Il termine povertà educativa fa riferimento al processo che limita il diritto dei bambini a un’educazione e li priva dell’opportunità di imparare e sviluppare competenze di cui avranno bisogno da adulti. Allo stato attuale, in Italia, oltre il 13,5% dei bambini si trova in uno stato di povertà materiale e educativa. Le progettualità per lenire questo tipo di disagio sono diverse. Una di queste è quella attuata dalla cooperativa Stripes, dal titolo “Paripasso”. Stripes è una cooperativa sociale di tipo A, nata nel 1989 e con sede a Rho, che svolge attività di ricerca, consulenza, formazione, progettazione e gestione di servizi nelle aree prima infanzia, minori, disabilità, integrazione stranieri, cultura e new media. Interris.it, in merito a questo progetto, ha intervistato Dafne Guida, presidente della Cooperativa Stripes, nonché ente capofila.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha il progetto “Paripasso”?
“Il progetto Paripasso è uno dei 35 progetti selezionati e finanziati dall’impresa sociale “Con i Bambini”. Nasce dall’interesse che abbiamo maturato in 32 anni di attività nell’ambito dei bambini fino a 6 anni d’età. La nostra cooperativa, che ha sede a Rho (Milano), gestisce asili nido, scuole dell’infanzia e ha quindi un’esperienza pluriennale in tal senso. Ci siamo dati l’obiettivo di costruire un partenariato nazionale, ossia riunendo altri soggetti che, su tutto il territorio, hanno delle esperienze simili alla nostra, ossia rivolte alla prima infanzia, insieme ad altre realtà molto importanti, come ad esempio il Politecnico di Milano, Mission Bambini e il patronato San Vincenzo di Bergamo che hanno curato delle azioni più di sistema. La finalità era appunto la costruzione di un progetto nazionale che potesse dare, ai bambini e alle famiglie dei luoghi coinvolti, la possibilità di usufruire di servizi innovativi centrati sulle occasioni di socializzazione, in particolare per i bambini in condizione di povertà educativa. Le regioni coinvolte sono: la Lombardia, il Lazio, la Campania e la Puglia. In particolare, attraverso questo progetto, intendiamo contrastare la povertà educativa sviluppando degli interventi che raggiungeranno i bambini nella fascia 0 – 6 anni, con un focus specifico molto interessante sui primi mille giorni di vita, tempistica molto importante per tutte le occasioni educative nei primi momenti di vita della famiglia. Si va ad agire sulle situazioni di disagio attraverso interventi multidisciplinari e integrati, con un’opera di prossimità, accompagnamento e aiuto concreto. Il nome “Paripasso” deriva dal fatto che vogliamo compiere questo percorso insieme ai bambini e alle famiglie, ma anche perché, simbolicamente, tutti i partner del progetto, si tengono per mano.
Che ruolo avranno le comunità educanti nel contrasto alla povertà educativa infantile all’interno del progetto “Paripasso”?
“Le comunità educanti rivestono un ruolo centrale. Ci daremo da fare affinché si consolidino quelle che già esistono intorno agli hub sociali e agli spazi ad alta densità educativa appositamente creati, ma si appronteranno anche dei nuovi spazi per le comunità educanti perché, parafrasando un proverbio africano, siamo convinti che, per crescere un bambino, ci vuole un villaggio e, di conseguenza, i villaggi vanno costruiti, anche attraverso queste azioni di sistema. Pertanto, è centrale il ruolo dei bambini, delle singole famiglie e di chiunque viva intorno. Ciascuno nella comunità può prendersi cura del benessere dei bambini. Dove ci sono delle azioni mirate per questo obiettivo, anche gli adulti stanno bene. La prospettiva è quella di attivare i territori, attraverso una promozione della cultura e dei diritti dell’infanzia.”
Quali sono i vostri desideri per il futuro in merito allo sviluppo di questo progetto? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?
“Partiremo dalle emergenze educative attuali, nel rispetto delle specificità territoriali. Le regioni coinvolte nel progetto sono quattro e i soggetti tredici. La prima azione importante che faremo è quella di cercare di staccarci dai localismi, producendo dei modelli innovativi fruibili da tutti i partner e dalle comunità, coinvolgendo fisicamente tutte le persone attorno ai servizi. L’aiuto, in questo senso, potrebbe essere inteso come dare la propria disponibilità a promuovere il progetto, frequentare i luoghi e parlarne perché, le narrazioni positive, aiutano l’accesso ai servizi. “Paripasso” è un progetto rivolto ai minori, ma coinvolgerà tutte le comunità tentando di creare dei cambiamenti duraturi e sviluppare un senso di prossimità. L’aiuto non viene soltanto dagli esperti ma può nascere anche tra pari nella comunità”.