Sos libertà di informazione: un’emergenza planetaria

L'India impone a YouTube di bloccare un documentario australiano. Reportage della televisione Abc sugli espatriati controllati dalle spie

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Foto di Gino Crescoli da Pixabay

Nel mondo la libertà d’informazione regredisce. Ne è un esempio il diktat indiano sugli espatriati. Con una ordinanza del ministero per l’informazione e le trasmissioni, l’India ha ordinato a YouTube di non consentire la visione di un documentario della televisione pubblica australiana Abc. Il reportage rivela il presunto ruolo del governo Modi nel prendere di mira la diaspora indiana attraverso le agenzie di intelligence. Il documentario, intitolato “Infiltrating Australia – India’s Secret War”, fa parte della seguita serie “Four Corners”. Riporta le testimonianze di numerosi espatriati indiani, in gran parte di origine sikh, che rivelano di essere stati oggetto di attenzione da parte di spie indiane. Il direttore delle news della Abc, Justin Stevens ribadisce di “appoggiare pienamente il contenuto dell’inchiesta”. Il documentario, caricato su YouTube, è stato geobloccato dalla piattaforma dopo la richiesta di Delhi. L’informazione è un bene comune globale, indispensabile per “aprire un dialogo all’interno e tra le nostre società”. Quindi migliorare lo status della libertà di stampa è fondamentale per il mandato dell’Unesco. L’obiettivo è  incoraggiare il libero flusso di idee utilizzando le parole e le immagini come strumento di promozione per la pace e il dialogo.

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Foto di Levi Meir Clancy su Unsplash

Diritto- informazione

Il World Trends Report svolge un compito speciale. Analizzando il ruolo del giornalismo come bene pubblico. Vengono approfondite le tendenze globali in materia di libertà dei media, pluralismo dei media e indipendenza. Incluse le tendenze in materia di sicurezza dei giornalisti. A ciò si aggiungono le questioni della disinformazione e la relativa sfida della trasparenza della Rete. Ne deriva l’attenzione al ruolo del pubblico e la conseguente necessità di mezzi d’informazione e di alfabetizzazione ai fini della salvaguardia del pluralismo. La libertà di espressione e lo sviluppo dei media si configurano, dunque, come un’emergenza globale.L’Onu riconosce che la libertà di espressione è sia un diritto umano fondamentale che un abilitatore di altri diritti. Per questo l’Unesco “collabora ogni giorno con i governi, i media, le piattaforme online e tutti gli attori dell’economia dell’informazione“. È con questo spirito che viene pubblicato il rapporto Unesco sulle tendenze mondiali in materia di libertà di espressione e sviluppo dei media. La missione del World Trends Report è monitorare, in stretta collaborazione con altri organismi delle Nazioni Unite e altre organizzazioni attive in questo campo, lo status della libertà di stampa e della sicurezza dei giornalisti. Per poi riferire sugli sviluppi in questi settori alla conferenza generale”. Ad allarmare è la comprensione del ruolo del giornalismo come bene pubblico. A rischio, infatti, è una componente chiave della più ampia “concettualizzazione dell’informazione come bene pubblico”. Il riferimento è alle tendenze della libertà nei media, al pluralismo, all’indipendenza e alla sicurezza dei giornalisti. Per contrastare le minacce alla libera informazione bisogna prima studiarle e comprenderle. E così l’Unesco agisce come osservatore globale. Cooperando in particolar econ il programma Multi-Donor sulla libertà di espressione e la sicurezza dei giornalisti.

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New Delhi, in India. Foto di Junaid Ahmad Ansari su Unsplash

Libertà negata

Il giornalismo indipendente favorisce l’interesse pubblico rispetto ai programmi politici, commerciali o di fazione. Ma oggi è più che mai in pericolo. La rapida erosione dei modelli di business alla base della sostenibilità dei media ha aggravato la crisi della libertà e della sicurezza dei giornalisti di tutto il mondo. “La risposta globale a queste sfide nel prossimo decennio sarà decisiva per la sopravvivenza di una sfera pubblica democratica“, avverte l’Unesco. In appena un lustro l’85% della popolazione mondiale ha subito un calo della libertà di stampa nel proprio Paese. Anche in nazioni con una lunga tradizione di salvaguardia del giornalismo libero, le trasformazioni finanziarie e tecnologiche hanno costretto a chiudere i notiziari. Soprattutto quelli che servono le comunità locali. Con i lettori e i mercati pubblicitari proiettati sempre più verso il mondo digitale, in un decennio i ricavi pubblicitari per i giornali sono crollati di quasi la metà. Si moltiplicano, quindi, le minacce che pesano sui media, dalla fragilità finanziaria agli attacchi nei confronti della libertà di stampa.

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Foto di Roman Kraft su Unsplash

Informazione a rischio

Sempre più in pericolo è anche la sicurezza dei giornalisti. Il rapporto Unesco sottolinea la natura unica della questione. Dimostrando che, nei Paesi interessati, la violenza contro i giornalisti non può essere semplicemente spiegata con il tasso complessivo di omicidi o d’impunità per i crimini violenti in generale. Il report evidenzia inoltre le nuove declinazioni dell’informazione negata. Come per esempio lo sviluppo della violenza online e di quella specificamente rivolta verso le donne giornaliste. La sfida di tutelare la libertà di stampa e d’informazione fa riferimento poi a molte questioni sorte con l’avvento del digitale. Come la regolamentazione del discorso online, che, se non accuratamente definito ed equilibrato, può mettere in pericolo la libertà di espressione. “C’è anche la questione del crescente ruolo delle piattaforme online e dei loro algoritmi, che sono spesso non trasparenti quando si tratta di accesso alle informazioni, nonostante la diffusione di false informazioni e discorsi d’odio”, sottolinea l’Unesco. Un tema rilevane fa riferimento anche all’indipendenza editoriale, che spesso è correlata a una mancanza d’indipendenza finanziaria. La sostenibilità economica dei media è a rischio. In un quinquennio i ricavi pubblicitari globali dei quotidiani si sono dimezzati. Sono cinque le piattaforme digitali che raccolgono oltre la metà del totale dei ricavi pubblicitari. Ciò spinge i media a cercare nuovi modelli economici per sopravvivere.

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Foto: UN Photos / Vinay Panjwani

Windhoek

I rilievi sull’informazione negata  sono al centro della Dichiarazione Windhoek+30, adottata in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa. I principi di libertà, pluralismo e indipendenza vengono riaffermati dall’Unesco per riflettere le esigenze e rispondere alle sfide contemporanee in materia di libertà di stampa. Occorre richiamare l’attenzione, infatti, sui principi della sostenibilità dei media, della trasparenza delle società di Internet. Sull’alfabetizzazione mediatica e dell’informazione. Si tratta di elementi chiave necessari per affrontare le sfide che si pongono oggi nel panorama dei media e dell’informazione. Ragionando su questi sviluppi, il rapporto Unesco segnala l’importanza di rivalutare il nostro modo d’intendere, salvaguardare e misurare la libertà di stampa e lo sviluppo dei media.  La liberalizzazione e la promozione delle riforme per la libertà di stampa è diventata sempre più essenziale. “Ma presa singolarmente non ci dà un modello per affrontare le attuali sfide del mondo della comunicazione – avverte l’Unesco-. Il rischio significativo è che il futuro dei media sia determinato da interessi, sistemi e tecnologie. Senza dare priorità ai diritti umani, alla democrazia e allo sviluppo sostenibile come loro principale ragion d’essere”. Si tratta di principi che richiedono “una costante valutazione e rivalutazione”, in modo da essere sempre adattati e rinnovati.