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Housing led, dalla marginalità all’appartamento condiviso

L’intervista di Interris.it a Marco Guttilla, referente del dormitorio a bassa soglia “A casa di Aldo” dell’Opera don Calabria a Palermo, sull’housing led

“A Palermo non si muore di fame, ma di solitudine e abbandono. Per questo, nel contrasto alla marginalità adulta, abbiamo deciso di lanciare un’iniziativa intermedia tra l’assistenza di bassa soglia e l’housing first, un periodo in cui un piccolo di gruppo di persone senza dimora condivide un’abitazione mentre segue un percorso verso l’autonomia. Il territorio deve essere accudente nei confronti delle persone con esperienza di strada”, dice a Interris.it Marco Guttilla, assistente sociale e referente del dormitorio a bassa soglia “A casa di Aldo” dell’Opera don Calabria a Palermo, una delle realtà che nel capoluogo di regione siciliano dà vita a Dimora!, un progetto per l’accoglienza di soggetti fragili in povertà socio-sanitaria. L’iniziativa di housing led partirà in ottobre e coinvolgerà, per prime, sei persone senza dimora seguite dai servizi sociali.

Homelessness

“Non è facile fare una stima del numero di persone senza dimora a Palermo, comunque dal nostro monitoraggio la maggioranza di loro sono italiani e hanno tra i 45 e i 60 anni”, continua Guttilla, “mentre nell’ultimo mese abbiamo ricevuto tante segnalazioni che riguardano donne finite per strada, una categoria meno frequente”. Una cifra sugli homeless in Italia, seppur precedente al periodo di pandemia, la fornisce l’Istituto nazionale di statistica (Istat): 50.724. Una popolazione invisibile e fragile, come dimostrano i 246 senza dimora morti nel 2021, nel 39% dei casi per motivi di salute, come documenta l’ultimo rapporto “La strage invisibile. I Senza dimora muoiono tutti i mesi, non solo d’inverno” a cura dell’Osservatorio della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (fio.PSD), mentre nei primi 206 giorni del 2022 sono stati in 205 a perdere la vita. Per quanto riguarda i senza dimora palermitani, l’assistente sociale fornisce un ulteriore dettaglio. “Nel monitoraggio sono emerse diverse persone con una doppia diagnosi, sia di dipendenze che di problemi psichico-psichiatrici”. Una situazione complessa da gestire per le strutture di bassa soglia: “Si tratta di una questione non risolvibile con i dormitori o i poli diurni, perché non possiamo somministrare terapie farmacologiche ma solo controllare se assumono i farmaci che devono prendere.”

Pnrr e housing first

L’attenzione alla marginalità adulta è entrata anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede 450 milioni di fondi per l’assistenza di 25mila persone senza dimora per almeno sei mesi, entro il 2026, mediante due misure. La realizzazione di 250 centri orientamento ai servizi e prima assistenza, detti stazioni di posta, e 250 interventi di housing first. Quest’ultimo è un approccio alla questione homelessness sviluppato negli anni Novanta a New York, negli Stati Uniti, e consiste nel dare l’opportunità a una persona senza dimora di entrare in un appartamento in condizione di autonomia, accompagnata dagli operatori sociali. Una soluzione che in molti casi stimola i beneficiario a ricominciare a prendersi cura di sé, a ricostruire legami sociali e a impegnarsi per raggiungere una stabilità economica. Nel nostro Paese, secondo il “Report di monitoraggio dei progetti del Network Housing First Italia”, a cura dell’Osservatorio fio-PSD, per il biennio 2017-2019, 31 progetti in 29 città italiane hanno accolto 420 persone, e il 23% circa dei beneficiari ha raggiunto l’autonomia.

Dimora!

Sviluppato nel 2018 nell’ambito dell’Asse 3 – Servizi inclusione sociale del PON Metro di Palermo, grazie a un finanziamento europeo, il punto di forza di Dimora! è quello, illustra Guttilla, di una “progettualità capace di mettere insieme, in maniera integrata, i servizi sociali comunali palermitani e la rete temporanea d’impresa con capofila l’Istituto don Calabria, la Croce rossa, il Centro diaconale valdese, la cooperativa sociale La Panormitana e la Fondazione San Giuseppe dei falegnami, entrambe legate alla Caritas diocesana di Palermo”. Un servizio che mette al centro le persone e l’accompagnamento verso l’autonomia. L’impianto si base sull’opera dell’unità strada, che 365 notti all’anno – e due o tre giorni alla settimana – fornisce assistenza diretta, monitoraggio, distribuzione dei pasti e delle coperte, sul percorso di accoglienza e di inserimento nei tre poli diurni e notturni, dove si fornisce un pasto, un posto per dormire e si fanno sia laboratori ludico-ricreativo-socializzanti che laboratori per far acquisire competenze professionali. “Il 16 agosto abbiamo come ospiti i salesiani giovanili di Milano e saremo le loro guide in città, dopo aver formato in questo senso alcune delle persone che accogliamo nei poli, con la collaborazione della cooperativa turistica Terradamare”, racconta Guttilla.

Housing led

Una novità che il progetto Dimora! porta sul contrasto alla marginalità è quella dell’accompagnamento all’abitare delle persone senza dimora facendole convivere tra loro in un piccolo gruppo per un certo periodo, l’housing led. “Tra le persone che ospitiamo nell’accoglienza, ce n’è qualcuna che mantenuto un minimo di sostenibilità economica, ma ha perso la sua rete sociale e ha quindi difficoltà a sganciarsi dai servizi comunitari”, continua Guttilla, “e farla andare in una casa da sola ricreerebbe una condizione di solitudine”. L’iniziativa, spiega l’assistente sociale, si baserà sulla creazione di gruppi tra persone che già si conoscono, le quali vivranno insieme per dieci mesi, prorogabili a dodici. In questo periodo, mentre saranno seguiti da tutor e assistenti sociali, si inseriranno in percorsi di formazione professionale, tirocini, borse lavoro, e nella ricerca di un alloggio svincolato dai servizi, come contributi all’affitto o progetti di housing first. Inoltre ciascuno verserà una quota mensile di partecipazione di 100 euro e alla fine del periodo riceverà indietro l’intera somma. “Abbiamo identificati quattro appartamenti che potranno ospitare cinque persone ciascuno, nel primo ne andranno sei”, illustra Guttilla. Che conclude: “Siamo al fianco delle istituzioni e le istituzioni sono al nostro fianco, il territorio deve essere accudente nei confronti delle persone con esperienza di strada”.

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