Agilità, coraggio, eleganza, integrità, intelligenza, pazienza, resistenza, velocità. Sono queste otto caratteristiche con cui descrivere una pantera, le stesse in cui si riconosco gli studenti dell’Università Europea di Roma che fanno parte del gruppo sportivo Panthers, nato all’inizio di questo anno accademico e che partecipa ai campionati delle Università di Roma, circuito esistente da circa 15 anni, di cui l’Università Europea di Roma è tra i membri fondatori.
“Da quest’anno abbiamo deciso di riunirci in questo gruppo identitario che richiama anche virtù cristiane che sono profondamente radicate nel nostro Ateneo – spiega Matteo Anastasi, coordinatore dell’attività sportive dell’Università Europea di Roma – virtù sia tecniche che morali alle quali chi fa parte dei nostri gruppi sportivi deve ambire”. “Abbiamo fatto questa scelta, in coordinamento con il rettore, con il consiglio di amministrazione, con il senato accademico per dotarci di un gruppo sportivo all’americana. Siamo l’unica università italiana a Roma che ha questa caratteristica. Siamo particolarmente contenti, abbiamo più di 120 studenti atleti, mentre gli allenatori sono ex allievi dell’università. Io sono il responsabile del progetto, oltre che sportivo anche etico”.
Il coronavirus e lo stop agli allenamenti
Matteo spiega come a causa del coronavirus gli studenti hanno dovuto sospendere gli allenamenti, ma questo fatto ha dato slancio a diversi progetti di ricerca, grazie anche alla collaborazione di professori e dottorandi, sono iniziati programmi di collegamento tra il mondo sportivo e quello lavorativo e, non per ultimo, la campagna di aiuto e sostegno all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. “Ci siamo fatti portavoce di una vicenda più ampia delle donazioni, abbiamo voluto dare il nostro contributo per affrontare un momento di emergenza che riguarda tutti noi”, spiega Matteo.
L’iniziativa solidale
“Ci siamo trovati improvvisamente senza quella che era la nostra attività quotidiana e abbiamo pensato che gli sportivi dovevano assolutamente scendere in campo, anche se non era quello dove giocavamo abitualmente – racconta -. Abbiamo così deciso di promuovere questa campagna di sensibilizzazione: sono stati proprio i ragazzi, molto abili nell’uso dei social sui quali hanno lanciato il tam tam. L’iniziativa ha avuto anche una discreta eco sui media grazie alla collaborazione del professor Carlo Climati. Siamo molto contenti perché il progetto è in linea con quelli che sono i valori dell’Università Europea che, ogni anno, a livello curriculare chiede ai ragazzi di svolgere delle attività di responsabilità sociale con le quali ottenere dei crediti propedeutici alla laurea”. Matteo ha spiegato che seguire questi ragazzi richiede un grande impegno e sarebbe impossibile farlo se non ci fosse dietro una grande passione. “Io ho giocato nelle giovanili della Lazio poi mi sono dedicato al mondo universitario: in questo modo unisco le mie due passioni – racconta – Con i ragazzi, soprattutto quando sono in questa fascia di età, devi essere molto vero, se non vedono la passione non ti seguono”.
L’augurio
“Vorrei fare un augurio per tutti i ragazzi, ma anche per tutti noi: poter tornare a fare quello che ci piace il più presto possibile, ma con uno spirito differente – conclude Matteo -. In questi mesi in cui ci siamo obbligatoriamente dovuti fermare e durante i quali abbiamo avuto modo di riflettere molto, sono nate iniziative molto nobili. Il disegno perfetto sarebbe quello di scendere nuovamente in campo senza tralasciare l’aspetto solidale che è divampato e l’ha fatta da padrone“.