“E’ più facile che la terra si regga senza sole che senza Messa”, ripeteva San Pio da Pietralcina. In questo momento di emergenza sanitaria mondiale, causata dal diffondersi del contagio da coronavirus, chiese, luoghi di culto e santuari hanno dovuto chiudere i battenti per rispettare le norme predisposte dai governi locali.
Anche il Santuario di Lourdes, meta di pellegrinaggi e devozione per chiedere benedizioni e guarigioni, dopo un provvedimento del governo francese ha dovuto vietare l’accesso ai fedeli. Una circostanza senza precedenti, visto che la chiusura per l’alluvione del 2013 durò solo tre giorni. Nel recinto dell’area restano solo i cappellani che, come spiegato dal rettore monsignor Olivier Ribadeau Dumas, assicurano le regolari preghiere e celebrazioni alla Grotta e in basilica sebbene senza popolo. Un vero miracolo di amore e fedeltà per questa grotta che sintonizza spiritualmente milioni di fedeli da tutto il mondo nonostante ora sia materialmente chiusa.
L’accoglienza ai tempi del Covid-19
Sebbene sia chiuso ai fedeli, il Santuario ha riaperto le sue porte per una ventina di persone colpite dal coronavirus, rimanendo così fedele alla sua vocazione di accoglienza dei malati. Saranno accolte nel cuore del santuario, presso l’Accueil Notre-Dame, praticamente di fronte alla Grotta. Questo spazio, in questo periodo, è pensato in special modo per dare alloggio a senza fissa dimora o a chi non può passare da solo la quarantena, spiega a Interris.it Palmino Paolucci, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, che vive a Lourdes dal 2010 e da cinque anni lavora nell’equipe liturgica del Santuario. “Si sono convinti dopo aver visto l’articolo sull’Hotel Royal dell’Apg23”
Il divieto di celebrare messe
“La cosa che non mi piace tanto è il tono. ‘Siamo stati privati della Messa’. Si usa spesso quel ‘noi contro voi’ che non piace a Papa Francesco”, spiega Palmino parlando del divieto di celebrare l’eucarestia, punto cardine della vita di ogni cristiano.
“La Chiesa ha consigliato di vivere liturgie domestiche – spiega Palmino – e ha invitato a pregare in maniera speciale e con forte espressione di solidarietà verso i migranti, soprattutto, in questo periodo di confinamento”.
La chiusura della Grotta, una ferita per tutta la città di Lourdes
E a causa della pandemia lo scorso 17 marzo i cancelli del Santuario sono stati chiusi. I fedeli si sono ritrovati nella stessa situazione di Bernadette quando, il 16 luglio 1858 si recò alla Grotta ma la trovò sbarrata. Amareggiati, ma con il cuore e l’anima ancora più vicina a Maria, uniti nella preghiera. “Questa chiusura ci ha fatto soffrire molto, abbiamo fatto anche un video mentre chiudevano il cancello – spiega Palmino -. Per noi la Grotta è un luogo di ristoro, come un bicchiere d’acqua per chi è assetato. Non capisco perché non possiamo andare, c’è molto spazio, ma comprendo l’importanza di proteggere i più fragili”. Oltre che una ferita per l’anima, la chiusura del Santuario crea difficoltà economiche a tutta la popolazione. Normalmente, l’arrivo di pellegrini crea un indotto non indifferente: negozi, alberghi, ristoranti e bar risentono della mancanza dei flussi di fedeli. “Molti pellegrinaggi sono stati annullati, circa l’80%. C’è qualcosa in programma per la fine di ottobre, ma è normale perché hanno dichiarato che il Santuario non potrà aprire prima della metà di luglio, almeno – racconta -. Questo evento non colpisce solo la dimensione religiosa, ma anche quella economica, gettando preoccupazione sull’intera città”.
La preghiera non si ferma
Nonostante la pandemia, lo spettro della crisi economica, c’è una luce che illumina e rassicura i fedeli. Sul sito del Santuario, infatti, si legge: “Durante la stagione, nei giorni di pellegrinaggio, i cappellani del santuario pregano per tutti i presenti e li accolgono alla Grotta delle Apparizioni. La loro presenza è oggi simboleggiata da un grande cero che arderà ogni giorno alla Grotta“. Un invito a fare come Bernadette che ogni giorno compiva un pellegrinaggio spirituale: “Ogni giorno mi reco in spirito alla Grotta. Faccio il mio pellegrinaggio lì”. “La mia famiglia, tutti i giorni alle 18 si ferma per pregare il Santo Rosario – conclude Palmino -. Per noi la Grotta è qualcosa di serio, è una parte fondamentale della nostra vita quotidiana“.