#HandHygiene Day, il prof. Ojetti: “Lavare le mani? Vi spiego l’importanza di questo gesto”

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Bagnare le mani con l’acqua, applicare una quantità di sapone sufficiente per coprire tutta la loro superficie, frizionare palmo contro palmo, poi il palmo sopra il dorso. Inizia con queste indicazioni un video del ministero della Salute sul modo corretto di lavarsi le mani, soprattutto in periodo di pandemia.

Un piccolo gesto che può salvare una vita

“Il lavaggio delle mani è una delle azioni più efficaci che è possibile intraprendere per ridurre la diffusione di agenti patogeni e prevenire le infezioni, incluso il Covid-19″. E’ quanto ha ricordato l’Organizzazione mondiale della Sanità alla vigilia della Giornata mondiale dell’igiene delle mani che, per il 2020, ha come tema: “Salva delle vite: lavati le mani”. L’Oms ha lanciato la campagna “Save lives clean your hands” e chiunque può supportarla promuovendo il materiale informativo presente sul portale dell’organizzazione, partecipando in prima persona alla #SafeHandsChallenge, o scattare una foto o fare un breve video e condividerli sui social con l’hashtag #HandHygiene.

L’intervista

Ma tutte le persone hanno consapevolezza di quanto sia importante lavarsi le mani? Per quanto tempo batteri e virus rimangono attivi sulla nostra pelle? Interris.it ha intervistato il professor Stefano Ojetti, vicepresidente nazionale dell’Associazione Medici Cattolici (Amci).

Professore, lavarsi le mani potrebbe sembrare un gesto banale, quasi scontato. Invece è molto importante e farlo correttamente può salvare molte vite. Le persone sono consapevoli di questo?
“Il problema della disinfezione delle mani risale addirittura ai tempi dei grandi medici dell’antichità come Ippocrate, Celso e Galeno, che pur conoscendo l’infezione, non ne comprendevano le cause e quindi non sapevano come cercare di prevenirla. Fu il medico ungherese Semmelweis, detto per questo il salvatore delle madri, che nella metà dell’Ottocento, per primo osservò un calo significativo delle febbri puerperali da quando costrinse gli studenti che frequentavano il reparto ostetrico a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calcio prima di visitare le partorienti. Per venire alla sua domanda, direi che forse non da parte di tutti esiste la consapevolezza che le mani rappresentano uno dei veicoli di contagio tra i più frequenti nella trasmissione delle malattie, questo perché con naturalezza attraverso i nostri gesti quotidiani, quali il toccarsi gli occhi, il naso o la bocca, veicoliamo, se presenti, batteri o virus che attraverso queste vie vanno poi a localizzarsi  in determinati organi e causano malattie. Ne è la dimostrazione proprio l’attuale pandemia che si propaga attraverso tali vie di accesso, da qui la raccomandazione di lavarsi bene e spesso le mani”.

Come si può essere sicuri di averle lavate correttamente?
“Naturalmente la mia sarà una risposta riferita all’igiene delle mani nella normalità della vita quotidiana e non ovviamente riferita al periodo di pandemia che stiamo vivendo. Innanzi tutto, quando bisogna lavarsi le mani? Esistono alcune regole fondamentali che dovrebbero far parte del giusto comportamento di tutti, ad esempio quando si rientra nella propria abitazione, prima di sedersi a tavola o di maneggiare alimenti o ancora prima di prendere o somministrare farmaci, così come prima di mettere o rimuovere lenti a contatto. E’ doveroso seguire questa regola comportamentale anche dopo aver tossito o soffiato il naso o ancora dopo essere stati a contatto con persone ammalate o con animali, o aver toccato cibo crudo, soldi o dopo aver maneggiato spazzatura. L’altro capitolo riguarda il come. A tale riguardo è consigliabile usare acqua corrente non troppo calda preferibilmente con un sapone liquido che, non essendo esposto all’aria come una saponetta, impedisce ai germi di proliferare. Tecnicamente bisognerà lavarsi più volte con abbondante schiuma e risciacqui frequenti, avendo cura di strofinare energicamente le superfici palmari e dorsali delle mani, ponendo particolare cura nel lavarle anche fra le dita fino ai solchi interdigitali. Quasi mai si parla poi, anche se estremamente importante, di completare il corretto lavaggio delle mani con l’uso di uno spazzolino per unghie, soprattutto in caso di epidemia, che andrà a rimuovere quegli eventuali germi che possono eventualmente trovarsi a livello subungueale.  Da ultimo per quanto tempo? Per una corretta igiene delle mani il lavaggio non dovrebbe mai durare meno di venti secondi per salire in caso di epidemia per lo meno ad un minuto. Naturalmente non bisogna esagerare nella frequenza del lavaggio, ciò può portare, in casi limite, a una vera e propria malattia con risvolti psicologici anche importanti: la rupofobia (paura dello sporco). Bisogna tener presente, infatti, che l’esagerata frequenza nel lavarsi le mani comporta un’alterazione del film idrolipidico della cute che svolge una funzione protettiva, compromettendo in tale modo il suo ruolo di barriera e quindi di protezione da agenti esterni di qualsiasi natura, causando dermatiti, anche di notevole entità”.

Per quanto tempo batteri e virus possono rimanere attivi sulla nostra pelle?
“Paradossalmente le nostre mani sono normalmente colonizzate da numerose specie batteriche che costituiscono la così detta flora microbica residente, il cui compito è quello di ostacolare l’impianto di batteri potenzialmente dannosi e che costituiscono la flora cutanea transitoria. Questi batteri normalmente colonizzano gli strati superficiali della cute, non si moltiplicano e possono essere rimossi da un corretto lavaggio delle mani. Dare quindi una valutazione temporale in termini quantitativi risulta estremamente difficile, dipendendo la permanenza di virus e batteri sulla pelle da vari fattori quali il tipo di batterio o di virus la carica batterica o virale, il grado di umidità e la temperatura”.

In una delle passate edizioni della giornata mondiale dell’igiene delle mani, l’Oms aveva lanciato lo slogan “La lotta contro l’antibiotico-resistenza è nelle tue mani”.  Che relazione c’è tra igiene delle mani e antibiotico resistenza?
“L’igiene delle mani rappresenta un elemento essenziale per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria. La correlazione che intercorre tra igiene delle mani e antibiotico-resistenza deve essere riferita infatti alle infezioni nosocomiali o comunque a coloro (familiari, medici o infermieri) che a contatto con malati, pur se domiciliari, possono, attraverso una non corretta igiene delle mani, a loro volta diventare veicolo d’infezione. In tal modo si sono sviluppati dei ceppi batterici che nel tempo hanno sviluppato una resistenza agli antibiotici, derivante anche dall’uso sconsiderato che se ne è fatto negli ultimi anni, spesso senza neanche la prescrizione medica. Questa resistenza agli antibiotici purtroppo determina ogni anno in Italia circa 200.000 infezioni da germi antibiotico-resistenti responsabili di diecimila decessi con allungamento dei giorni di degenza e con un sensibile conseguente aggravio di spesa. Da qui lo slogan: ‘La lotta contro l’antibiotico-resistenza è nelle tue mani'”.

Manuela Petrini: