“La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola e vola lo stesso“, avrebbe detto Albert Einstein, almeno secondo la saggezza popolare. Ma questo insetto, non si è mai posto il problema, e riesce a fare ciò che potrebbe sembrare impossibile aglio occhi di molti. C’è un altro Calabrone, una cooperativa sociale di Cremona, ideata, sostenuta e promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che è riuscita – come l’insetto da cui prende il nome – a fare qualcosa che sembrava impossibile.
La migliore sintesi tra cooperativa sociale e professionalità del mondo del lavoro
Nel 1196 la cooperativa nasce in un piccolo capannone di 80 metri quadri. Grazie alla spinta di don Oreste Benzi, un piccolo gruppo di membri dell’Apg23 riesce a creare un luogo di lavoro che potesse dare risposte a persone che diversamente non avrebbero avuto altre possibilità. Oggi il Calabrone è situato in un terreno di 5.000 metri quadrati, con un’area produttiva di 3.000 metri quadri operativa 24 ore su 24, vanta di un’officina di alto livello. “Quando don Oreste mi ha fatto questa proposta avevo un po’ di paura. Pensare di partire con un progetto molto professionale e altamente tecnologico, sembrava una sfida troppo grande – spiega a Interris.it Enzo Zerbini, membro del’Apg23 e responsabile della cooperativa il Calabrone -. L’inizio è stato difficile perché i ragazzi dovevano acquisire esperienza, mi sono dovuto rimettere la tuta e rimboccarmi le maniche. Piano piano si è formato un nocciolo duro di gente valida“.
La tecnologia al servizio del bene
Enzo ha spiegato che all’interno della cooperativa si fanno diversi lavori, dal taglio alla tornitura, dalla fresatura alla saldatura robotizzata. Nell’officina lavorano anche persone svantaggiate, che sono circa l’80% del totale. “La tecnologia fa inclusione: la macchina ti permette di avere la precisione, alcuni dei ragazzi si preoccupano dei lavori di rifinitura – racconta -. Quando entri in cooperativa non si nota la ‘differenza’ delle persone che sono al lavoro. C’è chi è più autonomo e chi invece fa da supporto agli altri. In questo modo tutti riescono a guadagnare il loro stipendio”. All’interno della cooperativa l’età media si aggira intorno ai 35 anni. “Vengono, imparano un mestiere, crescono professionalmente e lavorano al top della tecnologia – spiega – ma con un valore aggiunto: il bene. Quello delle cooperative sociali è un lavoro importantissimo, ma non tutte riescono a farcela, spesso vengono affogate dai debiti. Chi vuole un lavoro a basso costo, infatti si rivolge, alle cooperative. Ma senza professionalità, non si riesce ad avere quella redditività che ti permette di stare sul mercato e di autofinanziarti”.
L’importanza dell’innovazione
Enzo racconta che l’idea di don Oreste era quella di creare una cooperativa sociale che fosse in grado di essere sul mercato, in competizione con le altre aziende profit e ne uscisse vincente. “Oggi ci stiamo riuscendo. Non abbiamo mai avuto crisi particolari. Ogni anno investiamo in nuove tecnologie, abbiamo una redditività importante e riusciamo a fare anche delle donazioni all’Apg23 – aggiunge -. Inoltre, ci siamo equiparati anche al contratto dei metalmeccanici: ognuno deve percepire uno stipendio giusto“. Ma c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione: “Per stare sul mercato, ogni anno devi avere un’idea nuova, devi migliorare quello che fai. Se questo non avviene c’è la possibilità di vivere per qualche anno di rendita, ma si rischia che tutto crolli. Noi, attraverso le ultime tecnologie e le nuove idee, riusciamo ad essere competitivi“.
La realizzazione di qualcosa di bello e grande
“E’ possibile utilizzare la tecnologia per fare del bene. Bisogna cercare di coniugare l’etica, la professionalità e il bene umano. Se si riesce a mettere insieme questi tre aspetti allora si crea qualcosa di bello e grande come accade per il Calabrone. E’ questo l’aspetto vincente – spiega Enzo -. Oggi c’è molto bisogno di questi messaggi positivi. Il Signore ci ha messo in mano capacità e doni esagerati: se li usiamo per lo scopo che ci sono stati regalati, allora, si rivoluziona tutto. Nella cooperativa si realizza qualcosa di grande, quando ci si sente parte della stessa famiglia, si diventa invincibili. Quante cooperative ci sono in Italia? Forse è arrivato il momento di invertire la rotta e creare questa nuova economia. Tutti dovrebbero capire che in questo modo non si perde, ma si cresce, professionalmente e umanamente“.