Gissi (Cisl): “Il problema non è il green pass, ma come gestirlo”

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Dopo bar, ristoranti e palestre, il consiglio dei Ministri ha reso obbligatorio il Green Pass anche in ambito scolastico, imponendo la presentazione della certificazione verde Covid per tutto il personale scolastico e universitario, così come per gli studenti universitari. Il mancato rispetto del requisito sarà considerato assenza ingiustificata e il rapporto di lavoro verrà sospeso a decorrere dal quinto giorno di assenza.

Chi controllerà?

Il ruolo di controllori, trasformandosi in una sorta di ispettori sanitari, è stato affidato ai dirigenti scolastici. In caso di omesso controllo sono previste sanzioni fino a 3.000 euro. Decisione che sta scatenando polemiche, sia da parte dei presidi che lamentano la carenza di risorse e di personale aggiuntivo per ottemperare ai nuovi obblighi nelle scuole, sia da parte del mondo dei sindacati. “Sul green pass per il personale scolastico il Governo si è mosso in termini discutibili e per alcuni aspetti inaccettabili. Non tanto per la scelta in sé, che risponde a una precisa responsabilità politica assunta a fronte di una situazione di emergenza, quanto per le ricadute che ne discendono sulle condizioni di lavoro del personale, su cui il confronto con le parti sociali è assolutamente doveroso e dal nostro punto di vista irrinunciabile”, ha dichiarato Maddalena Gissi, segretaria di Cisl Scuola.

I nodi da sciogliere

I presidi, infatti, non obiettano sulla scelta del governo di richiedere il Green Pass nelle scuole, ma su chi materialmente dovrà eseguire i controlli (al momento i presidi) e i sindacati lamentano un mancato confronto su questa tematica da parte del Governo.

L’associazione dei dirigenti scolastici, inoltre, fa presente che per gestire l’introduzione del Green Pass nelle scuole servirebbero circa 8 mila nuovi segretari. Il rischio sarebbe l’impossibilità di gestire il nuovo compito e il burn out per i presidi. Per i presidi che omettono il controllo ci sono sanzioni, e questo è normale. Noi siamo d’accordo con il Green pass ma chiediamo strumenti per i presidi: serve una unità di personale di segreteria in più in ogni scuola e serve una banca dati per consentire di conoscere chi non è in possesso del Green pass. Va fatto subito, altrimenti non è possibile garantire il controllo», dice il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli.

L’intervista

Per fare luce su alcune delle ombre che si allungano sulla riapertura della scuola in presenza e in sicurezza, In Terris ha intervistato Maddalena Gissi, Segretaria Generale Cisl Scuola.

Segretaria, quali sono, ad oggi, i principali nodi da sciogliere per la ripartenza scolastica in presenza a settembre?

“Il 4 agosto la mia organizzazione, insieme ad altre, ha scritto una lettera ai ministri Bianchi e Speranza nella quale, oltre alla questione che poi sarebbe esplosa pochi giorni dopo con le disposizioni sul green pass, richiamava altri nodi che rischiano di passare oggi in secondo piano mentre rimangono di fondamentale importanza per consentire, come tutti vogliamo, una ripresa in sicurezza delle attività scolastiche in presenza. Si tratta purtroppo di questioni ben note, ma non adeguatamente risolte: le risorse di organico per poter far fronte all’esigenza di lavorare con classi meno numerose, evitando situazioni di sovraffollamento; il permanere di norme che limitano la possibilità di sostituire da subito il personale assente (sia docente che ATA), con la conseguente necessità, se manca un docente, di suddividere gli alunni in gruppi che vanno ad aggiungersi ad altre classi, con grave pregiudizio dell’efficacia didattica e con l’aumento dei rischi di contagio; parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche e per la formazione delle classi da rivedere, un impegno che sta anche nel Patto per la scuola ma che rimane al momento lettera morta. E poi la necessità di poter contare su un efficace tracciamento dei contagi specie per gli alunni del primo ciclo, quelli che per ragioni di età non sono vaccinabili e dunque possono essere più facilmente veicolo di diffusione del virus. Questo solo per rimanere all’interno delle mura scolastiche. Se poi guardiamo all’esterno, resta la grande incognita di un sistema di trasporto pubblico su cui, per il secondo anno, la ripresa delle attività scolastiche ci vedrà alle prese con le consuete e irrisolte criticità. Non avrebbe dovuto succedere, temo che invece si riproporranno gli stessi problemi dell’anno precedente. Ecco perché il polverone suscitato dalla questione del green pass sembra fatto apposta per oscurare i tanti altri problemi che non sono meno incidenti della vaccinazione nel determinare le condizioni di sicurezza di cui abbiamo bisogno”.

Qual è la risposta (non solo in percentuale) del corpo insegnanti alla vaccinazione?

“Purtroppo non siamo ancora riusciti, nonostante reiterate richieste, ad avere un quadro preciso e pienamente attendibile della situazione. Tuttavia gli stessi dati diffusi dal Ministero e che la stessa Amministrazione considera sottostimati ci dicono di un 85-90% di personale scolastico che si è regolarmente vaccinato. Credo si avvicini in termini assoluti a un milione di addetti. Sono numeri che parlano da soli, e ci dicono che docenti, dirigenti e personale ATA hanno dato prova di grande senso civico, rispondendo all’appello lanciato da numerose e autorevoli sedi (cito fra tutti il Presidente Sergio Mattarella e papa Francesco) ma fatto proprio con chiarezza e determinazione anche da molte forze sindacali, certamente dalla CISL Scuola, che fin dal gennaio scorso si è battuta perché al personale della scuola, proprio per favorire la didattica in presenza, fosse riservata una priorità nella campagna vaccinale. Non sono certo addebitabili al mondo della scuola le vicissitudini che in una fase della campagna hanno indotto incertezze e rallentamenti nelle vaccinazioni: le stesse differenze riscontrabili fra aree territoriali diverse dimostrano come insufficienze e ritardi dipendano più da carenze organizzative locali che dalle scelte dei diretti interessati. Per questo credo che nelle settimane che ancora ci separano dalla riapertura delle scuole la percentuale di personale vaccinato possa crescere sensibilmente. Ed è per questa ragione che ho giudicato un’inutile e anche controproducente forzatura l’avere posto l’accento, più ancora che sul green pass, su un quadro sanzionatorio proposto in termini inaccettabili, fuori da ogni confronto con le rappresentanze sociali, come sarebbe doveroso fare quando si interviene sulle condizioni di lavoro del personale. Anziché favorire la soluzione dei problemi, si è scelto di inasprirli, gettando benzina sul fuoco di polemiche già fin troppo esasperate, spesso anche molto strumentali, alle quali si è dato inopinatamente nuovo alimento. Spiace veder tirare in ballo paragoni che offendono l’intelligenza e il buon gusto, quando per contestare il green pass si richiamano le leggi razziali e addirittura gli esperimenti dei medici nazisti: ma resto convinta che un approccio diverso del Governo, volto a far leva più sulla ragionevolezza e sul senso civico che sulla minaccia di sanzioni sarebbe stato di gran lunga più efficace”.

Con il Green Pass, i presidi lamentano una carenza d’organico per effettuare tutti i controlli necessari a scuola (clicca qui l’articolo che ne parla) Confermate queste difficoltà?

“Se il riferimento è alle dichiarazioni del presidente dell’ANP, che prima sollecita l’obbligo del green pass e poi si accorge che sarà un problema gestirlo, dico che è positivo vedere fatta propria anche dal dott. Giannelli la richiesta pressante che non da oggi, ma da diversi anni la CISL Scuola e altre organizzazioni sta ponendo al Governo, alle forze politiche e al Parlamento perché si prenda atto finalmente dell’importanza da assegnare alle mansioni svolte dal personale ATA, adeguando al reale fabbisogno le dotazioni organiche, eliminando assurdi vincoli alle assunzioni, che hanno come unico risultato un’inutile e dannosa precarietà del lavoro. Detto questo, non c’è dubbio che il fardello delle responsabilità caricate sulle spalle della dirigenza scolastica rischia di farsi ancora più pesante, e questo avviene per una dirigenza già penalizzata per molti aspetti nei confronti degli altri settori della dirigenza pubblica”.

Come è possibile risolverle?

“Anzitutto evitando nel modo più assoluto di gravare i dirigenti di responsabilità improprie. Già sopportano da anni quelle legate alla manutenzione e alla sicurezza delle strutture, su cui non hanno poteri di intervento non essendone proprietari; nei mesi scorsi hanno dovuto improvvisarsi geometri, ingegneri e architetti per adeguare gli spazi delle loro scuole alle esigenze indotte dall’emergenza pandemica, ora ci manca solo che li deleghiamo a svolgere il ruolo di ispettori sanitari. E poi, l’ho già detto ma ben volentieri lo ripeto: prendendo coscienza del fatto che la scuola dell’autonomia ha bisogno di uno staff di figure amministrative, tecniche e ausiliarie dalle quali non è possibile prescindere per lo svolgimento di un’attività sempre più complessa e gravosa. Il Patto per la scuola mette nero su bianco, anche su questo, una serie di impegni, che chiedono solo di essere onorati. È il terreno su cui nell’immediato e in prospettiva intendiamo spenderci con la massima energia e con forte determinazione”.

Manuela Petrini: