La situazione sanitaria in Siria è apocalittica. Il rischio è quello di condannare a morte certa milioni di persone. “Questa è un’umanità dimenticata. Dopo quello che ha subito, ora subisce l’infamia di essere cancellata.” è il parare che esprime a Interris.it Riccardo Cristiano, giornalista vaticanista e fondatore dell’associazione Giornalisti amici di padre Dall’Oglio.
La Siria è martoriata dalla guerra e molte infrastrutture sono distrutte. Così si riesce a far fronte al Coronavirus?
“Assolutamente no. Quella della Siria è una tragedia che si incardina in un’ulteriore tragedia che è quella del Coronavirus. Nove anni di guerra hanno distrutto il sistema sanitario. Gli ospedali sono stati intenzionalmente distrutti dai bombardamenti. Ma bisogna considerare anche che la maggior parte del personale sanitario è fuggito all’estero e quindi oltre ad una enorme carenza di strutture c’è una ulteriore carenza di personale sanitario. Quest’ultimo è fuggito o per scelta o perché costretto. Fatto sta che non ci sono le persone per potersi prendere cura dei malati. A ciò si aggiunge l’enorme problema dei moltissimi rifugiati interni”.
Si riferisce ad Idlib?
“Si, stiamo parlando di un milione a mezzo di sfollati al confine, chiuso dalla Turchia che non fa passare nessuno. Queste persone quale assistenza sanitaria avranno? L’altro giorno è stato bombardato un acquedotto. 500mila persone sono rimaste senza acqua nel versante nord orientale della Siria”.
E’ un quadro molto preoccupante…
“Si è un quadro apocalittico. Ma a ciò se ne aggiunge un altro. Quello delle prigioni siriane con 190mila detenuti. Spesso non si sa bene neanche dove sono queste strutture. Come si potrà separare all’interno delle carceri così sovraffollate chi è infetto da chi non lo è. Questi luoghi sono fatiscenti. Tra l’altro già in situazioni normali molti detenuti venivano torturati”.
Il governo in Siria ha emanato un decreto che prevede un’amnistia. Non c’è rischio che molti di questi carcerati diventino un moltiplicatore di violenza?
“L’amnistia è complicata. Hanno ritenuto che il motivo fosse quello di alleggerire la strutture carcerarie. Ma per me non è così. A mio avviso questo provvedimento ha due obiettivi principali”.
Quali?
“Raccogliere denaro e trovare qualche soldato. L’esercito siriano non esiste più: sono milizie straniere o siriane che sostengono il regime. Quindi se tu sei un renitente alla leva e vieni allo scoperto, vai a fare il soldato e ti si abbona il reato commesso. Bisogna considerare che per reati come la diserzione c’è il rischio di essere fucilati. Questo serve non a svuotare le carceri ma a riempire gli eserciti. E in questo modo ottengono anche denaro perché condonano i reati fiscali. A chi non ha pagato verrà chiesto un corrispettivo”.
Nell’ultima conferenza dell’Oms, il direttore generale ha detto che le mascherine vanno distribuite in paesi dove non ci sono norme igieniche adeguate. Secondo lei la comunità internazionale rispetterà questo appello oppure la tanto decantata solidarietà è solo uno specchietto per le allodole?
“Dall’Onu e dall’Oms stanno arrivando notizie importanti e drammatiche. Perché per la prima volta dall’Onu abbiamo sentito dire che il regime di Assad ha intenzionalmente colpito scuole ed ospedali. Si parla anche di stragi chimiche (VIDEO). L’Oms fa presente questa urgenza immediata. La risposta dovrebbe essere rapida. Le difese immunitarie sono a zero per milioni di persone. Se fatto adesso questo intervento già sarebbe tardivo. Bisogna portare mascherine, guanti ma soprattutto acqua potabile. Lì non solo non ci si può lavare le mani, non si riesce nemmeno ad avere l’acqua per bere. Questa è un’emergenza sanitaria di dimensioni davvero apocalittiche sulla quale si sta dimostrando una distrazione colpevole”.
Nei campi profughi dove la distanza di sicurezza non si può rispettare si apre l’ipotesi di un’ecatombe?
“Lo scenario in quei campi è inimmaginabile. Solo ad Idlib sappiamo di oltre un milione di persone. Ma nel sud della Siria al confine con il nord della Giordania la situazione non è migliore. Qui non c’è sicurezza e non c’è sanità. Il regime non ha ristabilito il suo pieno controllo dopo riconquistato queste zone. La popolazione non può che fuggire. Ma dove e in che condizioni? Nei campi profughi gli spazi personali sono di 15 cm quadrati. Dell’orfanotrofio dell’Isis non si sente più parlare per esempio. Questa è un’umanità dimenticata. Dopo quello che ha subito, ora subisce l’infamia di essere cancellata.”
Lei pensa che i dati sulla pandemia siano reali in quelle zone?
“La notizia non è naturalmente confermata da fonti ufficiali, ma qui a celare i dati reali non è solo la Siria. Sono in tanti. Questi riducono, occultano, non dicono. Ma parlarne è importante. Anche se il regime volesse risolvere la situazione cosa potrebbe fare? Non ci sono gli strumenti tecnici, le medicine, i medici, le strutture. O fanno un appello per un intervento internazionale, oppure negheranno. Se sappiamo per certo che stanno negando, allora si arriverà all’occultamento dei morti”.
Qual è la condizione a Idlib?
“A Idlib ci sono più di un milione di persone. Qui può essere arrivato il Coronavirus. Queste persone scappano dai Russi e dall’esercito siriano. Perché non si apre il confine turco a famiglie condannate alla morte? Perché Turchia e Europa non fanno un’azione congiunta per i bambini e per le persone che si ritiene di poter salvare? Portiamo nuclei familiari in territorio turco. Non possiamo lasciare le persone senza acqua. Ora arriva l’estate, si arriva a temperature elevatissime. Se non muoiono di Coronavirus muoiono di caldo. Ma non c’è nessun progetto per loro”.
L’appello dell’Onu al cessate il fuoco non è stato rispettato. Non c’è necessità di un intervento militare?
“Si, certamente. Questo cessate il fuoco non c’è mai stato. Lì si è colpito anche un acquedotto come dicevamo. Questa è la pandemia dei dimenticati, dei rimossi. Tutti insieme potremmo cercare di capire che terra diventerà il medio oriente se il virus arriverà con veemenza. Che umanità rimarrà? Bisogna dire al regime per metterlo a nudo, abbiamo un progetto internazionale per salvare la Siria. In sede Onu vogliamo sapere chi opporrà il veto!”.