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Giovagnoli: “Il ruolo cruciale del 25 luglio 1943 nella storia italiana”

Il prof. Agostino Giovagnoli spiega su Interris.it come la destituzione di Mussolini, avvenuta il 25 luglio di 81 anni fa, abbia segnato l'inizio della rinascita democratica italiana e quali ripercussioni abbia avuto sull'Italia contemporanea

Il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Benito Mussolini, portando alla sua destituzione e al suo arresto da parte del re Vittorio Emanuele III. Questo evento segnò la fine del regime fascista che aveva governato l’Italia per oltre vent’anni. La destituzione di Mussolini segnò un punto di svolta nella storia italiana, avviando un periodo di trasformazione politica e sociale che pose le basi per l’Italia democratica moderna. Per comprendere appieno quel momento storico e la ricaduta che ebbe sulla nascita della democrazia, nonché la sua attualità, Interris.it ha intervistato lo storico Agostino Giovagnoli, professore emerito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’intervista al prof. Agostino Giovagnoli

Il 25 luglio segnò un momento cruciale nella storia italiana, con la destituzione di Mussolini. Cosa ha significato questo evento per l’Italia e quale ruolo ha giocato il re in questa svolta?

“Il 25 luglio fu davvero il punto di svolta per l’Italia, segnando la fine del potere di Mussolini. Questo accadde grazie a un ordine del giorno che lo mise in minoranza e aprì la strada al re per accettare le sue dimissioni e farlo arrestare. Tuttavia, la caduta di Mussolini fu solo l’inizio di un lungo e doloroso percorso per l’Italia. Mussolini era determinato a continuare il conflitto, ma il re, sotto molte pressioni, finalmente fece una mossa decisiva nominando Badoglio per formare un governo militare”.

Quali furono i cambiamenti sociali e politici immediati che seguirono la destituzione di Mussolini?

“Dopo la destituzione di Mussolini, iniziò un periodo di grande confusione noto come i 45 giorni. Inizialmente sembrava che il fascismo fosse finito, ma presto si capì che la situazione era più complessa. La data cruciale seguente fu l’8 settembre, quando fu annunciato l’armistizio. Il re e il suo governo fuggirono nell’Italia meridionale, già liberata dagli alleati. Nel frattempo, i tedeschi liberarono Mussolini e lo posero a capo della Repubblica Sociale Italiana, mentre occupavano militarmente il resto dell’Italia non ancora liberata”.

In che modo la destituzione di Mussolini ha influenzato la rivalutazione dei valori democratici e l’identità nazionale italiana?

“La caduta di Mussolini e gli eventi successivi, seppur dolorosi, furono necessari per la rinascita dell’Italia. Nonostante alcune opinioni che minimizzano il ruolo degli italiani, è importante riconoscere che dopo il 25 aprile e ancora più dopo l’8 settembre, si creò un vuoto politico e istituzionale. Questo costrinse gli italiani a confrontarsi con la propria coscienza e a prendere decisioni basate su valori morali piuttosto che su opportunità personali. Questo periodo segnò l’inizio di un percorso verso la democrazia”.

Cosa ci insegna quel periodo storico oggi?

“Quel periodo ci insegna l’importanza di prevenire derive autoritarie come il fascismo sin dall’inizio. Non dobbiamo permettere che la pigrizia o l’indifferenza consentano a logiche antidemocratiche di prendere piede. Inoltre, ci ricorda che la responsabilità individuale e la coscienza morale sono fondamentali per costruire una società civile basata sul rispetto della dignità umana, della pace e della democrazia”.

Qual è il messaggio principale che dovremmo portare con noi da quel momento storico?

“Il messaggio principale è che la vigilanza contro l’autoritarismo e il rispetto dei valori democratici sono essenziali per evitare tragedie come quelle vissute sotto il fascismo. Inoltre, la consapevolezza e la responsabilità personale sono le chiavi per garantire un futuro migliore, in cui la dignità umana e la pace siano al centro della vita politica e civile”.

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