I venti di Laura e l’incubo di Katrina, 15 anni dopo

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Si temeva una drammatica replica della devastazione di quindici anni fa, non appena l’uragano Laura ha toccato terra. Più o meno nello stesso punto dove approdò Katrina, nell’agosto del 2005. Forse poco più a ovest ma, quando la tempesta approda sulla terraferma, le distanze si azzerano. E gli spettri ritornano, aspettando quella devastazione che la furia dei venti porta con sé. Laura arrivava con l’etichetta del mostro in grado di superare perfino il suo predecessore, portando venti a 240 chilometri orari e l’angosciante premessa di un ulteriore incremento una volta penetrato nell’entroterra degli Usa. L’uragano, invece, sembra aver perso progressivamente la forza distruttiva dei giorni scorsi, quando in crescendo aveva colpito Haiti e iniziato a spazzare le coste del Golfo, provocando onde di 6 metri.

L’incognita evacuazioni

Il declassamento di Laura, al netto delle possibili risalite, eviterà probabilmente i disastri di Katrina. Ovvero quasi 2 mila vittime e oltre 100 miliardi di danni. E, forse, anche una massiccia operazione di evacuazione che, su larga scala, in tempi di Covid-19 sarebbe stata quantomeno complicata. Qualcuno ha raccolto l’invito delle autorità, spostandosi dalla propria abitazione per cercare di trovare riparo nell’area più interna dello Stato, in Louisiana come in Texas. Una mossa preventiva non bastata in alcuni casi e, comunque, non abbastanza per scongiurare un potenziale disastro come quello vissuto nel 2005. In ballo, la mobilità di quasi mezzo milione di persone, alle quali le autorità avevano chiesto di spostarsi, con l’appello all’adozione di un criterio che scongiurasse ogni tipo di assembramento.

Emergenza sociale

Una sfida impegnativa per gli Stati Uniti, ancora in piena emergenza sanitaria e costretti a un’ennesima prova di maturità. Se l’intensità dei venti è via via scesa fino a rientrare nei livelli di guardia, diversa la questione relativa all’impatto dell’uragano su una popolazione già duramente colpita dalla pandemia. Le scene prodotte dall’uragano Katrina nel 2005, infatti, corrisposero a una vera e propria emergenza sociale, esplosa  a seguito della calamità e che aveva portato a episodi di saccheggio e violenza, soprattutto nella New Orleans devastata dal vento e dalle inondazioni. Uno scenario che ha rischiato di riprodursi, ironia della sorte, a 15 anni esatti dalla sciagura della Louisiana, in un contesto in cui l’emergenza sanitaria ha già reso difficile la situazione economica e di autosufficienza per migliaia di persone. Anche per questo, le autorità locali avevano invitato la cittadinanza ad agire per tempo, ribadendo a “coloro che scelgono di restare e affrontare questa tempesta molto pericolosa”, che “gli sforzi di soccorso non possono iniziare e non inizieranno fino a quando non saranno passati tempesta e ondata ed è sicuro farlo”.

Un ricordo prossimo

Nelle scorse ore, il livello di allerta era salito esponenzialmente, perlomeno in proporzione alla crescita di intensità dell’uragano. La sua escalation di violenza, con aumento del 70% in pochissime ore, aveva lasciato presagire un potenziale disastro, anche per via della traiettoria di Laura che sembrava indirizzata a passare giusto nell’area di maggior interesse strategico per l’export di petrolio. Oltre che nella zona delle raffinerie texane, per le quali è bastata la semplice prospettiva per portare il greggio a quote mai più viste dai tempi del pre-Covid (il Brent ad esempio ha toccato gli oltre 46 dollari al barile, il Wti circa 44 dollari). La speranza, forse esaudita, riguardava la mancata formazione di un’onda di tempesta in grado di spingersi attraverso l’entroterra, paralizzando di fatto l’area e replicando i disagi della bestia di quindici anni fa. Della quale il ricordo, nonostante il tempo passato, sembra essere ben più prossimo di quanto non sembri.

Damiano Mattana: