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In pandemia la lezione dei ragazzi agli adulti che “si lamentano sempre”

Ciò che insegna la pandemia. Intervista di Interris.it al vescovo di Savona-Noli, Marino: "Siamo tutti 'stranieri con permesso di soggiorno'. E il gesto più nobile che i cristiani compiono durante l’Eucaristia è quello di stendere la mano per ricevere, da poveri, il Pane della vita!"

“La pandemia marginalizza i ragazzi e gli anziani. Ma qui vi è un significativo paradosso. Proprio loro (e non gli adulti!) hanno manifestato maggiori risorse interiori. Per ‘tenere botta‘, nonostante tutto. In questo tempo così difficile”, afferma a Interris. il vescovo di Savona-Noli, monsignor Calogero Marino. Il presule riporta la testimonianza di Bianca, 17 anni: “Pensavo di non poter vivere senza i miei amici. Pensavo di non poter stare da sola con me stessa. Ma non è così. Sola con me stessa ci so stare. Ci sono stata”. Commenta monsignor Marino: “Una grande lezione per noi adulti, che ci lamentiamo sempre di tutto!”.La pandemia ha fatto affiorare un’ emergenza-scarto nella “questione educativa”?

“Sì. Non a caso Francesco insiste nell’evidenziare che i bambini e i giovani per un aspetto, e  gli anziani per l’altro, sono sistematicamente scartati in Occidente. Perché il mercato esalta la vita adulta, bella e produttiva. Mentre essere creature-di-bisogno sembra una cosa di cui vergognarsi. Ricordo una vecchia pubblicità: ‘Per l’uomo che non deve chiedere mai’. Ma non è così. Perché la vita di tutti è inevitabilmente ‘precaria’ (la stessa etimologia di preghiera!) e siamo tutti ‘stranieri con permesso di soggiorno’. E il gesto più nobile che i cristiani compiono durante l’Eucaristia è quello di stendere la mano per ricevere, da poveri, il Pane della vita!”.pandemiaPuò farci un esempio?

“Quanto detto dal Papa alla Messa della Notte è molto forte, ma anche molto vero. Già San Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica, aveva sottolineato che ‘Cristo si è unito ad ogni uomo. In tutta la sua verità, nella sua piena dimensione. Non si tratta dell’uomo astratto. Ma reale. Dell’uomo concreto, storico”. Una concretezza e somiglianza con Cristo che si manifesta in modo eminente nei poveri. Che sono, come ci ricorda Francesco, ‘la carne viva di Cristo'”.pandemiaE invece?

“Ma noi abbiamo occhi (invidiosi, peraltro) solo per i ricchi e i sani. E allora scartiamo e disprezziamo i poveri e i fragili. E’ questa la radice antropologica della ‘cultura dello scarto’, che poi diventa la logica dominante della economia dell’esclusione. E di una inequità che genera violenza, come evidenzia il Pontefice nell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium'”.A cosa si riferisce?

“Alle due encicliche ‘Laudato sì’ e “Fratelli tutti’. Vanno lette insieme perché ‘tutto è intimamente relazionato’ (‘Laudato sì’ numero 137). Come del resto la pandemia ha evidenziato in modo clamoroso. E la cultura dello scarto ‘colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura’ (LS 22). L’unica via capace di contrastare questa cultura è allora la fraternità con tutte le donne e gli uomini. Figli di un unico Dio, ma anche con la creazione, casa che Dio ha affidato alla nostra cura”.pandemiaPerché ciò non accade?

“Ma noi siamo figli anche di Caino. E ci viene facile rispondere come ha fatto lui: ‘Sono forse io il custode di mio fratello?’ (Gen 4,9). Nasce da questa risposta ‘la cultura globale dell’indifferenza’. E l’urgenza della conversione. Dalla logica mondana della estraneità alla cultura evangelica della cura. Come il Papa ci ha anche ricordato nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della Pace”.pandemiaA chi è rivolto l’appello?

“La predicazione del Papa è evangelica, non certo politica, come sostengono i suoi detrattori. E il suo riferimento fondamentale è il capitolo 25 di Matteo. Gli affamati, i detenuti, i malati sono Gesù, sono il sacramento della sua presenza! Ed è per questo che spesso il Papa li abbraccia. O bacia loro i piedi, la sera del Giovedì Santo. Perché riconosce in loro la presenza del Signore. Ed è per questo che l’opzione preferenziale per i poveri non è facoltativa per la Chiesa: ne va del Vangelo! E non è nemmeno escludente. Partendo dalla periferia rappresentata dagli ultimi, è possibile poi incontrare tutti. Come ha fatto Gesù, per il quale nessuno era un escluso”.Persone o categorie?

“Gli scartati non sono ‘categorie’, ma volti. Ciascuno con un nome e una storia. Mi piace però menzionare i migranti. Tanto cari a Francesco. Anche perché Gesù stesso è stato un piccolo profugo in Egitto! E le persone con disabilità, che ‘sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare’. Nell’enciclica ‘Fratelli tutti” Francesco li chiama ‘esiliati occulti’, trattati come corpi estranei della società”.Quale traccia indelebile lascerà la pandemia sulla società globalizzata?

“Il paradosso che la pandemia ha messo sotto i nostri occhi è il fatto che le ‘società avanzate’ non sono capaci di elaborare un pensiero sulla vita fragile. Il limite e la morte vengono occultati o ‘confinati’. Perché non vogliamo essere disturbati, interrogati da questo lato ‘inquietante’ della vita”.

 

 

 

 

 

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