con gli alleati occidentali non sembra convincere chi ritiene che Berlino voglia procedere da sola nel perseguimento dei propri interessi. Piuttosto che agire insieme agli altri membri dell’Unione Europea. Un’impressione che si è fatta strada soprattutto dopo il via libera a un fondo da 200 miliardi di euro. Per proteggere imprese e consumatori dal caro bollette per l’impennata dei prezzi del gas.

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