Infanzia violata: da Gaza all’Afghanistan, dal Sudan all’Ucraina. In occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la fondazione Cesvi inaugura in Sicilia la quinta Casa del Sorriso italiana. La nuova struttura di accoglienza è situata a Siracusa in zona Zecchino vicino al difficile quartiere di Mazzarona. Madrina dell’inaugurazione è stata la cantante Alexia, da molti anni vicina alla Ong. Mentre Amadeus ha inviato un messaggio: “Volevo fare i complimenti a voi e a Cesvi. Grande obiettivo raggiunto con l’apertura della terza casa del Sorriso (nel sud Italia) a Siracusa. Dopo quelle di Bari e Napoli. Con il contributo de I Soliti Ignoti dell’anno scorso che è andato a buon fine”. La struttura rientra nel Programma Case del Sorriso mira a promuovere i diritti dei bambini e delle bambine. E a prevenire povertà educativa e trascuratezza. Aiutando minori e familiari. In Italia Cesvi ha sostenuto attraverso i suoi interventi e progetti a favore dell’infanzia più di 2.470 beneficiari, di cui 1.660 minori nel 2022. Mentre nei primi 6 mesi del 2023 sono 1392 le persone supportate e di queste 968 sono minori. Il Programma Case del Sorriso è una realtà attiva da oltre 20 anni in diverse aree del mondo, in Africa, America Latina e Centrale, Asia. Spingendosi negli ultimi anni anche nei teatri delle più gravi emergenze umanitarie.
Allarme infanzia
“E’ bene ricordare le tante situazioni che non permettono ancora oggi, a migliaia di bambini nel mondo, di veder garantiti i propri diritti- afferma Roberto Vignola, vicedirettore generale di Cesvi-. Una di queste, in tema di maltrattamento, è quella che riguarda le Regioni del Sud, dove la situazione è caratterizzate da un’alta concentrazione di fattori di rischio. Con le Case del Sorriso vogliamo dare ai bambini un luogo sicuro dove possano sentirsi accolti, vedere rispettati i loro diritti fondamentali, creare opportunità per il futuro loro e dei loro genitori. Dopo l’apertura delle nostre strutture a Bari e Napoli, siamo felici di poter dare il nostro contributo anche in Sicilia a Siracusa. Con una Casa del Sorriso che desidera aprire le porte di un futuro ricco di possibilità per tutti i minori e le famiglie bisognose del territorio”. Intanto l’Unicef Italia quest’anno dedica l’odierna Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza al diritto alla pace. E lancia il brief “Bambini tra guerre ed emergenze dimenticate”, con un focus su Palestina/Israele, Haiti, Siria, Sudan, Ucraina e Yemen. In tutto il mondo, gli attacchi ai bambini continuano senza sosta. Più di 400 milioni di bambini vivono in aree di conflitto. Secondo le Nazioni Unite, tra il 2005 e il 2022, almeno 120.000 bambini sono stati uccisi o mutilati dalle guerre nel mondo, una media di quasi 20 al giorno. I conflitti sono responsabili dell’80% di tutti i bisogni umanitari e stanno interrompendo l’accesso ai beni di prima necessità, come il cibo e l’acqua. E stanno costringendo le persone alla povertà estrema.
Mappa del disagio
Alcuni dati dei sei paesi considerati nel Brief: dal 7 ottobre al 15 novembre, secondo le notizie che ci arrivano, nella Striscia di Gaza sono stati uccisi 4.609 bambini e feriti oltre 9 mila. In Israele, sono stati uccisi 33 bambini. Le donne e i bambini rappresentano due terzi delle morti segnalate. In Ucraina, a causa di oltre 2 anni di guerra, la vita dei bambini è a rischio. All’8 ottobre, più di 1.750 bambini hanno perso la vita o hanno riportato ferite. Di cui oltre 560 bambini uccisi e quasi 1.200 feriti, soprattutto a causa dei bombardamenti. In Siria, dopo oltre 12 anni di conflitto necessitano d’assistenza 15,3 milioni di persone (quasi il 70% della popolazione). 7 milioni di bambini, 2,6 milioni di persone con disabilità, 5,3 milioni di sfollati interni; in Yemen oltre 8 anni di conflitto hanno devastato la vita di milioni di bambini. 21,6 milioni di persone, fra cui 11,1 milioni di bambini, necessitano di una o più forme di assistenza umanitaria. In Sudan la guerra sta mettendo seriamente a rischio la salute e il benessere dei 24 milioni di bambini sudanesi. Tre milioni di bambini sono stati costretti a sfollare, rappresentando la più grande crisi di bambini sfollati al mondo. Ad Haiti circa metà della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria, compresi quasi 3 milioni di bambini, vittime di una complessa storia di povertà, instabilità politica e rischi naturali.
Lotta per la vita
I bambini, afferma Unicef, “stanno sopportando il peso di un mondo in crisi, con milioni di persone che lottano per sopravvivere. I conflitti e le crisi in una parte del mondo possono avere un impatto sulla vita dei bambini a migliaia di chilometri di distanza. I bambini non iniziano i conflitti e non hanno il potere di fermarli. Hanno bisogno che tutti noi mettiamo la loro sicurezza in primo piano e che immaginiamo un futuro in cui siano in salute, vivano in sicurezza e istruiti. Nessun bambino merita di meno”. Migliaia di rifugiati afghani rientrati nel proprio paese dal Pakistan nelle ultime settimane sono ad altissimo rischio di contrarre gravi malattie, che si stanno diffondendo rapidamente. Tra cui la dissenteria acuta, altamente contagiosa e pericolosa. Save the Children sottolinea che nell’ultimo mese sono stati segnalati presso le proprie strutture sanitarie oltre 3mila casi di infezioni respiratorie acute e 1.200 casi di diarrea nei bambini. Il problema è dovuto al fatto che le famiglie hanno un accesso limitato o nullo all’acqua pulita per bere e lavarsi. E che le persone sono costrette a defecare all’aperto a causa della mancanza di servizi igienici.
