Mappatura della legalità
Gli incrementi maggiori nel numero degli enti gestori di beni confiscati ai clan si sono registrati in Puglia +108% e Lazio +82%. Significativo il caso della Sardegna. Passata da un soggetto gestore del 2016 agli 8 di quest’anno. Libera ha ricostruito anche la tipologia degli immobili gestiti. il 41% riguarda soprattutto appartamenti. Il 21% ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale. Il 17% terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze immobiliari). Il 12% locali commerciali o industriali, capannoni, magazzini, locali di deposito, negozi, uffici. Varie le attività che si svolgono. 55% welfare e politiche sociali. 27% promozione culturale, sapere e turismo sostenibile. 11% agricoltura e ambiente. 4% produzione e lavoro. 3% sport. E ciò rappresenta solo una parte delle ricchezze tolte ai clan.
Le realtà sociali
Sono 947 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. Più della metà è costituita da associazioni (505). Mentre le cooperative sociali sono 193. Con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 16 consorzi di cooperative. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, 15 associazioni sportive dilettantistiche. 33 enti pubblici. Tra cui aziende sanitarie, enti parco e consorzi di comuni che offrono dei servizi di welfare sussidiario. 40 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni. 58 realtà del mondo religioso. Diocesi, parrocchie e Caritas. 46 al Sud e Isole, 9 al Nord e 3 al Centro. 26 fondazioni, 16 gruppi scout e 27 istituti scolastici. La regione con il maggior numero di realtà sociali è la Sicilia con 267. Seguono la Calabria con 148, la Lombardia con 141, la Campania con 138.
Buone pratiche
Sono quasi mille, riferisce Avvenire, le realtà che gestiscono beni confiscati alle mafie. Associazioni, cooperative sociali, parrocchie, diocesi, gruppi scout. E la “bella Italia” che concretamente dice no alle mafie. Le buone pratiche di riutilizzo sociali dei beni tolti ai boss. Avviate dalla legge 109 del 1996 che ha da poco compiuto 26 anni. Una norma nata dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Sulla linea indicata da Falcone e Borsellino. Secondo i quali “per vincere le mafie bisogna seguire i soldi”. A completamento della legge Rognoni-La Torre che aveva introdotto la confisca dei beni.