L’emergenza coronavirus ha improvvisamente ribaltato le agende nazionali e internazionali, l’ordine delle priorità è cambiato, i governi sono tutti incentrati su unico obiettivo: salvare vite umane. Sempre meno si sente parlare della guerra in Siria, della povertà, degli sbarchi, delle Ong che corrono in mare per soccorrere gli immigrati. Eppure questi problemi non sono scomparsi, le guerre continuano, ci sono sempre più bambini che muoiono e ci sono centinaia di persone che provano a scappare. Gli sbarchi continuano e Lampedusa rimane la porta d’Europa, uno dei primi punti di approdo prima di iniziare la lunga fase di smistamento verso gli altri centri di accoglienza. Interris.it per approfondire la situazione che si vive sull’isola in questo periodo ha intervistato Salvatore Martello, il Sindaco di Lampedusa.
Qual è la situazione sull’isola in questo momento e com’è cambiata l’accoglienza durante l’emergenza?
“Nella notte del 12 aprile sono sbarcate 77 persone ma, la situazione è tranquilla. Stiamo osservando le regole impartite dalla presidenza del consiglio dei ministri, dal presidente della regione e delle ordinanze fatte da me per quanto riguarda l’emergenza del coronavirus. Ovviamente la situazione la stiamo gestendo in maniera diversa, le persone spesso arrivano con sintomi febbrili, come è successo qualche giorno fa a Pozzallo. Per questo motivo tutti vengono portato all’interno dell’hotspot e automaticamente entrano in quarantena. Finita la quarantena devono fare il tampone come dice l’ordinanza del presidente della regione e in base al risultato, se negativo, possono essere trasferiti in altri posti”.
Lampedusa purtroppo anche ora rimane il principale punto di arrivo per chi cerca la salvezza in Europa, si riesce a collaborare con le istituzioni in questo periodo?
“Le istituzioni stanno collaborando ma allo stesso tempo siamo abbandonati al nostro destino. Purtroppo l’opinione pubblica è stata fuorviata da un’informazione mal gestita su questo argomento. Il dpcm dice che i porti in Italia sono chiusi solo esclusivamente alle navi che lavorano al di fuori della zona Sar italiana e che tutto quello che riguarda le piccole imbarcazioni o gli sbarchi autonomi, che avvengono all’interno della zona Sar può entrare nei porti italiani. Nonostante ciò il messaggio percepito è solo ‘porti chiusi’. Gli sbarchi in realtà continuano e c’è bisogno di stretta collaborazione perché i centri di accoglienza sono pieni e se ci saranno ulteriori sbarchi l’unica cosa da fare sarà quella di trasferirli sulla terra ferma, perché ci sono altri immobili nei quali poter ospitare le persone che arrivano nel porto di Lampedusa. Proprio per affrontare questa situazione sanitaria abbiamo chiesto che ci sia una nave di supporto di fronte il porto dove vengano portati automaticamente gli immigrati, per rispettare anche la quarantena che è stata imposta dal governo”.