L’intelligenza artificiale (IA) è un tema scottante che negli ultimi decenni appartiene sempre maggiormente alla nostra quotidianità. Lo stesso smartphone che fino a un ventennio fa serviva solo per chiamare o per lo scambio di messaggi, ora è sempre più permeato da logiche dettate da algoritmi, che si avvalgono di questa intelligenza, definita anche aumentata. Si tratta di una scoperta che ha aperto nuovi scenari, offrendo molte possibilità in più, ma che come tutti i mezzi, se non utilizzata nel corretto modo, può avere degli effetti controproducenti.
L’intervista
L’intelligenza artificiale può essere utilizzata per mettere in scena delle vere e proprie truffe che nella maggior parte dei casi colpiscono la fascia più fragile della popolazione. Interris.it ne ha parlato con il professore Guido di Fraia, prorettore all’Innovazione e Intelligenza Artificiale della Iulm (Università di Comunicazione e Lingue), nonché fondatore del Laboratorio di Intelligenza Artificiale dello stesso ateneo.
Professore, come definirebbe l’intelligenza artificiale?
“A differenza di quanto si creda, si tratta di tecnologia che possiede già un passato, in quanto risale allo scorso secolo, ma che la maggioranza delle persone ha conosciuto solo recentemente. L’IA è uno strumento che consente di elaborare dati in maniera molto rapida e che per possiamo immaginare composta da tre mattoncini. Il primo permette di riconoscere le immagini, il secondo di analizzare, comprendere e generare il linguaggio e il terzo di analizzare i dati. L’insieme di queste componenti la rendono una tecnologia generalista che sempre di più si applicherà a tutti gli ambiti umani, fornendo delle grandi innovazioni”.
Quando questo strumento ha iniziato a spaventare?
“In realtà non c’è un momento in cui questo accaduto, ma da sempre l’uomo nutre nei confronti dell’intelligenza artificiale un giustificabile timore. Le cause di questo sentimento vanno ricondotte al fatto che da molti decenni è arrivata nel nostro immaginario tramite i film e i libri di fantascienza che ce l’hanno raccontata sotto forma di robot umanoidi e di sistemi, capaci di prendere il controllo sull’umanità stessa. Come accade per tutte le tecnologie, l’intelligenza artificiale apre nuovi scenari con grandi opportunità di innovazione, ma allo stesso tempo comporta anche dei rischi. Questa sua doppia faccia è dovuta al fatto che è l’uomo a decidere con che fini utilizzarla”.
In questi mesi si parla di anziani, oggetto di truffe telefoniche, prodotte tramite l’intelligenza artificiale. Come avviene tutto ciò?
“Ad oggi, bastano pochi campioni di una voce per clonarla e per riprodurla a proprio piacimento. Da qui le truffe che leggiamo nei giornali di anziani che pensano di parlare al telefono con una persona cara in pericolo che chiede dei soldi, ma che in realtà sono oggetto di organizzazioni criminali, o semplicemente di balordi il cui unico scopo è quello di estorcere denaro. Stessa cosa accade quando vengono clonate le voci di personaggi noti che tramite una telefonata chiedono una donazione per una fondazione benefica”.
A livello governativo si può fare qualcosa per evitare tutto ciò?
“Purtroppo no, in quanto l’intelligenza artificiale, come tutte le altre tecnologie, è un bene comune alla portata di chiunque abbia delle specifiche competenze. Questo aspetto, che di per sé è positivo, diventa un’arma a doppio taglio in quanto l’intelligenza artificiale può essere utilizzata anche da chi se ne serve con dei fini non del tutto ortodossi e che a volte hanno conseguenze molto più gravi di una semplice truffa telefonica”.
A cosa si riferisce?
“Nei prossimi due anni, il 75% dei Paesi occidentali andrà alle elezioni e il più grosso pericolo che incombe sono le fake news e le campagne di informazione che si possono generare con l’intelligenza artificiale per orientare il pensiero e il voto degli elettori. Tali comportamenti non sono solo frutto di una mera menzogna, ma potrebbero anche compromettere e decidere le sorti di un Paese”.
Come ci si può proteggere da queste truffe?
“La prima arma in nostro possesso è aumentare la consapevolezza del rischio, anche tramite i principali canali di comunicazione che hanno l’obbligo di informare, senza però mai demonizzare questa innovazione, senza la quale tra qualche anno non potremmo fare nulla. É indispensabile diffidare da chi chiede soldi, o qualsiasi dato sensibile via telefono, non prendere decisioni affrettate, ma confrontarsi sempre con delle persone care, più avvezze alla tecnologia. Sono infatti convinto che solo una giusta propaganda può davvero tutelarci da ogni tipo di truffa”.