Un hotel a cinque cuori per gli ultimi di Napoli

Un pasto a La Casa delle Genti (immagine tratta da Facebook)

Nell’ultimo anno, anche e soprattutto a causa della pandemia in atto, molte persone sono precipitate sotto la soglia di povertà e, nella città di Napoli, il 9% delle persone residenti, vive in condizioni di grande difficoltà economica e disagio sociale correlato.

La Casa delle Genti

In piena emergenza Covid – 19, nel mese di aprile 2020, l’Arcidiocesi di Napoli alla cui guida vi era il Cardinale Crescenzio Sepe, ha dato vita a La Casa delle Genti, detta anche Albergo a Cinque Cuori, dove le persone in difficoltà e senzatetto hanno trovato riparo e accoglienza nei giorni più duri del primo lockdown. Nei giorni scorsi, grazie al contributo dell’Arcidiocesi di Napoli guidata oggi da Monsignor Domenico Battaglia in sinergia con a “Caritas” di Napoli diretta da Don Enzo Cozzolino, la Fondazione “Progetto Arca” di Milano, le parrocchie, i movimenti ecclesiali, le associazioni laicali e il Comune di Napoli la struttura è stata ampliata estendendosi così su una superficie di quattromila metri quadrati con una dotazione di numerosi servizi, quali ad esempio lavanderia, sala pranzo, cucina, servizi igienici, sala multimediale, terrazzo, sala tv, rete wifi, aula informatica, sala deposito valigie, cappella, giardino, infermeria, sala counseling e laboratori di ascolto e di promozione nonché sedici camere doppie che incrementano di ulteriori 32 posti letto le disponibilità della struttura. L’edificio dove si trova la Casa delle Genti è di proprietà della Fondazione “Ritiro di Santa Maria del Gran Trionfo” presieduta da Don Salvatore Farì ed è gestita dalla cooperativa “Accoglienza Vincenziana”. Interris.it ha intervistato, in merito alle attività di questa struttura, Suor Giovanna Pantaleo, Figlia della Carità nonché presidente della Cooperativa “Accoglienza Vincenziana” la quale, da anni, è impegnata – con energia e impegno – al fianco degli ultimi di Napoli.

Suor Giovanna Pantaleo (immagine tratta da Facebook)

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone la Casa delle Genti?

“La Casa delle Genti nasce nel 2020 ad opera del Cardinale Crescenzio Sepe per accogliere i fratelli senza fissa dimora in questo periodo difficile legato alla situazione pandemica per prevenire eventuali contagi e, fare il modo che, a coloro che sono già colpiti da situazioni di difficoltà, non si aggiungano altre problematiche”.

In che modo la pandemia da Covid-19 ha inciso sulle situazioni di fragilità?

“Sicuramente la pandemia ha inciso tantissimo, contribuendo all’aumento dei fratelli senza fissa dimora. Molti di loro che, prima dell’emergenza, avevano una situazione lavorativa alquanto stabile in qualità, ad esempio, di badante o collaboratore ed una casa – con l’arrivo della pandemia – per vari motivi sono stati licenziati. Altri avevano una tipologia di lavoro che, anche se precaria, permetteva loro di riuscire a ricavare il minimo indispensabile per vivere e, con la chiusura delle attività, si sono trovati in una situazione di indigenza. Oltre a ciò, vi sono le problematiche familiari, le quali chiaramente si sono moltiplicate e, questo fattore, ha inciso sulle condizioni di fragilità”.

In che maniera aiutate coloro che si trovano in situazione di povertà?

“Noi operiamo in collaborazione e sinergia con le altre organizzazioni e istituzioni, sia pubbliche che private. Siamo in contatto con i servizi sociali, gli ospedali, il comune e con le parrocchie perché – essendo questo un servizio che nasce dalla Chiesa – molte persone che vengono da noi sono state segnalate dai parroci e dai centri di ascolto delle parrocchie e della Caritas Diocesana. Quando si verifica una situazione di disagio chiunque la intercetta, o magari la stessa persona interessata, ci contatta e, dopo aver verificato la disponibilità di posti, si avvia un percorso che è costituito da un colloquio iniziale dove si illustra la vita della comunità, si cerca di capire i bisogni della persona e si propone un percorso. Noi non vogliamo fare assistenzialismo anche se, nel primo approccio, viene offerto tutto ciò che è necessario per superare il momento di criticità – quindi vitto e alloggio -. È chiaro che non ci fermiamo li in quanto, una volta accolta e rasserenata la persona, cerchiamo di proporre un percorso teso verso l’autonomia. Questo significa che accompagniamo chi ha bisogno nell’individuazione delle proprie risorse che a volte si sono sopite per la condizione di disagio che ha portato ad una perdita di fiducia in sé stessa. A tal proposito cerchiamo di agire sul recupero dell’autostima e, insieme a noi, la persona comincia a pensare di farcela e di conseguenza a cambiare la propria vita. Puntiamo soprattutto sul cambiamento dello stile di vita, motivando la persona attraverso una serie di percorsi affinché la stessa possa reimmettersi nel tessuto sociale e lavorativo”.

La Celebrazione Eucaristica officiata da Monsignor Gaetano Castello, Vescovo Ausiliare di Napoli, alla Casa delle Genti (immagine tratta da Facebook)

In che modo si può aiutare la vostra opera?

“Si può collaborare con noi svolgendo attività di volontariato e quindi donando, prima di tutto, del tempo. Si possono effettuare anche delle donazioni di beni di prima necessità e, se ci sono aziende che vogliono reperire dei lavoratori, possiamo indicare loro delle persone che stanno compiendo un percorso verso l’autonomia. Infine, chi lo desidera, può effettuare delle donazioni in denaro per sostenere la nostra opera contattandomi personalmente”.

Quali auspici si pone per il futuro in materia di contrasto alla povertà e vicinanza agli ultimi?

“Noi ci auguriamo che – lavorando in sinergia tra pubblico e privato, Chiesa, Terzo Settore e istituzioni pubbliche – si possano attivare una serie di servizi alla persona in modo tale da contrastare la povertà e impiegare le risorse senza disperderle. Auspichiamo che, lavorando insieme e unendo le forze, si possano dare delle risposte per sollevare le persone dallo stato di povertà. Le istituzioni stanno dimostrando grande sensibilità e c’è la volontà di attivare una serie di servizi per abbassare il livello di povertà e quindi portare i nostri fratelli in difficoltà ad un migliore livello di vita. Se lavoreremo insieme per il bene comune qualcosa di bello emergerà”.

Christian Cabello: