Il legame tra i ragazzi, giovani e giovanissimi, e i loro smartphone sembra inscindibile, come d’altro canto lo è anche per la maggior parte degli adulti, che in molti casi sono proprio i genitori di quei bambini e quegli adolescenti che stanno per ore con il device in mano. Lo smartphone non è più solo il telefonino, bensì la principale porta di accesso alla vita digitale dove i giovani svolgono tutte quelle attività che si svolgono anche nel mondo “reale”. Cioè giocano, leggono, s’informano, studiano, parlano, conoscono e instaurano relazioni. Un legame, quello giovani-smartphone, che ha le sue molteplici controindicazioni, come evidenziano anche i recenti episodi legati all’uso improprio del cellulare a scuola. Per capire meglio questo legame e cosa possono fare le famiglie e la scuola per educare i ragazzi a un uso più consapevole dello smartphone e sensibilizzarli sul benessere digitale, Interris.it ha intervistato lo psicoterapeuta, docente all’Università politecnica delle Marche e presidente dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche (Di.Te) Giuseppe Lavenia.
L’intervista
Cosa rappresenta lo smartphone per i giovani e da che età ne possiedono uno?
“E’ un pezzo della loro identità, quella digitale, che gli facciamo creare sin da piccoli – l’errore è infatti quello di dargli lo smartphone fin da piccolissimi, probabilmente perché i genitori lo reputano uno strumento di controllo. Basti pensare che l’1% dei bambini tra i 3 e i 4 anni ha già un profilo social e tra i 5 e i 7 anni si sale al 5%. I ragazzi e i bambini vivono la loro quotidianità attraverso il loro cellulare, usano la messaggistica e inviano gli audio, stanno sui social network, dove costruiscono nuove amicizie, e giocano online. Sono tutti strumenti di intrattenimento e di socializzazione, dato che mancano sempre di più le situazioni per far nascere amicizie altrove, che danno l’illusione di sentirsi meno soli, perché nelle famiglie gli adulti sono impegnati nelle attività lavorative ma anche a stare, a loro volta, molte ore al cellulare”.
Spesso leggiamo di episodi di uso improprio del cellulare da parte dei ragazzi anche in classe durante le ore di lezione. Cosa deve fare il mondo della scuola?
“Lo smartphone come strumento disturbante non dovrebbe mai arrivare a scuola, ma chi lo ha messo nello zaino dei nostri figli? Il docente ha tutti gli strumenti per far sì che non si lo utilizzi durante le ore di lezione, per esempio mettendo una nota, ma chi deve dire che lo smartphone non si usa a scuola sono i genitori. Si potrebbe inoltre introdurre nelle scuole un apparecchio che disattiva la rete, in modo tale che non possono scambiarsi i messaggi o stare sui social, ma temo che non starebbe bene né ai docenti né ai genitori che non potrebbero mettersi in contatto con i propri figli. La regola, comunque, non è togliere ma capire come costruire un rapporto sano con una tecnologia che conosciamo ancora poco. Si potrebbe, per esempio, istituire alle elementari un patentino digitale, per aiutare i bambini a usare lo smartphone in modo consapevole. Ricordiamoci infatti che stiamo mettendo nelle mani dei bambini uno strumento elettronico con cui di solito gli adulti lavorano”.
Quale ruolo possono giocare in questo le famiglie?
“I genitori danno lo smartphone ai propri figli perché loro sono presi da altre attività, per cui si deve innanzitutto rendere consapevoli per primi gli adulti di quello che stanno facendo e del fatto che devono dare ai più piccoli delle regole, facendole inoltre rispettare. E’ importante ritrovare il tempo ‘offline’ per costruire la relazione genitori-figli e la trasmissione di valori, a partire da quelle attività che si possono fare senza cellulare. E’ anche utile stabilire dei momenti di ‘detox tecnologico’, come anche fissare dei ‘confini’, quali a che ora metter via il telefono – e dovremmo rispettarli tutti”.
Come possiamo educare i ragazzi a un uso corretto e consapevole dello smartphone?
“Serve stabilire delle regole chiare sui tempi di connessione e sulle pause dalla tecnologia, inoltre, i genitori devono prendersi cura della vita online dei propri figli, della loro identità digitale. Informarsi su chi sono le persone con cui si scrivono e di cosa parlano. Capire cosa lo smartphone gli permette di fare e cosa invece devono evitare. I giovani devono essere educati a capire cosa innesca il loro bisogno di stare molto tempo al cellulare e quando stanno esagerando, perché con la consapevolezza dello strumento possono vivere al meglio le loro giornate”.