Oppressione
Secondo le Nazioni Unite, dall’1 ottobre sono rientrate in Afghanistan dal Pakistan circa 286.000 persone, di cui 139.000 solo a novembre. Dopo che il Pakistan ha annunciato che tutti gli stranieri privi di documenti avrebbero dovuto lasciare volontariamente il Paese entro il 1° novembre, pena la deportazione. La stragrande maggioranza, l’80%, delle persone che rientrano in Afghanistan sono donne e bambini: 1 bambino su quattro è sotto i cinque anni e oltre il 60% dei minori ha meno di 17 anni. Secondo Save the Children, molte famiglie di rimpatriati non hanno un posto dove vivere, né soldi per il cibo, e sono ospitate in rifugi di fortuna, in una situazione disperata e in continuo peggioramento. Le gravi infezioni respiratorie sono probabilmente dovute alla prolungata esposizione alle tempeste di polvere, ai rifugi chiusi e fumosi, al contagio dovuto alla vicinanza di altre persone malate e al freddo estremo. Dato che molte famiglie hanno viaggiato verso l’Afghanistan in camion aperti e sovraffollati. “La folla a Torkham è opprimente. Non è un luogo per bambini e donne. Di notte fa freddo e i bambini non hanno vestiti caldi. Ci sono anche pochi servizi igienici e l’acqua potabile è scarsa. Abbiamo bisogni di almeno un rifugio adeguato”, ha raccontato Sharifa, 20 anni, che è recentemente tornata in Afghanistan.
Misure preventive
“In questa tenda, con la nostra famiglia, ci sono mia nuora e mio nipote di 18 mesi. Mio nipote ha bisogno di vestiti caldi e di un riparo. Tuttavia, abbiamo trascorso quattro notti all’aperto senza nemmeno una tenda. Mia figlia Farzana si è ammalata a causa del freddo e ora ha febbre e raffreddore”, ha detto Shireen, 40 anni, che si trova in un campo dopo essere tornata in Afghanistan. “Le condizioni di salute dei bambini non sono buone, la maggior parte ha dolori allo stomaco. A causa della mancanza di acqua pulita e di strutture igieniche adeguate, non possono lavarsi le mani in modo corretto. Non ci sono servizi igienici puliti e questi bambini non ricevono pasti regolari e adeguati“, ha dichiarato la dottoressa Fahima, 38 anni, medico di Save the Children. “Se rimarranno qui per un periodo più lungo o se la situazione persisterà e il clima diventerà più freddo. Ci saranno molti rischi per la salute dei bambini. Di notte la temperatura scende parecchio ed è difficile garantire il benessere dei più piccoli all’interno delle tende. Questo può influire negativamente sulla salute del bambino e della madre. È urgente distribuire vestiti caldi ai bambini e beni necessari. Come assorbenti e biancheria intima per le giovani donne. E altri articoli essenziali per ridurre i rischi per la salute di donne e bambini”.
Task force
Save the Children Afghanistan ha attivato una squadra sanitaria mobile per fornire servizi sanitari, nutrizionali e psicosociali alle famiglie di ritorno dal Pakistan e ha costruito 10 servizi igienici separati per genere. Per garantire che le famiglie non defechino all’aperto. L’organizzazione sta anche fornendo acqua potabile pulita e sicura attraverso circa 20 stazioni idriche. E sta allestendo spazi a misura di bambino, per garantire loro un’area sicura mentre le loro famiglie si occupano dei documenti necessari al rientro. “L’aumento dei casi di infezioni respiratorie acute e diarrea rappresenta un motivo di grande preoccupazione. Con il continuo afflusso di persone, aumentano le sfide associate alla fornitura di acqua e strutture igieniche adeguate, in particolare per le famiglie e le bambine. Soluzioni complete e sostenibili sono necessarie per affrontare la potenziale crisi sanitaria. E garantire il benessere della popolazione in arrivo”, ha dichiarato Arshad Malik, direttore nazionale di Save the Children in Afghanistan.
Protezione
“Queste famiglie ritornano in Afghanistan praticamente senza nulla. E si trovano ad affrontare una triste realtà. In netto contrasto con la stabilità di cui hanno disperatamente bisogno. Oltre alla crisi umanitaria esistente, l’inverno imminente richiede assistenza immediata. Il Paese non può far fronte a un afflusso massiccio di persone, senza un sostegno collettivo“. Save the Children sostiene le comunità. E protegge i diritti dei bambini in tutto l’Afghanistan dal 1976, anche durante i periodi di conflitto e i disastri naturali. L’organizzazione ha programmi in nove province e lavora con partner in altre sette province. Dall’agosto 2021 sta incrementando il proprio intervento, per sostenere il numero crescente di bambini in difficoltà. Sta fornendo assistenza sanitaria, nutrizione, istruzione, protezione dell’infanzia. Oltreché alloggi, acqua, servizi igienici e igiene e sostegno ai mezzi di sussistenza.