4 mila nuove imprese sociali dopo la riforma del terzo settore. Terzjus fa il bilancio di un quinquennio

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Terzo settore in trasformazione. “Questa Legge di Bilancio di fatto dimentica un intero comparto socio-economico: il Terzo settore. Perfino i sostegni contro i rincari energetici, che sappiamo tutti essere fondamentali in questo momento, sono distribuiti alle varie categorie. Eccetto che ad associazioni e organizzazioni di volontariato. E’ una lacuna molto grave. Ci appelliamo ancora una volta a governo e Parlamento affinché sia colmata”m afferma Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. ”Chi offre servizi agli anziani, gestisce centri culturali o svolge attività di educazione e socializzazione per i bambini paga le bollette esattamente come tutte le altre imprese o famiglie. Perché il trattamento è diverso? Senza aiuti al terzo settore – prosegue Pallucchi – si vanno a penalizzare quelle realtà che rappresentano il collante di solidarietà che tiene coeso il nostro Paese. E intervengono soprattutto laddove c’è maggiore bisogno di risposta sociale. Le conseguenze saranno pesanti. Comprese inevitabili chiusure di attività e riduzioni di servizi che ad oggi solo il Terzo settore riesce a svolgere. Si rimedi per il bene delle nostre comunità“.

Luigi Bobba (© Avvenire)

Settore in trasformazione

Il mondo del volontariato è attraversato da istanze e processi di trasformazione. Luigi Bobba è tra i più autorevoli esponenti del cattolicesimo sociale italiano. Da sempre in prima linea nel volontariato, presiede Terzjus, osservatorio giuridico sui diritti del terzo settore. L’ex presidente delle Acli e sottosegretario al Lavoro e politiche sociali richiama la situazione dellll’aprile del 2014. Quando partì una larga consultazione sulle “linee guida per la riforma del terzo settore”. Il volontariato appariva come figlio di un dio minore, sia sul piano politico che normativo. “A lungo queste realtà (più di 360.000 secondo l’Istat) sono state considerate alla stregua di un universo privo di una propria soggettività- sottolinea Bobba-. Non a caso la definizione più utilizzata sottolineava ciò che non erano. Cioè non profit, né Stato, né mercato. Qualcosa dunque che si definiva solo in negativo. Tutto ciò che non era Stato, amministrazione pubblica. E tutto ciò che non era mercato o impresa privata profit. “Il legislatore fino al 2014 si era limitato- nell’ampia cornice del Codice Civile – a regolare di volta in volta specifiche e distintive categorie di soggetti. Ossia le organizzazioni non governative. Le cooperative sociali. Le organizzazioni di volontariato. Le associazioni di promozione sociale. Senza mai tentare di creare un corpus normativo organico. Per tutti quei soggetti a cui la riforma oggi dà un nome comune: enti di terzo settore (Ets).

Caratteristiche

E’ importante analizzare le “nuove” imprese sociali nate dopo la riforma del terzo settore. A Roma un’iniziativa di Unioncamere e Fondazione Terzjus ha presentato le tendenze e le caratteristiche delle imprese sociali iscritte al Registro camerale. Un focus a cinque anni dall’avvio della legge di riforma. Sono più di 4mila i soggetti che si sono iscritti alla sezione speciale del Registro camerale dedicato alle imprese sociali. Il Registro è realizzato dal Ministero del Lavoro. In collaborazione con Unioncamere e Infocamere. Da esso si capisce le imprese sociali nate in questi ultimi cinque anni. O che si sono iscritte nella speciale sezione del Registro. Queste realtà presentano caratteristiche significativamente diverse da quelle già presenti fino all’agosto 2017. Data di entrata in vigore della norma che ha riformato ampiamente la disciplina regola il terzo settore. Tra le imprese sociali nate prima del 2017 la forma della cooperativa sociale era quasi esclusiva (97,4%). Ora, invece, le nuove imprese sociali sono state costituite per quasi il 25% utilizzando forme societarie diverse dalla cooperativa sociale. Un chiaro segno dei cambiamenti indotti dalla nuova legislazione.

Prospettive

Di tutto questo si è parlato appunto in un seminario promosso nella capitale da Unioncamere e Fondazione Terzjus. Ad aprire i lavori sono stati il vicesegretario di Unioncamere, Claudio Gagliardi, e il presidente di Fondazione Terzjus, Luigi Bobba. Sono stati  presentati i dati di una ricerca incentrata proprio sulle “nuove” imprese sociali. I dati sono relativi alla generalità delle imprese sociali contenuti in un recente Rapporto del programma Excelsior. A commentarli sono stati diversi esperti. A cominciare da Antonio Fici, direttore scientifico di Terzjus che si è soffermato sulle novità della recente legislazione di riforma. E’ toccato poi a Pierluigi Sodini. Il responsabile del servizio Registro imprese e anagrafi camerali di Unioncamere ha illustrato il processo di condivisione dei dati camerali con il Runts. Il nuovo Registro unico degli enti di terzo settore. Paolo Venturi, direttore di Aiccon, invece, ha inquadrato le nuove imprese sociali come leva per la trasformazione sociale. A Gabriele  Sepio, segretario generale di Terzjus, il compito di illustrare le importanti novità dello specifico quadro fiscale. Anche se non ancora interamente in vigore, questa riforma costituisce un’opportunità di sviluppo per le imprese sociali. Tutte queste riflessioni sono state messe a confronto con il presidente di Federsolidarietà, Stefano Granata per l’analisi dei dati della ricerca e le opportunità della nuova legislazione. A partire dalle tendenze presenti in una grande realtà di imprese sociali che sono affiliate a Federsolidarietà–Confcooperative.

Orizzonte

Un allargamento dell’orizzonte è stato operato da Gianluca Salvatori, segretario generale di Euricse. Inserendo il fenomeno delle nuove imprese sociali nell’ambito dell’Action Plan per l’economia sociale. Varato dalla Commissione Europea. Le conclusioni sono state affidate ad Alessia Di Gregorio, vicecapo Unità “Prossimità, Economia sociale & Industrie creative” della DG Grow della CE. E al Segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. Il seminario è stato anche l’occasione per presentare il recente Quaderno di Terzjus “Le “nuove” imprese sociali. Tendenze e prospettive dopo la riforma del terzo settore” curato da Luigi Bobba, Antonio Fici e Claudio Gagliardi.

Giacomo Galeazzi: