Climate change e crisi alimentari: gli indigenti pagano il prezzo maggiore

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Emergenza-indigenti tra climate change e carenza di cibo. Allarme per gli eventi meteorologici estremi. E per le conseguenze del cambiamento climatico, E cioè la siccità, lo scioglimento dei ghiacci o la deforestazione. La situazione continuerà a peggiorare soprattutto in America Latina e nei Caraibi. Con ripercussioni sulla salute, lo sviluppo e l’approvvigionamento alimentare. A confermarlo è l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Attraverso il rapporto Onu dal titolo “Lo stato del clima”. Emergono le “profonde ripercussioni” del cambiamento climatico sugli ecosistemi. Sulla sicurezza alimentare e idrica. Sulla salute delle persone e sulla lotta alla povertà.

Sos indigenti

Si prevede un “peggioramento degli impatti” sulle popolazioni. Poiché l’atmosfera e gli oceani continuano a cambiare rapidamente. La fornitura di cibo e acqua sarà alterata. Verranno esposti a rischi crescenti i Paesi e le città. Così come le infrastrutture necessarie per sostenerli. Ne risentiranno negativamente la salute, il benessere delle persone, gli ecosistemi naturali. Nell’ultimo anno è proseguita la tendenza al riscaldamento. Il tasso medio di aumento delle temperature è stato di circa 0,2 gradi centigradi per decennio tra il 1991 e il 2021. Rispetto a 0,1 gradi per decennio tra il 1961 e il 1990. I ghiacciai delle Ande tropicali hanno hanno perso almeno il 30% della loro superficie dal 1980. Il livello del mare nella regione ha continuato a salire. A un ritmo più rapido che a livello mondiale. La stagione degli uragani atlantici del 2021 è stata la terza più attiva mai registrata nel bacino. Con 21 tempeste (inclusi sette uragani). Nel 2021 le precipitazioni estreme hanno accumulato valori record in molte zone. Causando inondazioni e smottamenti.

Haiti (Fonte: Unicef Italia)

Insicurezza alimentare

La deforestazione nella foresta pluviale amazzonica brasiliana ha raggiunto il livello più alto dal 2009. Nel 2021, il 22% in più di superficie di foresta è andato perduto rispetto al 2020. Secondo le Nazioni unite, la guerra in Ucraina potrebbe aumentare di 47 milioni il numero di persone che affrontano un’insicurezza alimentare acuta quest’anno. L’accordo sul grano firmato tra Russia e Ucraina, facilitato da Onu e Turchia, ha lo scopo di mitigare la crisi. Ma non è chiaro quanto rapidamente ed efficacemente si tradurrà in grano che lascerà i porti ucraini. E raggiungerà le persone affamate.

Allarme infanzia

Il Washington Post ha stilato una lista dei cinque Paesi maggiormente colpiti dalla carenza di grano. Nigeria, Somalia, Etiopia, Egitto e Yemen. In particolare la Nigeria, il Paese più popoloso dell’Africa, dipende fortemente dal grano importato. Costituisce una grande parte della dieta. Ma solo l’1% del grano consumato annualmente viene prodotto a livello nazionale. Circa il 43% dei nigeriani vive al di sotto della soglia di povertà. La malnutrizione e l’insicurezza alimentare hanno frenato la crescita di oltre un terzo dei bambini di età inferiore ai 5 anni. Secondo le statistiche del governo.

Hunger Hotspots

La guerra in Ucraina ha aggravato altri fattori che alimentano la fame. Tra cui un’insurrezione nel nord-est. E una previsione di precipitazioni al di sotto della media nella cintura centrale del paese. E nelle regioni meridionali. La Nigeria era tra una manciata di nazioni classificate al livello di allerta più alto. Nell’ultimo rapporto dell’Onu “Hunger Hotspots”. Entro agosto dovrebbe raggiungere quasi 1,2 milioni il numero di persone in Nigeria incluse nella categoria “emergenza”. Nel sistema internazionale di classificazione dell’insicurezza alimentare.

Giacomo Galeazzi: