Il ritorno del “Grande Gioco” nella geopolitica. Il nodo Iran-Pakistan

Geopolitica
Torna il Grande Gioco nella geopolitica del terzo millennio “global“. “Grande Gioco lo chiamò lo scrittore Rudyard Kipling (1865-1936) e impegnò inglesi e russi, per buona parte dell’Ottocento. In Afghanistan, in Iran e nelle steppe dell’Asia centrale- spiega l’ambasciatore e scrittore Sergio Romano-. Mentre il grande impero moscovita scivolava verso i mari caldi inghiottendo ogni giorno, mediamente, 150 chilometri quadrati, la Gran Bretagna cercava di estendere verso nord i suoi possedimenti indiani. Vecchia storia? Acqua passata? Chi darà un’occhiata alla carta geografica constaterà che i grandi attori hanno cambiato volto e nome. Ma i territori contesi o discussi sono sempre gli stessi”. E, aggiunge recensendo il saggio di Peter Hopkirk sui servizi segreti in Asia centrale pubblicato da Adelphi– . In queste affascinanti ‘mille e una notte’ della diplomazia imperialista si trova l’antefatto di molti avvenimenti degli scorsi anni in Afghanistan e in Iran”. Quella tra Pakistan e Iran, per esempio, è una lunga storia di tensioni.
Nuova Geopolitica

Ora i raid aerei iraniani diretti a colpire i separatisti baluchi di Jaish al-Adl in territorio pakistano hanno fatto salire la tensione tra Iran e Pakistan. Due potenze regionali che possono contare su tecnologie nucleari. Teheran ha colpito a Panjigur, località del Pakistan lontana 80 km dal confine. Islamabad ha risposto colpendo Sharavan, città iraniana a 100 km dal confine pakistano. Il Pakistan, in segno di protesta, ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Teheran. In seguito a un attacco sul proprio suolo che non ha precedenti. Il ministro degli Esteri pakistano Jalil Abbas Jilani ha messo in guardia il collega iraniano Amir Hossein Abdollahian. Rischi per la stabilità della regione, infatti, deriverebbero da nuovi raid iraniani oltre confine. “Siamo di fronte all’ultimo capitolo delle turbolente relazioni tra due super potenze dell’area- sottolinea il dossier dell’Agi-. L’Iran è il rappresentante del mondo sciita sul cui programma di sviluppo atomico si sa poco. Il Pakistan è il gigante del mondo sunnita che può contare su un arsenale nucleare“. Le relazioni tra Iran e Pakistan erano iniziate nel migliore dei modi. Dopo l’indipendenza dichiarata da Islamabad nel 1947 fu proprio lo Shah di Persia il primo a inviare un ambasciatore. Riconoscendo il neonato Pakistan.

Diplomazia

Le relazioni sono proseguite nel migliore dei modi negli anni della guerra fredda. Teheran ha preso posizione al fianco del Pakistan nel 1965. In occasione del conflitto con l’India. A dare una svolta in negativo fu la rivoluzione del 1979. Con il ritorno in Iran dell’ayatollah Khomeini. E la fondazione della repubblica islamica. Un evento che scatenò la reazione dell’Arabia Saudita. Che iniziò a investire copiose somme di denaro in Pakistan per diffondere la dottrina wahabita. Una delle correnti più radicali dell’Islam sunnita. Al fine di contrastare gli sciiti al potere in Iran. Negli anni seguenti si sono moltiplicate le accuse da parte della Repubblica Islamica nei confronti del Pakistan. Ritenuto colpevole di colpire e discriminare gli sciiti del Paese. A degradare ulteriormente le relazioni tra i due rappresentanti del mondo islamico è stata l’alleanza militare tra Stati Uniti e Pakistan.

Fattore Kabul

Il governo di Islamabad ha permesso ai militari americani di fare base sul proprio territorio durante gli anni della guerra in Afghanistan. Una scelta risultata indigesta a Teheran. Nel 2018 il governo iraniano decise di delegare parte del controllo del porto strategico di Chabahar all’India. Scatenando la reazione del Pakistan. Infastidito dal nuovo avamposto su cui il proprio nemico poteva ora contare. A poche centinaia di chilometri dal proprio confine occidentale. Un duro colpo anche per il porto pakistano della città di Gwadar. Il più vicino a Chabahar. E fino ad allora centro strategico nelle rotte commerciali con la Cina. Prima delle tensioni delle ultime ore Pakistan e Iran avevano collaborato. Nella lotta alle mire separatiste delle milizie del Baluchistan. Non sono mancate cicliche, reciproche, accuse di connivenza con le milizie. Il dossier dell’Agi sottolinea, inoltre, che la presenza di gruppi come Jaish al-Adl risulta inaccettabile. Sia per Teheran che per Islamabad. Nessuno dei due Paesi ha la minima intenzione di concedere porzioni del proprio territorio.

Rifiuto

Negli ultimi anni il Pakistan ha rifiutato la definizione di “campo di addestramento saudita“. E ha anche negato la propria partecipazione ai raid aerei sauditi contro gli Houthi yemeniti, sciiti e sostenuti proprio dall’Iran. Una decisione presa per non creare ulteriori fratture tra la componente sciita e sunnita del Paese. Una motivazione che potrebbe pesare anche nel contesto attuale. Il Pakistan ha enormi problemi nelle relazioni con l’Inda. Ma anche con il regime talebano al potere in Afghanistan e per il governo di Islamabad non è conveniente rovinare i rapporti con un altro influente vicino. Tuttavia i due Paesi sembrano consapevoli dei rischi derivanti da un’escalation. E una reazione militare da parte di Islamabad sembra al momento improbabile. Il Pakistan sta infatti attraversando una drammatica crisi economica. E ha concentrato le proprie batterie di razzi lungo il proprio confine con l’India.

Giacomo Galeazzi: