Un’economia non a misura di giovani. L’inflazione è in calo, ma i conti correnti costano sempre di più, soprattutto per i giovani. Gli under 35 pagheranno in media il 30% in più, per le famiglie il costo si è alzato del 9% e per i pensionati del 6%. Intanto l’economia europea è ai blocchi di partenza ma i segnali dello scatto, imminente secondo la Bce, sono ancora contrastanti. L’indice Pmi dell’Eurozona, il principale indicatore della salute dell’economia, è sceso di nuovo per la manifattura e leggermente risalito per i servizi. Si tratta di un andamento che delude le aspettative dei previsori. Anche perché in alcuni Paesi, come la Francia, l’indice continua a calare su entrambi i fronti. Mentre in Germania segnala una debolezza che conferma la recessione tecnica del primo trimestre e, secondo la Bundesbank, si allontana la ripresa anche nel secondo trimestre. Nonostante gli indizi restino ancora pochi, nel nuovo bollettino economico la Bce resta salda sulla sua previsione di qualche settimana fa. La crescita dell’area euro si avvierà su una ripresa ciclica nel 2024, sempre se non si materializzeranno nuovi choc.
Economia e giovani
La ripresa sarà inizialmente spinta dall’aumento del reddito “che supporta i consumi privati, in presenza del calo dell’inflazione e della robusta crescita salariale. Nel medio periodo, sarà sostenuta anche dagli investimenti”, grazie al venir meno della stretta sui tassi. I dati “continuano a segnalare una crescita modesta” nel breve periodo, ma gli indicatori di più lungo periodo mostrano “segnali di ripresa“, secondo gli economisti di Francoforte. Anche perché cominceranno a farsi sentire “il calo dell’inflazione, la robusta dinamica salariale e il rafforzamento della domanda estera”. Nel frattempo, però, è vero che i consumi privati sono ancora deboli in quanto i consumatori restano sensibili ai prezzi e rimandano gli acquisti importanti. Anche la Bundesbank ne è convinta. “Per il momento non ci si aspetta un grande impulso dai consumi privati”. Perché “i consumatori si sentono insicuri e frenano la spesa“. Una situazione che trascina la Germania in recessione tecnica nel primo trimestre dell’anno, con poche speranze di uscirne nel prossimo. Non a caso l’indice Pmi tedesco nel settore manifatturiero a marzo è sceso a 41,6 punti contro i 43,1 delle stime e i 42,5 di febbraio.
Calo Ue
Anche nella zona euro c’è un calo (dal 46,5 di febbraio a 45,7). Ma la ripresa dei servizi aiuta a mitigare il quadro. Per la Bce si tratta di una situazione temporanea. Anche se a gennaio è aumentato il numero delle famiglie a basso reddito che faticano a pagare i mutui, tutto dovrebbe presto cambiare con il calo dell’inflazione e l’aumento del reddito disponibile. Anche per le imprese ci si attende una ripresa degli investimenti. Ma è probabile che quelli nel settore dell’edilizia residenziale restino deboli. Resta poi la preoccupazione sulla crisi degli immobili commerciali: la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha ribadito che le banche europee sono solide ma la vigilanza unica “continuerà a tenere d’occhio l’esposizione degli istituti di credito ai settori vulnerabili, come la proprietà commerciale“. Nonostante l’inflazione si sia ridotta gli istituti di credito hanno continuato ad aumentare i costi dei conti correnti nel periodo 2023-2024. L’analisi condotta da Altroconsumo ha messo a confronto gli Indicatori di costo complessivo (Icc) di 297 conti correnti contenuti all’interno della banca dati dell’organizzazione. Focalizzandosi nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2023 e il 15 marzo 2024. Con l’obiettivo di comprendere come siano variati, mediamente, i costi dei conti correnti con operazioni a sportello e online.
Rincari per i giovani
La remunerazione dei risparmi sul conto è rimasta a zero. Se si sceglie il conto online c’è la possibilità di azzerare i costi. Mentre con i conti tradizionali non si scende sotto i 92 euro. Dall’indagine Altroconsumo è emerso, quindi, come siano stati i giovani ad avere subito il rincaro maggiore negli ultimi 14 mesi. Con il 30% di aumento medio del costo dei conti correnti tradizionali. Con una media di 95 euro di esborso annuo. Segnando, di fatto, la fine delle politiche a favore degli under 35, che ormai appartiene al passato. Oltre a non aver aumentato la remunerazione dei soldi dei propri clienti, quindi, le banche hanno alzato i costi dei conti correnti con la motivazione dell’inflazione, contando sulla fedeltà dei propri correntisti. Così l’inflazione pesa due volte: da un lato fa lievitare le spese e dall’altra fa perdere valore ai risparmi. L’inflazione però nel frattempo si è ridotta, ma gli istituti di credito hanno continuato ad aumentare i costi dei conti correnti. In questo scenario, il documento di “Riepilogo annuale delle spese”, è uno strumento utile a disposizione del correntista. Per valutare la convenienza del conto corrente. Rendicontando tutte le spese sostenute durante l’anno (costi fissi, costi variabili e prelievo fiscale).
Confronto
Inoltre, Altroconsumo ha attivato un servizio online che aiuta i correntisti ad individuare i conti correnti. La banca dati Altroconsumo raccoglie i conti correnti dei maggiori gruppi bancari. Grazie ad essa è stato possibile mettere a confronto gli Indicatori di costo complessivo dei conti correnti (ICC). Per tre profili tipo di correntista individuati da Bankitalia (giovani, famiglie e pensionati), basandosi sui foglietti informativi. I dati sono stati rilevati dal 31 gennaio 2023 al 15 marzo 2024. Per l’analisi sono stati presi in considerazione i 297 conti correnti della banca dati Altroconsumo che comprende le maggiori banche italiane. In questo modo è stato possibile calcolare come sono variati in media i costi dei conti correnti con operazioni a sportello e online nell’arco di un anno.