Alleanza tra fede e ragione contro il Covid. Nell’enciclica “Fides et Ratio” san Giovanni Paolo II afferma: “La fede e la ragione sono come le ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”. Ne è una dimostrazione l’impegno in prima linea di scienziati cattolici. Nella ricerca di laboratorio, Nl contrasto clinico alla pandemia. E nella campagna vaccinale in corso. “Il documento congiunto della Commissione Vaticana Covid-19 e della Pontificia Accademia della Vita rappresenta un’importante presa di posizione. A favore dell’accettazione del vaccino in un’ottica sia di protezione individuale che collettiva”, afferma a Interris.it il professor Roberto Cauda. Ordinario di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dirige l’Unità operativa di Malattie infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma.
La scienza in campo contro il Covid
“La comunità scientifica conosce la problematica in tutte le sue diverse sfaccettature. Quindi deve informare in maniera puntuale e paziente l’opinione pubblica. L’unico modo per potere uscire da questa pandemia dagli effetti così devastanti è quello di promuovere la vaccinazione”, sottolinea l’infettivologo. E aggiunge: “Personalmente ritengo che la volontà di vaccinarsi sia prevalente nella popolazione generale. Anche se esiste una quota difficilmente quantizzabile, ma comunque significativa. Sono persone che, pur non essendo per principio ‘no vax’, sono esitanti. E bisognose pertanto di essere informate e quantomeno rassicurate. La comunità scientifica ha dunque l’obbligo di fornire questa corretta informazione”.C’è il pericolo di un disuguale acceso ai vaccini anti-Covid?
“Recentemente un organismo internazionale indipendente ha reso nota una stima. Riguarda i paesi a risorse economiche limitate. Qui solo il 10% della popolazione avrebbe accesso alla vaccinazione anti-Covid. Se si dovesse seguire una politica vaccinale solo basata sull’acquisto del vaccino”.Ciò cosa comporta?
“Questa evenienza presenta aspetti non solo censurabili dal punto di vista etico. Ma rappresenta anche una condizione di rischio sanitario. Sappiamo infatti che il virus responsabile di Covid-19 può andare incontro a mutazioni. Alcune delle quali (come D614G, la variante inglese, la variante sudafricana) rendono il virus più contagioso”.Perché?
“Anche se queste varianti non causano forme cliniche più gravi aumentano il numero di contagi. Ciò determina a lungo termine un incremento delle ospedalizzazioni. Degli ingressi in terapia intensiva. E dei decessi. Esiste il rischio reale che prima o poi si verifichino mutazioni che possono rendere inefficace il vaccino, se non si ferma la pandemia. Cioè se si permette che il virus continui a circolare in vaste aree del mondo (Africa, Americhe ed Asia). Per l’assenza di una efficace copertura vaccinale della popolazione. Laddove l’accesso al vaccino potrebbe essere limitato”.Teme che accadrà?
“Questo al momento non si è fortunatamente verificato con le varianti attualmente presenti. Ma non si può escludere che possa verificarsi in futuro. Per questo occorre garantire l’accesso universale alla vaccinazione. E’ la solidarietà più volte sollecitata da Papa Francesco. Ciò Deve rappresentare un ineludibile obbligo a cui gli stati più ricchi non si possono sottrarre”.Nessuno si salva da solo, quindi..
“La pandemia, come insito nel nome, è un evento drammatico che coinvolge tutti. In maniera globale. Senza che vi siano aree o persone risparmiate in alcuna parte del mondo. Alle pandemie si risponde efficacemente in modo unitario. E non in maniera individuale”.Può farci un esempio?
Come è stato in varie occasioni ribadito da Papa Francesco, deve prevalere il ‘noi’ e non l’ ‘io’. Questo concetto è applicabile sia a livello dei singoli cittadini che degli stati. E deve compenetrare tutte le azioni che si intraprendono. Per il contenimento ed il superamento della pandemia. Ha quindi poco senso imporre un nazionalismo vaccinale. Magari attraverso un monopolio da parte di qualche industria sulla produzione di vaccini”.A cosa è dovuto?
“Innanzitutto perché sarebbe oggettivamente impossibile da attuarsi. Visti anche i numeri dei contagi e la distribuzione planetaria di Covid-19. E sarebbe inoltre assai improduttivo a lungo termine. Perché mai come in questa pandemia ‘ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno’”.Secondo quali valori?
“Giustizia, solidarietà ed inclusione. Dovrebbero essere certamente criteri virtuosi da perseguire nel corso di questa pandemia. Anche senza dare una valutazione religiosa o etica. Aspetti non di mia competenza. Da medico e ricercatore, valuto le caratteristiche epidemiologiche che sottendono a questa, come a tutte le altre pandemie. E le desumo la necessità di ragionare in termini di approccio globale. E non individuale. Dal momento che interventi parcellizzati sono destinati a non produrre alcun effetto. Infatti, solo un intervento globale che prescinda da valutazioni di profitto economico o nazionalismi può rivelarsi efficace”.Cosa sta cambiando con la pandemia?
“Quando questa pandemia sarà alle nostre spalle, non potremmo certamente riprendere la nostra vita facendo finta che nulla sia avvenuto. Dimenticando che la pandemia ha profondamente mutato il nostro modo di vedere e pensare la quotidianità. Come ha ricordato Papa Francesco in una sua recente intervista, bisogna che la ripartenza ci veda migliorati nel nostro approccio alla vita di tutti i giorni. Avendo fatto tesoro della lezione che questa pandemia ci ha dato”.E in termini di organizzazione sanitaria?
“Come ricercatore e medico, penso che dovremo valorizzare la medicina del territorio. Senza per questo diminuire l’importanza degli ospedali. Perché un suo potenziamento può aiutare in situazioni di emergenza che causano stress alle strutture sanitarie. Come si è verificato e si verifica oggi con Covid-19. Dal punto di vista della sanità e della ricerca, non si deve perseguire il solo obiettivo del profitto economico. Occorre considerare anche gli aspetti di servizio alla comunità. E di investimento a lungo termine”.Può farci un esempio?
“La ricerca scientifica rappresenta un grande investimento per il futuro. Anche se non dà immediatamente un risultato in termini tangibili. Del resto, è stato possibile realizzare un vaccino anti Covid-19 in tempi così brevi perché esisteva una ricerca scientifica consolidata. Preparata ad affrontare le nuove sfide rappresentate in questo caso dalla pandemia. E’ doloroso ma anche necessario riconoscere un dato di realtà”.Quale?
“Purtroppo in Italia la politica di questi ultimi anni non ha favorito gli investimenti. Per la promozione della ricerca scientifica. Mi auguro, alla luce di quanto stiamo vivendo, che ci sia da parte delle autorità competenti un ripensamento per il futuro. E un potenziamento della ricerca sia di base che applicata”.