“L’ictus è la terza causa di morte ed è la principale causa di disabilità in Italia. Ogni anno, più di 100.000 persone vengono colpite da ictus, di cui molte riescono a sopravvivere grazie ai progressi nella gestione della patologia. È un fenomeno enorme, di cui dobbiamo parlare di più. Inoltre, la lotta all’ictus cerebrale deve essere vista come un gioco di squadra tra pazienti, famiglie, sanitari, caregiver e Istituzioni. Non a caso è proprio il lavoro di squadra il tema scelto dalla World Stroke Organization per l’edizione 2024 della Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale che, come ogni anno, si celebra il 29 ottobre e di cui si fa promotrice, in Italia, A.L.I.Ce. Italia Odv, l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale”. Così Andrea Vianello, giornalista e presidente dell’associazione A.L.I.Ce. Italia Odv, che – nell’intervista per Interris.it – ha condiviso informazioni cruciali riguardanti l’ictus, la sua prevenzione e l’impatto significativo che ha sulla vita delle persone e delle famiglie, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su una patologia di cui si parla ancora troppo poco. Vianello è anche autore del libro “Ogni parola che sapevo”, edito da Mondadori nel 2020, in cui ha raccontato la propria esperienza e il lungo cammino per recuperare l’uso della parola dopo un ictus.
L’intervista ad Andrea Vianello, presidente A.L.I.Ce Italia
Partiamo dalle basi: che cos’è l’ictus?
“L’ictus, comunemente noto come ‘colpo’, si verifica quando, per vari motivi, si rompe un vaso sanguigno, impedendo al sangue di arrivare al cervello. Questo evento può manifestarsi in due modi: attraverso un’ischemia, quando un vaso si occlude, o tramite un’emorragia cerebrale, in cui un vaso sanguigno si rompe. Si tratta di un evento improvviso, che può essere identificato da alcuni segni, anche se non sempre sono chiari. L’ictus può compromettere la capacità di utilizzare una parte del corpo o di parlare, e richiede una gestione tempestiva”.
Esistono misure di prevenzione? Quali sono e come possiamo metterle in pratica?
“Certamente, esistono misure di prevenzione, anche se ci sono eventi inevitabili. È importante adottare comportamenti sani, come praticare sport. Quest’anno, la campagna per la Giornata mondiale è molto concentrata sull’attività fisica. È inoltre fondamentale evitare comportamenti dannosi come il fumo e controllare i fattori di rischio, in particolare la pressione sanguigna e la fibrillazione atriale. È cruciale anche cercare di accedere rapidamente a strutture adatte per la gestione dell’ictus, poiché il tempo è un fattore essenziale”.
Qual è la situazione attuale dell’ictus in Italia?
“Attualmente, l’ictus è la terza causa di morte nel nostro Paese ed è la principale causa di disabilità. Ogni anno, più di 100.000 persone vengono colpite da ictus, di cui molte riescono a sopravvivere grazie ai progressi nella gestione della patologia. In Italia, attualmente ci sono circa un milione di persone vive dopo aver avuto un ictus. È un fenomeno enorme, di cui dobbiamo parlare di più. Inoltre, il 30% di persone colpite da ictus celebrare hanno come conseguenza l’afasia, vale a dire un disturbo del linguaggio molto debilitante – che ho vissuto sulla mia pelle – che può essere più o meno grave e compromettere non solo la produzione, ma anche la comprensione linguistica”.
È un pregiudizio pensare che l’ictus colpisca principalmente gli uomini e gli anziani?
“Sì. È anzi importante dire che l’ictus è molto ‘democratico’ e non fa distinzioni di genere né i età, anche se è più comune dopo i 60 anni. Purtroppo, può colpire anche i giovani, quindi la prevenzione è fondamentale per tutti”.
Parliamo dell’associazione A.L.I.Ce. Italia Odv. Come è nata e quali servizi offre?
“A.L.I.Ce.ODV nasce ad Aosta nel 1997 su iniziativa del dottor Giuseppe D’Alessandro; grazie al suo impegno costante, nel 2004 viene fondata la Federazione A.L.I.Ce. ITALIA ODV. Oggi esiste un coordinamento nazionale che si occupa di sensibilizzazione sulla prevenzione e sulla politica sanitaria. La qualità dell’assistenza non è uniforme in tutto il Paese, quindi è fondamentale garantire che le strutture giuste siano disponibili nei posti giusti. Stiamo inoltre lavorando per eliminare lo stigma attorno all’ictus, che è spesso considerato un tabù, e per migliorare la riabilitazione. È cruciale anche sostenere le famiglie, poiché il problema dell’ictus non riguarda solo il paziente ma coinvolge anche chi gli sta vicino”.
Qual è il messaggio principale che l’associazione desidera trasmettere in occasione della Giornata mondiale contro l’ictus?
“Vogliamo che l’ictus diventi un tema centrale nelle politiche sanitarie e nell’attenzione pubblica. Questo fenomeno, sebbene evidente, è spesso trascurato. Serve una maggiore consapevolezza e una rete di connessione tra le varie componenti della salute pubblica per affrontare questa emergenza sociale”.